La Varese Nascosta | 15 giugno 2024, 07:51

LA VARESE NASCOSTA. I misteri del cimitero abbandonato di Viggiù

Il piccolo camposanto è ricco di statue, mausolei e sculture. Ma anche di racconti e leggende che popolano le notti di quest'angolo della Valceresio

(foto d'archivio)

(foto d'archivio)

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi continuiamo a raccontare leggende e storie insolite del nostro territorio. Andiamo a Viggiù, per visitare il suo antico cimitero abbandonato, da tempo al centro di strane e paurose dicerie... 

Ai piedi del massiccio del Monte Orsa si trova Viggiù, ridente paesino che durante la "Belle Epoque", a cavallo tra il XIX ed il X secolo, ha conosciuto tempi migliori diventando uno dei centri favoriti dal turismo milanese. Viggiù è paese di scultori e scalpellini e questo lo si deduce non solo dagli ornati, portali, balconi e bassorilievi che ornano case e chiese del centro storico ma anche dal vecchio, piccolo cimitero abbandonato, ricco di mausolei e tombe adorne di ottime sculture.

Entrando in questo cimitero in un giorno d'inverno si respira per un attimo un'aria strana, d'altri tempi, e si dimentica il chiasso della strada vicina. Il cimitero di Viggiù ha una strana caratteristica: sembra che in alcuni giorni particolari non si riesca a fotografarlo; le fotografie hanno aloni particolari, strani abbagli di luce o colorazioni livide che non rispecchiano la realtà del momento. Quei momenti sono la disperazione dei fotografi! Io stesso ne ho avuta la prova più volte. 

Si dice anche che nel cimitero vi sia uno spettro, una persona morta in giovane età in qualche modo legata allo scultore E. Butti che a Viggiù visse a lungo in una splendida villa. Purtroppo i frammenti d'informazioni avuti non sono tali da permettermi di rievocare una vicenda già di per sé lacunosa, così mi limiterò a riferire solo il racconto dell'esperienza vissuta suo malgrado da un mio amico viggiutese qualche anno fa. 

«Avevo 17 anni e con un amico intendevo fare delle fotografie d'effetto nel vecchio cimitero in un tardo pomeriggio triste e nebbioso d'inverno. Il cancello è sempre chiuso, così scavalcammo il muro e scattammo le nostre foto. Qualche giorno dopo, ritirate le stampe, avemmo la brutta sorpresa di vedere che le foto erano come "solarizzate" e tutte con una strana luce giallastra. Solo nelle immagini dove si vedeva una certa cappella la fotografia aveva il suo colore reale ma vi era un particolare strano che non riuscivamo a distinguere bene: come un'ombra che sporgeva da un angolo interno del muro. 

Tutti emozionati decidemmo di tornare al cimitero a vedere meglio e, ormai esaltati dall'avventura come lo si è a quell'età, aspettammo a recarci sul posto in una sera che faceva freddo, pioveva e non c'era un cane in giro. Entriamo (sempre scavalcando) e esploriamo le cappelle. Entro in una e il mio amico nell'altra, sento un gridolino soffocato e corro da lui. Entro e vedo una lastra del pavimento smossa che lascia intravedere un buco quadrato abbastanza largo da far passare un uomo e il mio compagno mi chiama sottovoce dal buio, sottoterra: era caduto nel sotterraneo!

Prendo una vecchia scala a pioli che qualcuno aveva lasciato tra i cespugli e scendo anch'io. Siamo nella cripta probabilmente con i sarcofaghi. Nel buio riusciamo a scorgere solo ombre. Ci colpisce l'odore pungente di stantio e girandoci vediamo con sorpresa una luminosità verdognola in un angolo. Ricordo di aver parlato di muffe fosforescenti, ma senza troppa convinzione. Avevamo i brividi, poi la macchia luminosa si mosse e s'ingrandì prendendo una forma allungata e sentivamo nella testa una gran confusione e paura mentre la 'cosa si avvicinava e ci girava intorno.

Presi dal panico ci precipitammo alla scaletta e, io, più svelto mi arrampicai come un gatto e mi gettai sul pavimento; tesi una mano al mio amico per aiutarlo a salire: era a metà scala e come impietrito a bocca spalancata non riusciva a muoversi mentre la luce verdognola lo circondava tutto tranne la testa. Il mio amico adesso piangeva e diceva con foce rotta: 'Mi stringe troppo... aiutami mi sta risucchiando! Non so neanch'io come feci ma in pochi secondi lo afferrai per le spalle, lo tirai su di peso. Gettarolo sul pavimento, diedi una spinta alla scala buttandola all'interno e chiusi la botola con la lastra.

Appena in tempo perché vedemmo allibiti che la "cosa" stava per fluire fuori. 

Restammo lì immobili a guardare dei puntini luminosi verdastri fuoriuscire dai bordi della lastra di pietra ed esplodere nell'aria. Allora correndo come pazzi ci portammo fuori dal cimitero, graffiandoci tutti nello scavalcare malamente il muro". Questo è uno dei tre fenomeni simili accaduti a Viggiù…

(R. Corbella tratto da La Varese Nascosta) 

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