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Varese | 20 ottobre 2020, 10:00

Ipotesi coprifuoco e i bar di Varese insorgono: «Se è questione di sicurezza si parta da dove avvengono gli assembramenti»

Secondo i locali della movida varesina le nuove misure di contenimento dei contagi andrebbero a penalizzare solo alcune categorie. Raffaele Skizzo Bruscella: «Qui le regole si rispettano e si fanno rispettare: paghiamo anche un servizio di sicurezza privato»

(foto d'archivio)

(foto d'archivio)

L'ipotesi di interdire alcune zone della città alla movida, come pure la richiesta fatta dalla Lombardia al Governo di un coprifuoco serale con un obbligo di chiusura alle 23 dei locali pubblici (leggi QUI) non sono piaciuti ai titolari dei locali pubblici cittadini. Non è solo perché devono rinunciare alla loro attività, ma perché trovano insensato e iniquo andare a penalizzare un settore in cui tutto - assicurano - avviene secondo le regole.

«Dalla fine del lockdown alcuni bar di via Cavallotti stanno pagando un servizio di sicurezza privato per evitare assembramenti fuori dai locali e impedire il passaggio a chi non indossa la mascherina. Qui le regole si rispettano e si fanno rispettare - dice Raffaele Skizzo Bruscella, anche a nome dei colleghi - Ci sono realtà invece in cui le regole del distanziamento e dell'utilizzo della mascherina non solo non si rispettano, ma nessuno nemmeno controlla».

In primis i trasporti pubblici, che secondo molti sono il vero e più pericoloso veicolo di contagio e di diffusione del Covid. «Poi mi devono spiegare chi prende il pullman dopo le 23, che nemmeno ci sono a Varese. Un provvedimento inutile. Se fosse una questione di sicurezza reale, saremmo i primi a chiudere. Se fosse davvero necessario lo faremmo, ma così è una presa in giro, per noi e per i cittadini».

Valentina Fumagalli

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