La Varese Nascosta | 18 maggio 2024, 08:00

LA VARESE NASCOSTA. Quando il maltempo spezzò in due il campanile di Varese

Nel maggio del 1581, nel cuore della notte, un vento fortissimo spezzo a metà il vecchio campanile presente a Varese in quella che poi divenne piazza San Vittore. Nel 1617 iniziò la costruzione del Bernascone: «lo si voleva robusto, perché non facesse la fine del vecchio campanile...»

il Bernascone oggi e in una foto d'epoca (foto da La Varese Nascosta)

il Bernascone oggi e in una foto d'epoca (foto da La Varese Nascosta)

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi raccontiamo quando il maltempo danneggiò il vecchio campanile di Varese, spezzandolo in due parti.

Il 13 maggio 1581, alle 4 di notte, un vento fortissimo spezzo a metà il vecchio campanile presente a Varese in quella che poi divenne piazza San Vittore. Nel 1617 iniziò la costruzione del Bernascone: “lo si voleva robusto, perché non facesse la fine del vecchio campanile..."

La guida “Varese e la sua provincia” del 1931 a proposito del campanile della Basilica di San Vittore, meglio familiarmente noto a tutti come “il Bernascone” così esordisce: “ Varese è fiera del suo “campanile di San Vittore“ dalla linea inconfondibile, dai toni ben armonizzati, alto sul piano e contro il monte, vigile sulle sorti della sua città“.

Luigi Brambilla invece lo descrive: “ Di fianco alla Basilica si innalza, isolato e maestoso, il Campanile, che viene ritenuto una fra le più elevate, e le meglio disegnate torri di Lombardia, sebbene di stile barocco“.

Tutte le fonti storiche concordano sul fatto che per la sua costruzione venne demolita la casa del Canonico Antonio Zeno, maestro del coro. La prima pietra venne posata con una solenne cerimonia il 5 marzo del 1617.

Sempre leggendo le cronache di un tempo si legge: “lo si voleva robusto, perché non facesse la fine del vecchio campanile spezzato a metà del maggio 1581 da un fortissimo vento”. “Il vecchio campanile era alto br. 70 e stava sull’angolo della chiesa. Nel giorno 13 maggio 1581, a ore 4 di notte, un vento fortissimo ne gettò parte a terra...”.

Come è noto a tutti, e da qui il nome, fu progettato e disegnato dall’architetto Giuseppe Bernascone (Bernasconi), detto il Mancino, nato, vissuto e deceduto a Varese e già noto per aver molto operato nella realizzazione della Via Sacra di Varese. Nacque secondo alcuni nella castellanza di Biumo Inferiore, secondo altri nel quartiere di San Giovanni, nel 1565 e morì nel 1627 (alcuni storici invece riportano 1631 a causa della peste).

Giuseppe Bernasconi non ebbe però solo un ruolo esecutivo perché a lui è attribuito l’elegante tiburio a base ottagonale sormontato dall’altrettanto elegante lanternino.

Il disegno iniziale del 1616, custodito presso l’archivio prepositurale della Basilica di San Vittore, risulta diverso dall’attuale forgia. Principalmente si prevedeva una punta conica ma poi venne realizzata la forma a cipolla, non furono inserite nelle nicchie delle statue previste dal progetto iniziale e venne anche aumentato in altezza per arrivare agli attuali “quasi” 80 metri. Meno noto ma dimostrato, le modifiche dal disegno iniziale furono eseguite da Giulio e Giuseppe Baroffio.

I lavori furono iniziati nel 1617, poi interrotti e ripresi nel 1688, di nuovo interrotti e ripresi fino ad arrivare all’anno dell’ultimazione dell’edificio, il 1773 o 1774.

“Nel 17 maggio 1771 fu devastato da un incendio“ e successivamente anche da fulmini e ….non solo: il 26 di maggio 1859 fu colpito nel lato sud dalle cannonate del generale austriaco Urban, che avutosi a male per il concerto campanario inneggiante ai garibaldini fece sparare molte palle di cannoni contro l’edificio. Il ricordo di quel bombardamento ha lasciato tracce che si vedono ancor oggi: i buchi e le pietre scalfite del campanile di San Vittore e le palle di ferro ancora all’interno dei muri del tiburio.

(fonte: Silvia Bori)

Da La Varese Nascosta

Leggi tutte le notizie di LA VARESE NASCOSTA ›
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore