È il 14 novembre 1951, quando il fiume Po esce dai propri argini e travolge il territorio del Polesine, fino ad arrivare, il giorno seguente, ad Arquà, spezzando per sempre le vite di 101 persone, lasciandone 180.000 senza una casa e causando una ferita profonda nel cuore di tutta l’Italia.
70 anni dopo, il gaviratese d’adozione Luigi Barion ha voluto tornare ad Arquà Polesine, in provincia di Rovigo, e dedicare, con il supporto del Comune, della Parrocchia S. Andrea, del Centro Studi V. Vicentini e della Libera Associazione Culturale Polesani, due giornate in memoria di quella tragedia e di tutti coloro che sono stati costretti a lasciare il Veneto, la propria terra, le proprie radici e costruirsi un futuro in un’altra regione, soprattutto Piemonte e Lombardia.
«Sarà un fine settimana intenso – racconta Barion – sabato 9, alle 18, presso la Fondazione Vittorino Vicentini, maestro e fotografo documentarista, inaugureremo la mostra fotografica 14 novembre 1951 La rotta del Po e, alle 21, saremo in teatro per lo spettacolo Il libro animato, in cui una compagnia reciterà alcuni testi scritti da Vicentini nel ’51».
Domenica 10, alle 11, ci sarà la cerimonia di presentazione del marmo sulla casa natale del Vicentini e verranno consegnate tre borse di studio ai ragazzi delle scuole medie del Polesine – «Giovanni Malagò, il presidente del Coni, quando l’ha saputo, mi ha inviato tre magliette di Armani che hanno indossato i nostri atleti alle Olimpiadi di Tokyo» –, per poi recarsi in Chiesa, accompagnati dalla Fanfara dei Bersaglieri, per ammirare la pala d’altare raffigurante la Madonna con Bambino di Battista Dossi, tornata ad Arquà dopo 200 anni di lontananza.
«Sempre in Chiesa, verrà suonata l’Ave Maria e recitata una preghiera di ricordo per i Polesani defunti. Dopo un pranzo tutti insieme, alle 15 torneremo in piazza, per un breve concerto della Fanfara, prima di fare ritorno a casa», spiega il gaviratese, orgoglioso dell’iniziativa di cui è promotore.
«Parteciperanno alcuni Parlamentari, speriamo anche il Ministro Franceschini, abbiamo ricevuto davvero molte adesioni, dal Piemonte partiranno due pullman, uno dal Veneto, ci saranno anche diversi Lombardi».
Insomma, quello che Luigi Barion ha organizzato «non sarà un ritrovo di reduci, ma un evento particolare, che abbiamo reso attuale», un modo per riportare alla mente un momento drammatico della storia italiana e dimostrare che grazie a «onestà, amicizia, solidarietà e attaccamento alla Famiglia» i Polesani sono riusciti a guardare avanti. Un messaggio, un insegnamento, quasi, prezioso per tutti noi.