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Eventi | 26 maggio 2025, 15:36

“Com’eri vestita?" La mostra che dà voce alle sopravvissute alla violenza sessuale

L'evento itinerante, presentato dalla Fondazione Felicita Morandi Ets e realizzato dal Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua, in occasione del ventesimo anno di attività, sarà visitabile presso la Biblioteca del Comune di Marchirolo dal 3 al 10 giugno 2025

“Com’eri vestita?" La mostra che dà voce alle sopravvissute alla violenza sessuale

Fondazione Felicita Morandi Ets, in occasione del ventesimo anno di attività, invita tutta la cittadinanza alla mostra “Com’eri vestita? – Rispondono le sopravvissute alla violenza sessuale”. 

La mostra itinerante, visitabile presso la Biblioteca del Comune di Marchirolo dal 3 al 10 giugno 2025, é realizzata dal Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua ed é presentata da Fondazione Felicita Morandi Ets per celebrare il suo ventesimo anno di attività. 

L'inaugurazione avverrà il 3 giugno 2025, alle ore 16:30, alla presenza della Presidente di Fondazione Felicita Morandi Ets Dottoressa Giovanna Scienza, del Sindaco del Comune di Marchirolo Emanuele Schipani, del Vicesindaco Stefano Rametta, dell’Assessore Laura Olivas, dell’Assistente Sociale Federica Calvi e della Referente della Biblioteca Serra Chiara.

Saranno esposti i capi che simbolicamente rappresentano quelli indossati dalle donne all’atto dell’aggressione, nell’intento di abbattere il muro del pregiudizio che fa della vittima la responsabile, suo malgrado, del reato subito. L’evento farà scoprire come l’immaginario comune sia lontano dalla realtà e come nessuna donna abbia mai armato la mano dell’aggressore con l’abbigliamento o l’atteggiamento.

La visita alla mostra è libera e gratuita.

Il 3 giugno 2025 sarà visitabile dalle ore 16:30 alle 21:00. 

Dal 4 al 10 giugno 2025 gli orari di accesso previsti saranno:

- dal lunedì al giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.30 e il venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

Le aperture straordinarie saranno comunicate dalla sede ospitante. Sarà possibile inoltre prenotare visite per scolaresche o gruppi al fine di sconfiggere i pregiudizi che gravano sulla violenza di genere. 

"Com’eri vestita? - Rispondono le sopravvissute alla violenza sessuale" 

Realizzata dal centro antiviolenza Cerchi d’Acqua e presentata per la prima volta a Milano nel marzo 2018,

“Com’eri vestita?” è un’installazione in cui i vestiti esposti rappresentano simbolicamente quelli indossati durante la violenza subita e sono accompagnati da brevi suggestioni che le donne hanno voluto condividere con il centro antiviolenza di Milano Cerchi d'Acqua. 

Espone non soltanto la realtà con cui i centri antiviolenza entrano in contatto ogni giorno, ma anche una delle strade possibili e percorribili verso la liberazione. Nasce dal bisogno di scuotere l’attenzione del pubblico e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale. Troppo spesso infatti, la domanda "Cosa indossavi? Com'eri vestita?“ sottende una sfumatura accusatoria, come a dire "te la sei un po' cercata…", puntando i riflettori su chi subisce violenza e non su chi la agisce. 

L’intento della mostra è proprio quello di riuscire a demolire l’idea fondamentale che in qualche modo, in qualsiasi modo, le donne abbiano attirato a sé la violenza o ci siano cause riconducibili al loro comportamento o atteggiamento. Colpevolizzare la donna, spostando l’attenzione da lui/loro a colei che ha subito, sminuirne quindi le responsabilità, minimizzando il fatto, adducendo giustificazioni, altro non fa che alimentare i pregiudizi, già così diffusi.

Presentata a Milano nel marzo 2018, dall’anno successivo “Com’eri vestita?” ha intrapreso un viaggio a tappe lungo tutta la Penisola toccando decine e decine di località, grandi e piccole. Grazie alle realtà che l’hanno scelta e fatta propria contribuendo così a creare una cultura che permetta di evitare il perpetrarsi dell’atteggiamento accusatorio e inquisitorio che altro non ottiene se non che si accresca e si acuisca il senso di colpa e la vergogna delle donne che hanno subito una o talvolta più violenze. In cui il silenzio diviene l’unica alternativa. 

L’intento della mostra realizzata per la prima volta dalle colleghe della University of Arkansas per contrastare la violenza sessuale nei campus universitari americani e che noi abbiamo “calato” nella realtà milanese in cui operiamo ogni giorno da oltre vent’anni, prende spunto dalla bellissima poesia di Mary Simmerling, che termina appunto con la frase "Nessuno mi ha mai chiesto come fosse vestito lui. Anche se io lo ricordo benissimo". La ritroverete riportata su uno dei cartelloni che compone la mostra o su YouTube letta da Paola Cortellesi.  

Abbiamo cercato, attraverso la realizzazione di ciascuna installazione, di prospettare, e di percorre insieme alle donne che hanno voluto offrirci le loro storie, una delle strade possibili verso la liberazione. Abbiamo cercato di raccontare uno spaccato della realtà, di quella realtà con cui entriamo in contatto quando incontriamo e conosciamo una donna che si rivolge a noi. Abbiamo esposto ed esponiamo racconti di ordinaria violenza, perché la violenza alle donne è più comune e consueta di ciò che vogliamo accettare, storie che proteggiamo garantendo l’anonimato, ma che anonime per noi non sono... 

Come vedrete ogni abito è accompagnato da una brevissima suggestione. Brevissima ma di una tale intensità che si capisce quanto è successo senza entrare nei dettagli, come spesso invece fanno i media. Sono suggestioni che vengono dalle nostre donne che nel consegnarcele insieme ai loro abiti ci hanno detto: “Così me ne libero, così affidandolo a voi io sono libera…!”.

Le donne di Cerchi d'Acqua 

Il centro antiviolenza Cerchi d’Acqua è nato nel 2000 e da allora si occupa di contrastare la violenza di genere offrendo percorsi di elaborazione del trauma e partendo dal presupposto che ogni donna abbia in sé la forza e le risorse per uscire dalla violenza.

Cerchi d’Acqua – che fa parte della Rete delle Case delle Donne e dei Centri Antiviolenza della Lombardia ed è socia fondatrice di D.i.Re. (Donne in Rete Contro la Violenza) – garantisce riservatezza, anonimato e non giudizio. La sua équipe di lavoro è composta da consulenti di accoglienza, psicologhe-psicoterapeute, avvocate, orientatrici e formatrici.

Redazione

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