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Territorio | 28 luglio 2019, 11:09

Giorgetti: «Al governo finché vince l'Italia del "sì" e non del "no". Sì all'autonomia, sì alla riforma fiscale...»

Il sottosegretario varesino alla Festa della Lega Lombarda di Golasecca: dai litigi con i Cinque Stelle ai rubli e a Carola, dalla Whirlpool a Salvini, dall'Europa all'autonomia: «Non è una richiesta di partito ma di milioni di cittadini che non accettano più di giocare in serie C o B ma vogliono farlo in A»

Giancarlo Giorgetti ieri sera alla Festa nazionale della Lega Lombarda di Golasecca con due  militanti

Giancarlo Giorgetti ieri sera alla Festa nazionale della Lega Lombarda di Golasecca con due militanti

Lo dipingevano esausto, stufo, bisognoso di libertà e normalità al punto da disattivare whatsapp: sicuramente Giancarlo Giorgetti non parlava da tempo e aveva dato l'impressione di essersi allontanato o chiuso nel silenzio. 

Impressione smentita, o solo in parte confermata, dal suo intervento di ieri sera alla Festa della Lega Lombarda di Golasecca (stasera saranno presenti Fontana e tutti i governatori del Nord): davanti alle persone e ai luoghi di sempre, Giorgetti torna sempre Giorgetti, forse con un po' meno voce del solito ma solo perché l'aveva usata per cantare insieme a militanti e amici, trascinato dal dj della festa che gli aveva messo un microfono in mano per darsi da fare al karaoke con "Chi sei Conte...ssa? Tu non sei più la stessa" di Ruggeri, con evidente e simpatico riferimento al premier (al ministro Bussetti è toccata "Notte prima degli esami", a Candiani "I pompieri di Viggiù", al sindaco Cassani "Zingara").

Poi Giorgetti ha parlato di tutto, non troppo in punta di piedi, con qualche colpo di spillo dei suoi che sembra non ammettere replica: dai rubli a Carola, dall'autonomia al rapporto sempre più in bilico con i Cinque Stelle.

Ecco l'intervento del sottosegretario varesino, partendo da ciò che sta più a cuore alla gente del nostro territorio: l'impresa, il lavoro, la riforma fiscale. 

SERVE UNO SHOCK PER CHI HA VOGLIA DI LAVORARE
«Non possiamo andare avanti con piccoli ritocchi che la gente non percepisce - aumentando la Tasi di qui e diminuendo di mezzo punto qualcos'altro di là - Per sbloccare le capacità e la voglia di impresa in questo paese serve uno shock, una misura immediatamente percepibile che induca chi ha voglia di lavorare, rischiare e investire a farlo. Non abbiamo ricchezze, materie prime, grandi banche ma abbiamo l'intelligenza e la capacità di fare: dobbiamo creare le condizioni perché si possano esprimere, scardinando tutta la burocrazia che nel corso del tempo è stata costruita sopra.

Non è facile perché questo tipo di cultura non è maggioritaria in un Paese dove c'è tanta gente che continua a pensare che magari, in qualche modo, l'aiutino, il sussidio, l'assistenza e la possibilità di andare avanti così sono la cosa giusta.

Così non si va da nessuna parte: il mondo è cambiato e, come vedete anche a Varese, le aziende che non hanno una condizione di competitività, prendono e se ne vanno. Vi faccio un esempio: Whirlpool».  

L'EX IGNIS E IL LAVORO CHE SE NE VA
«L'ex Ignis - così chiama la Whirlpool Giorgetti - è una mia "vicina" di casa, il quartier generale ora è fuori Milano e sapete che c'è uno stabilimento anche a Napoli. Hanno chiesto un tavolo di crisi al ministero dello sviluppo economico e hanno detto: le condizioni di produttività a Napoli, così come sono, sono diseconomiche perché produciamo a un costo che è superiore al prezzo che fanno gli altri concorrenti per gli stessi prodotti.

