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Cultura | 08 luglio 2023, 12:23

Addio ad Antonio Zanoletti, una vita per il teatro

L'attore è scomparso a 74 anni: bresciano d'origine, amava molto la città di Varese. La sua storia e il ricordo di Mario Chiodetti: «Solo il suo nome incuteva rispetto»

Addio ad Antonio Zanoletti, una vita per il teatro

Era il 2008 e con Claudio Ricordi c’era l’intenzione di mettere in scena la prima moderna di un lavoro dell’editore Giulio Ricordi, alias Jules Burgmein, il “Pulcinella innamorato”. Serviva un attore, uno bravo, che impersonasse la maschera napoletana e, grazie all’amica Silvia Sartorio, la scelta cadde su Antonio Zanoletti, un “nome” che a Varese incuteva rispetto, anche se l’uomo non “se la tirava” per niente. 

Non conoscevo Antonio di persona, ma soltanto di fama, sapevo che abitava dalle nostre parti, a Bodio Lomnago, e l’incontro spalancò la porta dell’amicizia, perché lui si prestò volentieri a imparare la parte ma anzi, nella casa della leggendaria Anna Bonomi, istruì perfino il coro, formato dai giovani allievi di Silvia. 

Leggere oggi che Antonio Zanoletti ci ha lasciato a 74 anni, è un andare indietro nel tempo, a quando con lui e gli Amici di Piero Chiara portammo al Teatro Santuccio Valentina Cortese, sua grandissima amica, per un incontro che rimarrà nella memoria, in cui la diva presentò la sua autobiografia, “Quanti sono i domani passati”. Con lui e Umberto Ceriani rividi la grande attrice a casa sua a Milano, un luogo colmo di ricordi che Antonio contribuiva a far conoscere, tanto da organizzare una mostra fotografica dedicata a Valentina e un libro con cento suoi splendidi ritratti.

Era nato nella campagna bresciana, a Borgo San Giacomo, da una famiglia contadina, ma fin da piccolissimo aveva chiaro che avrebbe fatto l’attore, con il debutto nel 1979 al Piccolo Teatro di Milano con Strehler ne “El nost Milan” di Bertolazzi, il primo di decine di ruoli diversi nei teatri d’Italia, importanti collaborazioni con registi famosi, da Squarzina a Puggelli, Ronconi e Shammah, regie personali e la creazione, negli anni ’90, della Compagnia dell’Eremo, con cui realizzò spettacoli importanti a Santa Caterina del Sasso e al Sacro Monte. Antonio Zanoletti è stato attivo anche come doppiatore, dando voce a James Woods e Martin Sheen e anche ai personaggi di diverse serie televisive. Amava la musica di Mozart, le canzoni di Mina e i romanzi di Cassola e conquistò Giorgio Strehler recitandogli un brano di Pirandello.

In una vecchia intervista che gli feci per “La Provincia di Varese”, ricordava la sua vocazione, quando, bimbo di sei anni, osservava affascinato le scenografie dello spettacolo portato al paese da una compagnia di giro. Un’attrice stira il suo costume di scena, osserva il piccolo e lo invita a salire sul palco: «Vieni su», gli dice. «Fu la prima chiamata, il segno del mio destino di attore. Salii su quel povero palcoscenico e subito mi resi conto della magia del teatro, che faceva sembrare vere le cose finte».

Attore “girovago” per vocazione, Antonio amava la nostra città e avrebbe voluto lavorarci di più. «Vorrei recitare di più a Varese», disse in quell’intervista, «ma la trovo una città stropicciata, sta perdendo l’identità e bisogna la smetta di sentirsi la cugina di campagna di Milano e cerchi un suo centro. La mancanza di un teatro stabile è determinante in negativo, ma è anche vero che i pochi uomini di cultura rimasti sono spesso emarginati. Oggi, come recita la Bibbia: “I servi sono issati sulla sella dei cavalli e i principi vanno a piedi”». 

Mario Chiodetti

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