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Calcio | 06 giugno 2021, 07:00

Giorgio Morini: «Varese mi ha conquistato e ho deciso di vivere qui. Liedholm, un genio e un esempio. Forza azzurri: con Mancini si può»

Carrarese di nascita, varesino d'adozione, campione d'Italia con il Milan. Parola al centrocampista: «Al Franco Ossola anni meravigliosi e siamo ancora grandi amici dopo tanti anni. La Nazionale gioca bene e ha l'allenatore giusto: servono un giusto approccio mentale e... un po' di fortuna!»

Un meraviglioso scatto d'epoca di Giorgio Morini al Milan (foto magliarossonera.it)

Un meraviglioso scatto d'epoca di Giorgio Morini al Milan (foto magliarossonera.it)

Giorgio Morini nasce a Carrara e inizia giovanissimo a giocare a calcio sui campi della sua amata Versilia. Ventenne, arriva a Milano nelle giovanili dell'Inter, per poi passare l’anno successivo al Varese, dove indosserà per tre anni la maglia biancorossa collezionando 84 presenze.

Successivamente segue mister Nils Liedholm alla Roma, dove diventa un punto di riferimento dei giallorossi e del Barone, con 105 presenze in tre anni. Passa poi al Milan, dal 1976 al 1981, laureandosi campione d’Italia, per poi chiudere la sua brillante carriera nella Pro Patria e in Svizzera nel Chiasso.

Morini ha inoltre collezionato alcune presenze in Nazionale azzurra, debuttando nel 1975 contro la Polonia, sfida valida per la qualificazione al campionato europeo di calcio 1976.

Morini, ci racconta il suo periodo nella Città Giardino?
Varese mi ha affascinato per i suoi luoghi e il suo lago: mi è entrata subito nel cuore. Mi sono ambientato facilmente perché è una città a misura d’uomo, dove c’è molto verde e paesaggi suggestivi. Nel tempo ho scelto di viverci e tuttora mi trovo benissimo qui, parola di un toscano di Carrara, con un carattere non facile... Proprio una caratteristica della Carrarese e dei carraresi,  duri e stabili come il marmo! Scherzi a parte, gli anni che ho giocato al Franco Ossola sono stati meravigliosi. Eravamo giovani, davvero un bel gruppo.

Ci racconti...
I giovani del vivaio di mister Peo Maroso si integrarono subito e facilmente con noi senatori. In biancorosso ho conosciuto amici con cui ho mantenuto e mantengo ancora un rapporto: Ambrogio Borghi, Chicco Prato, Silvio Papini, Vito de Lorentiis... Anzi, approfitto per fare a Vito i miei migliori auguri dopo la brutta esperienza che ha vissuto. Sinceramente l’elenco degli amici è lungo e ringrazio tutti per l’affetto ricevuto: per me Varese è tuttora una grande famiglia.

Cosa ci può dire del Barone, Nils Liedholm?
Un genio. Un allenatore che non mollava mai e si metteva sempre gioco. Un concreto, un pragmatico. Ricordo le amichevoli che facevamo a metà settimana che andavano avanti a oltranza fino a quando la sua formazione non aveva almeno tre gol di vantaggio sugli avversari... Oggi, a quasi 14 anni dalla sua scomparsa, se ne parla ancora spesso proprio per le sue capacità, le sue tattiche, e per la sua sobrietà e grande senso di responsabilità.

Come si è trovato a Roma?
Molto bene. Certo, sono passato da una città tranquilla ad una metropoli, con tutti i suoi pregi e difetti. Anche nella Capitale ho avuto un buon rapporto con i tifosi. Ricordo che durante gli allenamenti a Trigoria venivano a vederci tantissime persone, anche per scoprire le tattiche che Liedholm provava in allenamento. Il mister diceva sempre loro: "La fortuna di un allenatore sta nella bravura del gruppo e dei suoi giocatori". 

Poi da Roma a Milano: un'altra metropoli...
Sì, sono passato in rossonero: altro periodo, altri compagni, un'altra scenografia. Con compagni del calibro di Capello, Braglia, Rivera e tanti altri, che non si sono mai risparmiati: abbiamo vinto lo Scudetto e la Coppa Italia. Poi per il Milan sono stato anche osservatore e allenatore delle giovanili.

Parliamo degli Europei: chi sono i suoi favoriti?
Seguo con interesse la Nazionale di Mancini, con il suo bel gioco. Sinceramente agli Europei, come anche ai Mondiali, oltre alla preparazione bisogna avere anche un pizzico di fortuna, che nel calcio non guasta mai. Non dimentichiamoci che sfideremo Nazionali forti. Bisogna sempre avere il giusto approccio mentale e, a mio avviso, Mancini è il giusto mister in questo senso: ha carisma e sa dare fiducia ai suoi calciatori.

Cosa fa adesso Giorgio Morini?
Finalmente siamo usciti dall’isolamento del Covid e speriamo di non rientrarci più: ricomincerò a frequentare gli amici molto volentieri. In generale passeggio sul lungolago della Schiranna e sto iniziando ad appassionarmi di pesca. Voglio andare prossimamente a Carrara e far vedere che anche un uomo di lago di adozione riesce a catturare qualche orata o qualche branzino come un vero lupo di mare... Parola di un carrarese adottato varesino!

Claudio Ferretti


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