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Varese | 30 aprile 2025, 17:52

VIDEO. Acqua limpida e una sinfonia di suoni della natura. Sul lago di Varese una splendida "cartolina di primavera"

Il nostro Mario Chiodetti ha raggiunto in barca questa mattina la foce del Tinella, immortalando la bellezza della natura in una splendida giornata di sole: «Varese mi sembra di un altro mondo, il traffico, i cantieri, il frastuono della città sembrano un ricordo lontano. Qui non serve nulla, solo contemplare la bellezza»

Avevo fotografato la foce del Tinella vent’anni fa, quando pubblicai il libro “Il lago perduto” con le storie dei pescatori professionisti del lago di Varese. Non c’ero più tornato, e la cosa non mi andava giù. Da tempo non ho più la barca, con cui giravo il lago a remi, ma ecco che Gianfranco Zanetti, che ancora pesca, mi mette a disposizione il suo “barchét” e il gioco è fatto.

Stamattina levata alle sei, arrivo a Bardello e remata di un’oretta fino al Tinella, in un paesaggio da fiaba. Alta pressione subsahariana, nemmeno una nuvola in cielo, il lago un velluto, la mia è l’unica barca a solcare le acque, i canottieri di Gavirate arriveranno più tardi.

La foce del Tinella non è più quella di 25 anni fa, adesso le ruspe hanno ampliato l’uscita a lago, si è persa la poesia del luogo, dove un tempo arrivava qualche trota e il persico nidificava nelle fascine messe ad arte dai pescatori. La luce però è stupenda, dal canneto arriva una vera e propria sinfonia di primavera, i cannareccioni si rispondono, l’usignolo di fiume fa onore al suo nome, il picchio verde fa sentire la sua caratteristica “risata” e non manca la voce del luì piccolo in lontananza. 

Sono in pace con il mondo, di fronte a me Biandronno si specchia nel lago, l’Isolino Virginia si confonde con la riva, dietro Bardello spunta il Rosa, alla mia destra ecco Gavirate inondato di luce. Sul lago si inseguono gli svassi e dai rami degli ontani neri spiccano il volo cormorani e aironi cenerini.

Varese mi sembra di un altro mondo, il traffico, i cantieri, il frastuono della città sembrano un ricordo lontano. Qui non serve nulla, solo contemplare la bellezza. E mai come questa mattina i versi di Giuseppe Talamoni, scritti quasi un secolo fa, mi sono sembrati d’attualità, nonostante il nostro mondo ormai non sia più il suo: «Sont scià in d’on sit ca’l par on Paradiis,/ in mezz a r’aria fina, ar verd, ai fioor;/ cor lagh ca speggia i mont senza fa on sfriis».

Mario Chiodetti

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