Vale per tutti. Il mondo è fatto così. Un'azienda che deve investire per prima cosa guarda se in Italia, in Bulgaria o in Bangladesh ha convenienza a produrre. Se non cambiamo le condizioni di base, noi qui il lavoro non lo avremo più. Anche su questo la Lega deve prendersi il carico di portare avanti la cultura della responsabilità, del rischio, della capacità di fare e produrre».

AUTONOMIA NON VUOL DIRE ESSERE TUTTI UGUALI
«Su questo punto è chiaro che noi stiamo discutendo e litigando perché il movimento Cinque Stelle non ha la nostra cultura e la nostra storia sull'autonomia.

Loro partono dal presupposto che tutti devono essere uguali
. Noi, invece, diciamo: tutti devono avere le stesse opportunità ma le diversità sono una ricchezza e non una discriminante negativa.
Prendiamo l'istruzione gestita dal ministro Bussetti, l'ambiente, la sanità, i beni culturali e paesaggistici, e non abbiamo ancora toccato il tema finanziario su cui ci sarà da arrabbiarsi: siamo uguali o diversi? 

Noi siamo al governo per raggiungere un obiettivo che non è più quello della Lega, non è più il federalismo e basta. L'autonomia è una richiesta democraticamente espressa dai popoli lombardo e veneto attraverso un referendum a cui hanno partecipato milioni di persone: non è un desiderata di un partito politico ma è l'istanza democratica della maggioranza dei lombardi e dei veneti compatibile con la costituzione, quindi nessuno può in qualche modo rifiutarla.

Non è vero che vogliamo italiani di serie A e serie B ma vogliamo che tutti gli italiani possano giocare in serie A, mentre oggi qualcuno è costretto a farlo in B o in C. Nella scuola, nella sanità... al Sud con il sistema attuale tutti i giovani migliori se ne vanno, paesi e città vengono desertificati. Questa è la realtà: se va bene così, andiamo avanti così... (ma a noi non va bene andare avanti così)». 

NOI, I CINQUE STELLE E IL TEMPO PERSO
«In realtà siamo qui per capire se il governo con i Cinque Stelle va avanti o no. Se fate segno di sì con la testa non avete capito è il problema. Questo governo nasce come alleanza tra soggetti con visioni, culture e provenienze elettorali diverse: sapevamo dall'inizio che sarebbe stato complicato e difficile lavorare con loro.

Per arrivare alle soluzioni dei problemi bisogna perdere molto tempo: questo è il punto.

Prendete la Tav: alla fine, l'altro ieri siamo arrivati dove saremmo potuti arrivare un anno fa senza perdere tempo in discussioni inutili. Ma lo stesso vale per le Olimpiadi, Vale un po' per tutto. Il problema è che loro hanno bisogno di tempo, per mille ragioni, per arrivare  al risultato finale.

E allora la domanda è: ha senso andare avanti al governo con questo modo di lavorare?

Vi dico la verità: ha senso pagare questo prezzo che richiede anche una pazienza infinita soltanto se, ragionevolmente, dopo un po' di tempo perso si può comunque arrivare al risultato che noi abbiamo in mente da sempre: l'autonomia». 

NOI, I CINQUE STELLE, L'ITALIA DEL SI' E L'ITALIA DEL NO
«Noi oggi, guardando avanti, abbiamo in mente l'autonomia, la riforma fiscale, la voglia di fare e cambiare: vogliamo un'Italia così. Noi pensiamo che questa sia l'Italia dei "sì" e che il "sì" sia la condizione per avere sviluppo e prosperità. Noi evidentemente non accettiamo di stare in un governo in cui prevalgano le ragioni del "no": questo motivo è alla base del punto di domanda sulla prosecuzione di quest'esperienza.

