Nel giorno della Tre Valli Varesine affiora una storia magnifica sul campionissimo Fausto Coppi, che vinse l'edizione a cronometro del 1955. A raccontarla è Fabrizio Bossi, nipote del commendatore Luigi Prevosti, fondatore dello storico marchio varesino Burro Prealpi. Fabrizio ricorda con noi quel giorno che la sua famiglia non dimenticherà mai più.
Quell’anno, il 1955, la punzonatura della Tre Valli si svolse nella nuova sede del burrificio di mio nonno Luigi, la Prealpi in viale Borri 80. Mio padre, genero del nonno, gli aveva fatto acquistare quell’area in una posizione stupenda, forse più adatta ad abitazioni di pregio, per la vista su tutta la catena del Rosa, che ad uno stabilimento. La fabbrica si era spostata dalla vecchia sede di via Speri della Chiesa, angolo via Robbioni, in quel luogo ameno ed il nonno, appartenente all’Associazione ciclistica Alfredo Binda, aveva inaugurato la nuova Prealpi accogliendo i campioni del pedale per la punzonatura delle biciclette.
Ovviamente tra i presenti c’era mio padre, tra l’altro appassionato di ciclismo ed assieme allo zio Gianni, a mia madre Pinuccia ed allo zio Giorgio aiutava nonno Luigi a fare gli onori di casa. In quel periodo, avevo cinque anni, ero l’unico nipote ed il nonno mi voleva sempre vicino a lui. Fausto Coppi, chiese a mio padre (bravissimo a vendere immobili ma scarsissimo caseario) se potesse riempirgli la borraccia di latte. Non sembrò vero a papà Renzo di potere fare quel favore al grande campione, solo che, non so per quale ragione invece che di latte, riempì la borraccia di latticello, che è il sottoprodotto, dal sapore acidulo, della trasformazione in burro della panna. Coppi vinse.
Appena arrivato, così mi raccontò mio padre che non c’è più dal 2004, si fiondò in bagno. Sono note le virtù lassative del latticello bevanda popolare nel nord Europa ed in parte dell’Asia. Finita la premiazione, quando mio padre, presente tra gli ospiti d’onore con tutta la famiglia, riuscì a raggiungerlo, Fausto Coppi gli confessò che quello era stato un toccasana per il disturbo che lo affliggeva da tempo per le troppe ore che passava in sella. E’ questo un aneddoto che non troverete scritto da nessuna parte. Spero vi faccia sorridere e non offenda la memoria del grande campione. Se mio papà avesse reso più gustosa questa storia, purtroppo non posso saperlo. A me è stata tramandata come l’ho scritta. Parola di bambino di 5 anni.
Fabrizio Bossi