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Territorio | 29 luglio 2025, 17:40

A Castelveccana scoperta una nuova specie di pesci fossili

Nel team di ricerca anche il paleontologo luinese Massimiliano Andreetti. Gli esemplari oggetto dello studio furono raccolti circa 20 anni proprio sulle pendici che sovrastano il lago Maggiore

A Castelveccana scoperta una nuova specie di pesci fossili

Sette nuove specie di un piccolissimo pesce fossile del Triassico medio (247-237 milioni di anni fa) sono state recentemente descritte da un team di paleontologi guidati dal prof. Andrea Tintori tra i quali figura anche il luinese Massimiliano Andreetti. Il lavoro fa parte del progetto di ricerca del dottorando dell’università di Padova Davide Conedera che prende lo spunto dai nuovi ritrovamenti sul monte Civetta, in un sito denominato Pelsa/Vazzoler, scoperto una decina di anni fa dal Prof. Tintori. Una di queste nuove specie proviene dalle pendici che sovrastano Castelveccana e gli esemplari che sono stati studiati furono raccolti circa 20 anni fa da M. Andreetti e A. Tintori.

I pesci fossili risalgono al Ladinico (Triassico medio), quando la Lombardia occidentale, come le odierne Dolomiti, era un caldo mare tropicale, costellato da ampie piattaforme carbonatiche intervallate da lagune e bacini molto profondi, dove pesci e rettili marini vivevano nelle basse acque costiere. La Valcuvia e la Valtravaglia, a Ovest del famoso Monte San Giorgio, divenuto Patrimonio dell’Umanità UNESCO anche grazie al lavoro del prof. Tintori, erano occupate da uno di questi bacini profondi alcune decine di metri al centro dei quali i fondali erano privi di ossigeno permettendo così la conservazione delle parti scheletriche, quasi sempre in connessione anatomica, degli organismi che dopo la morte scendevano sul fondale

La nuova specie descritta è stata chiamata Habroichthys flaviae, dedicata a Flavia Fornara in Andreetti si tratta di un piccolo pescetto come detto, che non supera i 30 mm di lunghezza ma che si presenta solitamente molto ben conservato così da poter comprenderne l’anatomia e giustificare le differenze con le altre specie. Nello stesso articolo si descrivono altre sei specie dello stesso genere provenienti due dalle Dolomiti e quattro dalla Slovenia. Altre specie già conosciute provengono dal Monte San Giorgio, dove il genere Habroichthys venne eretto nel 1939 ma anche dalla lontana Cina.

Una delle caratteristiche principali delle specie di Habroichthys, come pure di quelle del genere affine Peltopleurus, è la presenza di scaglie molto alte sui fianchi, la cui funzionalità non è ancora stata chiarita anche perché attualmente non esistono pesci che abbiano scaglie di questa forma. Inoltre, siamo in presenza di forme sessualmente dimorfiche con i presunti maschi che mostrano una pinna anale modificata che si pensa servisse per facilitare la fecondazione delle uova prodotte dalle femmine, restando probabilmente affiancati e forse agganciati così che le uova potessero essere immediatamente fecondate.

Questo gruppo di pesci del triassico Medio, oltre ad avere una grande distribuzione geografica, appunto dalle Alpi alla Cina, mostra pure una elevata biodiversità con un elevato numero di specie anche in aree e tempi ristretti tanto che ad esempio nel sito del Pelsa/Vazzoler in Dolomiti, in uno straterello di soli 6 cm di spessore abbiamo due diverse specie che convivevano. Probabilmente avevano anche un comportamento gregario, vivendo in branchi, perché spesso si rinvengono in grande quantità sulla medesima superficie. Essendo privi di denti e con una grande sezione della testa, probabilmente filtravano plancton e piccole particelle organiche galleggianti nuotando con la bocca aperta.

Nel varesotto, quindi, il Monte San Giorgio non è l’unico sito di rilievo, ma c’è un patrimonio paleontologico incredibile, in molti casi ancora da scoprire.

L’articolo scientifico completo è disponibile  su: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S001669952500049X

C.S.

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