Non è che il Movimento 5 Stelle ci sta antipatico per partito preso: abbiamo collaborato e collaboriamo, riusciamo a fare delle cose insieme ma, guardando al futuro, dobbiamo chiarire quale modello di sviluppo e di paese abbiamo in mente. Ed è per questo motivo che dovrete sopportare - in qualche modo, devo sopportarle anch'io - le continue discussioni, i litigi, le punzecchiature. Fanno parte del braccio di ferro con cui stiamo cercando di imporre questo nostro tipo di visione. Piano, piano ci arriviamo. A patto che non sia fin troppo piano...».

RUBLI, DOLLARI, EURO E LE COSE CHE ESCONO QUANDO LA LEGA HA TROPPO SUCCESSO 
«Il bilancio dopo un anno di governo è troppo positivo e abbiamo avuto troppo successo con risultati incredibili e inaspettati che nessuno avrebbe messo in conto.

Perché dico "troppo successo"? Perché chi è vecchio di Lega sa che quando la Lega comincia a salire, succede sempre qualcosa.

Il troppo successo dà fastidio. E allora non si deve dare la possibilità a questa Lega di comandare, magari da sola, e come sempre avviene succedono cose strane.

Oggi ci accusano per questi 65 milioni di rubli, di euro o di dollari... che avremmo dovuto essere lì a trattare o a trafugare.

Qualcuno di voi ricorderà che proprio qui vicino, dieci anni fa, qualcuno diceva che avevamo preso 10 milioni di euro di tangenti su elicotteri dell'India. Mi ricordo ancora i titoloni dei giornal: hanno cercato per tanto tempo quei dieci milioni che non ci sono mai stati... qualcuno è andato anche in galera ingiustamente e oggi è stato assolto.

Sono partiti dai 49 milioni e ora siamo a 65: non essendoci mai nulla bisogna sempre aumentare la cifra.

Noi siamo assolutamente tranquilli e aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso.

Tutto questo dimostra una cosa: la capacità di governo dimostrata dalla Lega porta a un livello tale da minacciare gli equilibri, magari anche quelli europei, perché l'Italia non è il Liechtenstein o Malta, con tutto il rispetto per Malta. E se un grande paese europeo mette in discussione gli equilibri in Europa, qualcun altro metterà in discussione quello che vede come un pericolo».

SALVINI, L'EUROPA E CAROLA
«La sfida che ha lanciato Salvini non è semplicemente il governo di un paese ma la sfida sulla visione, sul futuro, sulla società europea e sul nostro sistema di convivere in Europa. Dove comanda la finanza, dove si trovano soldi per salvare le banche ma non per aiutare nei paesi di provenienza tutti gli immigrati che vengono qui.

Magari gli anziani e i malati possono morire là tranquillamente, nei loro paesi e nei loro villaggi, senza che nessun giornalista vada a riprenderli e senza che nessuna Carola vada a salvarli.


E' una sfida pesante: Salvini cerca di mettere lì una visione diversa dell'Italia e del mondo. Come andrà a finire non lo so. Noi andiamo avanti con queste idee. Siamo contro l'immigrazione incontrollata che dovrebbe sostituire il nostro popolo che non fa più figli.

In Europa non ci vogliono: hanno fatto un cordone sanitario attorno alla Lega perché queste idee mettono in discussione quello che è il sistema dominante.

E' capitato spesso nella storia che alla Lega toccasse questo ruolo di cambiamento in posizione di minoranza, e succede ancora».

GLI ITALIANI COLGONO NELLA LEGA UNA SPERANZA
«In mezzo a tutti questi casini, una cosa è chiara: se in questo momento c'è una speranza di cambiamento in meglio per gli italiani, una speranza che la gente ha percepito, questa è rappresentata dalla Lega e da Salvini.
E questo è un motivo di orgoglio per tutti noi e per voi che lavorate da tanti anni: continuiamo a lavorare per alimentare questa grande speranza di libertà». 

Andrea Confalonieri


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