Quanti allo stadio Speroni, non importa. Quanto batte forte il cuore, sì. Sembra di tornare a scuola, dice un’istituzione del tifo come Alberto “Baffo” Vanetti, famoso anche come aiuto allenatore dagli spalti: la sua voce detta le istruzioni ben oltre la mascherina.
Pro Patria – Pro Vercelli è adrenalina, vecchie ruggini che brillano come l’oro sotto un cielo cupo, ma mai minaccioso abbastanza da far tremare nel primo tempo e che si scioglie in pioggia nel secondo: dire 1-1 significa niente, perché dentro c’è un’immensità di trepidazione, passione, fatica anche viste le numerose assenze in casa biancoblù. Neanche il numero 252 può raccontare molto: gli spettatori, quelli che hanno atteso, sperato, voluto esserci. E non tutti i ragazzini: tra i recordman Giannino Gallazzi con i suoi 89 anni e sua figlia Roberta accanto.
Bisogna dare tutto, lo sanno i tigrotti, anche per l’allenatore Ivan Javorcic, che ha impostato il lavoro con la sua consueta meticolosità ma non può essere in panchina a causa della positività al Covid comunicata sabato. C’è Sala a guidare i ragazzi.
Il via è nel segno di una squadra biancoblù frizzante, con incursioni immediate di Latte Lath, una particolarmente pericolosa. Il primo gol arriva però poco su “invito” di Le Noci al 26’ dalla concretezza di Saporetti, che già si era distinto in azioni di ripartenza dopo i tentativi di avanzata dei piemontesi. Dieci minuti dopo, però la Pro Vercelli riporta in parità il risultato con Hristov.
Nel secondo tempo il primo cambio bustocco: fuori Pizzul, applaudito con calore per la sua prestazione, dentro Nicco. Ma l’energia iniziale si contiene, anche Colombo e Le Noci sembrano non riuscire a far mantenere il ritmo. Quindi Latte Lath viene sostituito con Kolaj per cercare di imprimere una sferzata all’attacco. E le fiammate arrivano, anche con Colombo che al 31’ prima è al centro di un’azione offensiva, poi stoppa la ripartenza piemontese. In questo affresco si colgono pennellate, come la giravolta di Gatti che con destrezza riporta la palla all’attacco. Un gesto lampo che resta però nell’aria come una metafora di questa giornata: si può ripartire, a ogni assalto, nel calcio e nella vita, e questa domenica è una festa ritrovata a tutti gli effetti.
Una festa che non si può guastare. Quando al 37’ una punizione rischia di ferire la Pro Patria, la traversa e Greco si alleano per scongiurare questo esito; un’altra parata salvifica da lì a pochi minuti.
Bisogna resistere all’irruenza della Pro Vercelli, che tenta il tutto per tutto, pur con disordine. Ma l’ultima punizione è battuta dai tigrotti: anche questo è un segno, il poter dire l’ultima parola. Uno sforzo che viene premiato dagli applausi del popolo biancoblù.
Già, alla fine, resta un mistero: la voce degli spalti. Più forte e nitida che mai, anche se gli spettatori sono più radi e socialmente distanziati. Ma mistero è espressione sbagliata: saranno dei microfoni? No, dai, questa è la magia dello Speroni.
Una magia dedicata anche al “prestigiatore” Javorcic, che il grido dello stadio lo aspettava da più di sette mesi: mister, quello stadio ha urlato ancora più forte, per tutti, per arrivare fino a te.