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Basket | 27 marzo 2020, 00:09

BASKET. Se si riprende, due date possibili (16 maggio e 30 giugno) ma su formula e porte chiuse non c'è accordo. E se invece si chiude tutto...

Mentre la Fip annulla tutti i campionati regionali, giovanili comprese, la Lega s'interroga sulle grandi questioni. Le uniche certezze sono le perdite economiche. Noi partiremmo da un'altra prospettiva: salvare le società e almeno il 2021

BASKET. Se si riprende, due date possibili (16 maggio e 30 giugno) ma su formula e porte chiuse non c'è accordo. E se invece si chiude tutto...

La frase più concreta - e forse condivisibile - pronunciata oggi dal nuovo presidente di Legabasket, il varesino Umberto Gandini, è stata - a nostro modesto avviso - questa: «Se dobbiamo fare una scelta su quale salvare tra le due stagioni, allora scegliamo il 2020-21».

Non che le altre snocciolate nella lunga conferenza stampa “smart” al cospetto dei giornalisti dei quotidiani nazionali non abbiano avuto una loro validità, o ragione, o giustificazione: è che sono state - tutte o quasi - l’esemplificazione dei tentoni, quelli con i quali il basket italiano sta necessariamente procedendo verso un futuro (prossimo e remoto) che non può più immaginare da solo. Un futuro che è legato ormai, come tutti gli altri sport, a filo doppio con la salute e il domani economico di questo paese martoriato dalla pandemia. E che, non bastasse questo, vede il tempo come un falso amico, di quelli che ti pugnalano dietro le spalle: più ne passa, più si fanno alte le possibilità di una normalizzazione della situazione; più ne passa - però ed anche - più diventano enormi i danni che la situazione di cui sopra combina.

Ripartire o non ripartire? E se sì, come? E se no, cosa farne dei quasi quattro mesi e mezzo in cui si è regolarmente giocato? 

E i giocatori? Andranno pagati nei prossimi mesi se dovesse saltare tutto? E se dovessero essere richiamati a servizio, torneranno dalla loro diaspora lontana dal centro del virus (virus che, peraltro, si sposterà e creerà altri “centri”)? 

Le domande sarebbero decine: le prossime righe cercheranno di riassumere le principali, mettendole a raffronto con le posizioni della Legabasket espresse oggi dal suo numero uno. Tutte, però e come già accennato, al momento rimangono senza una vera risposta, arrossendo davanti al dato più preoccupante di tutti: le società stanno perdendo denaro proporzionale alla quantità di sangue di una vena recisa da una lama. E lo continueranno a fare. C’è chi calcola che non concludere la corrente stagione comporterà una perdita complessiva di 40 milioni. C’è chi sostiene che andare avanti, ovvero decidere di non fermarsi, ovvero sperare, ovvero giocare ma a porte chiuse, sarebbe perfino peggio.

Ritorniamo allora all’inizio: “pensare al 2021”, “salvare il 2021” significa forse avere in testa l’obiettivo autenticamente primario di questo nerissimo contesto: salvare la pallacanestro italiana. 

CALENDARIO

Una data per ripartire (almeno) ad allenarsi: 16 maggio. Una data per finire la stagione: 30 giugno. Oltre, in ogni caso, non si andrà.  

FORMULA

Priorità per la stagione regolare: in caso di tempi ristretti, si potrebbe decidere di concludere il campionato senza fare i playoff. Le ipotesi sul tavolo, però, sarebbero anche altre: playoff in stile “final eight" o addirittura in stile “final sixteen”, coinvolgendo cioè 16 delle 17 squadre iscritte (magari partendo dalle posizioni in classifica cristallizzate alla fine del girone d’andata).

CONTRATTI E REGOLAMENTI 

Confusione totale sulla contrattualistica dei giocatori e relative norme da rivedere. Una frase solamente, abbastanza sibillina: «È ovvio che chi si è preso il rischio d’impresa di risolvere i contratti, se ne assume anche le conseguenze. Difficilmente potremmo pensare di concedere sostituzioni davanti a scelte in tal senso». Il problema è economico, ovviamente, ma in primis di regolamento: c’è chi è “scappato”, chi se ne è andato (e viene ancora retribuito) ma ha promesso di tornare (cosa succederà se non lo farà?). E ci sono società che hanno ancora tesseramenti spendibili (e visti) e chi li ha già esauriti. 

L’unica strada percorribile sarà una revisione delle DOA (Disposizioni organizzative annuali), aumentando il numero dei tesseramenti: sul come, però, non c’è ancora né luce, né accordo. 

PORTE APERTE O CHIUSE? 

Ipse (cioè Gandini) dixit: «Noi lavoriamo in un ambiente che ha notevoli ricavi da botteghino e sponsorizzazioni. È lapalissiano l’impatto negativo delle porte chiuse. Ci sono due fronti in Lega: una parte che dice che non possiamo permetterci di giocare a porte chiuse, sarebbe un’ulteriore sconfitta; dall’altra c’è chi dice che, con le sicurezze del caso, se l’obiettivo è portare a termine la stagione, dovremo farlo anche a porte chiuse». Anche qui, insomma, divisioni e buio.

EUROPA 

E le competizioni internazionali che destino avranno? E come si faranno ad adeguare due eventuali calendari d’emergenza? L'organizzazione presieduta dallo spagnolo Jordi Bertomeu punta a chiudere la stagione con l’attuale format… E l’intenzione varrebbe quindi sia per l’Eurolega (Milano) che per l’Eurocup (Virtus Bologna e Venezia). Gandini, in merito: «Trovo un po’ più utopistico del nostro il loro pensiero di riprendere…».

E SE NON SI DOVESSE RIPARTIRE? 

Tralasciando in questa sede le questioni economiche, il primo inghippo sul tavolo è se e a chi eventualmente assegnare titolo di campione d’Italia e accesso all’Europa per la stagione 2020/2021. Parrebbe esserci un punto fermo. Questo: «Non possiamo pensare di ragionare su una classifica con gare giocate differenti. C’è chi ne ha 24, e chi 19…». Varrà il girone d’andata, anche qui?

Da non sottovalutare, infine, il problema delle promozioni dalla Serie A2 e delle retrocessioni dalla LBA. 

QUALCUNO HA GIA' DECISO: STOP A TUTTI I CAMPIONATI DEI COMITATI REGIONALI

Nel frattempo c’è chi ha già deciso. Ed è stata la FIP, oggi in tarda serata, sui campionati cestistici organizzati dai Comitati Regionali (giovanili comprese): stagione finita. Game Over.

Fabio Gandini


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