La Varese Nascosta | 25 maggio 2024, 07:19

LA VARESE NASCOSTA. Quella volta che Garibaldi andò in Comune a Varese

Garibaldi giunse a Varese da Sesto Calende, passando per Corgeno, Varano, Bodio, Azzate e Capolago, poco prima della mezzanotte del 23 maggio. Sotto una pioggia torrenziale una folta rappresentanza di varesini, con in testa la società filarmonica, andò incontro al generale mentre le campane suonavano a festa...

LA VARESE NASCOSTA. Quella volta che Garibaldi andò in Comune a Varese

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi raccontiamo di quella volta che Giuseppe Garibaldi arrivò in Comune a Varese.

La mattina del 24 maggio 1859, Garibaldi si recò in municipio a Varese e in nome di Re Vittorio Emanuele II nominò Carlo Carcano regio commissario e il podestà, dichiarato decaduto il governo austriaco e proclamato quello dei Savoia, aprì un registro di arruolamento di Cacciatori delle Alpi.

Garibaldi giunse a Varese da Sesto Calende, passando per Corgeno, Varano, Bodio, Azzate e Capolago, poco prima della mezzanotte del 23 maggio. Sotto una pioggia torrenziale una folta rappresentanza di varesini, con in testa la società filarmonica, andò incontro al generale mentre le campane suonavano a festa.

Garibaldi, che conosceva la città dalla sfortunata spedizione del ’48, si diresse subito al Palazzo Pretorio, sede del Municipio, dove fu accolto sullo scalone dal podestà Carlo Carcano con queste parole: «Sono il podestà, Varese è felice di essere prima a ricevervi. Voi entrate in città italiana. Permettete che vi baci in nome di tutti i miei concittadini». «E il Guerriero – scrive il Della Valle – strinse teneramente al petto il podestà, e rispose esso pure con un bacio al bacio che gli veniva dato». Assicuratosi che fosse offerta ospitalità ai suoi Cacciatori delle Alpi, Garibaldi si concesse qualche ora di riposo nella casa del signor Del Bosco, nella contrada di San Martino.

La mattina del 24 maggio, il generale tornò in municipio e in nome di re Vittorio Emanuele II nominò Carlo Carcano regio commissario e il podestà, dichiarato decaduto il governo austriaco e proclamato quello dei Savoia, aprì un registro di arruolamento di Cacciatori delle Alpi. Nello stesso tempo istituì la Guardia nazionale che fu fornita delle armi portate da Garibaldi. Carlo Carcano sarebbe tornato podestà il giorno dopo in forza delle dimissioni da regio commissario, funzione esercitata da quel momento in poi dal commissario per la Lombardia Emilio Visconti Venosta.

«L’accoglienza ricevuta a Varese nella notte che seguì quella del nostro passaggio  (del Ticino, n.d.r.) –  ha scritto nelle sue memorie Garibaldi – è qualche cosa di ben difficile a descriversi. Pioveva dirottamente, eppure io sono sicuro che non mancava un solo cittadino, uomo, donna o ragazzo, al nostro ricevimento: era spettacolo commovente il vedere popolo e militi confusi in abbracciamenti di delirio».

(a cura di Fausto Bonoldi per La Varese Nascosta)

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