«Negli occhi hanno dei consigli e tanta voglia di avventure».
Così canta Zucchero e nessuna frase potrebbe essere più adeguata per descrivere l’avventura di dieci ragazze che, grazie agli sforzi congiunti dell’International Women Coffee Alliance (IWCA) - rete globale a sostegno delle donne - e di Fondazione Pangea, organizzazione no profit attiva con lo scopo di favorire lo sviluppo economico e sociale delle donne, hanno potuto frequentare un corso di caffetteria professionale e ottenere un diploma.
«Il corso si è svolto tra venerdì e sabato in Torrefazione Felmoka, a Malnate, e in Tecnochem PH Consulting Agency, a Biandronno - ha raccontato Talia Miceli, presidente del chapter italiano di IWCA - mentre domenica c’è stata la cerimonia di premiazione presso il Sunset Hotel di Gavirate. Durante la formazione, i docenti hanno affrontato aspetti teorici, come la qualità dell’acqua, e pratici, ovvero l’ABC del caffè espresso».
Donne libere
La scelta delle ragazze non è stata casuale, come ha spiegato Talia Miceli: «Pangea le ha selezionate attraverso la sua rete sviluppata in tutta Italia. Di queste dieci, nove sono ragazze afghane e una marocchina, con lo status di rifugiate politiche richiedenti asilo. Non sono in Italia per cercare lavoro ma per fuggire da una situazione in cui rischiavano la vita in quanto donne: questo è anche il motivo per cui non abbiamo fatto foto o troppa pubblicità, le ragazze vanno tutelate. Come IWCA, quando abbiamo deciso cosa fare abbiamo pensato alla parola empowerment, che per noi significa formazione, nel nostro caso imparare a fare un buon caffè. Abbiamo deciso il progetto e abbiamo conosciuto Pangea, decidendo di regalare formazione a persone che imparino un lavoro per realizzare i propri sogni».
«Un anno fa abbiamo pensato a questo progetto, mi sono chiesta se ce l’avremmo fatta e la risposta è stata sì. In 20 anni di attività, grazie al microcredito abbiamo lavorato insieme a 7.000 donne, diventate imprenditrici - ha aggiunto Silvia Redigolo, responsabile comunicazione e raccolta fondi di Pangea - Un giorno abbiamo dovuto chiudere il progetto e bruciare i documenti per la loro tutela, anche se è rimasto un ponte aereo con l’Afghanistan. Emanuela Volpe ha detto una cosa di noi che mi piace molto: siamo grandi ma piccoli, stiamo attenti a ogni donazione. Siamo una famiglia. Io non so cosa vuol dire lasciare la mia casa e la mia famiglia dalla mattina alla sera, bruciando i ricordi per non essere collegate ai propri familiari. Io non so cosa vuol dire ricominciare da zero: pensate che dovranno fare l’esame di terza media. Ho parlato con Talia, dovevano essere cinque ragazze e invece sono state dieci: ma ho trovato un’associazione che mi ha detto “ah, sono il doppio? Allora raddoppiamo il budget”. Le ragazze si sono messe a disposizione, scegliendo se fare o no quello che le abbiamo proposto e lo hanno fatto perché sono donne libere. Ma ci sono ancora tantissime altre ragazze che hanno voglia di fare, di imparare. Oggi è stato il caffè, ma ci sono tante altre cose e tante altre persone che vogliono fare. Grazie a nome di tutti: avete regalato un’occasione per cambiare la vita».
Fiducia e famiglia
Quella che poteva sembrare, quanto meno all’inizio, una difficoltà non da poco era la questione linguistica; in realtà, Talia Miceli e i docenti hanno subito notato che «alcune avevano già un buon livello di italiano, la relazione è stata fin da subito semplice e naturale, con altre è stato più complicato, ma non serve solo la voce per relazionarsi». Di certo, essere in un ambiente familiare, in cui si percepisce la fiducia reciproca, ha agevolato molto la maturazione di un rapporto profondo, le interazioni e, soprattutto, la possibilità di vivere al 100% questa esperienza così importante anche dal punto di vista umano.
«Per tutti noi, questi giorni sono andati oltre le aspettative, senza contare l’eccellente manualità che abbiamo notato nelle ragazze; hanno fatto tante domande specifiche, erano davvero coinvolte, anche perché loro ne hanno seriamente bisogno. Sono rimasta senza parole quando le ho viste preparare il primo cappuccino!», ha proseguito la presidente del chapter italiano di IWCA.
«In quanto main sponsor - è stata la riflessione di Emanuela Volpe, amministratrice di Torrefazione Felmoka - abbiamo potuto constatare la fiducia che ci hanno dato le persone a cui abbiamo chiesto di aiutarci per questo progetto, questa è la dimostrazione che si possono organizzare iniziative serie, controllate e precise pur in realtà di piccole dimensioni. Vorrei ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare questo progetto: Spiga Trading, Ceramic House, Technoche PH Consulting Agency, Barman da Sempre, la Torrefazione Miguel, la Torrefazione Poli, il Sunset Hotel, la società di marketing Makers, Effetto Ottico di Greta Achini. Tutti esempi di imprese che hanno scelto di investire nel lavoro, nella preparazione di persone con l’obiettivo di renderle autonome e, al tempo stesso, di promuovere la qualità dell’impresa stessa. Gli imprenditori mettono sempre sulla bilancia il dare e l’avere, io ho investito nel futuro di ragazze che probabilmente non incontrerò più, ma ho la consapevolezza di averle aiutate a costruirsi il percorso che desiderano».
Subito uno stage in Nespresso
Grazie all’attestato che hanno conseguito, infatti, ora le ragazze hanno una carta in più «per trovare un lavoro che dia loro l’indipendenza economica di cui hanno bisogno: alcune lavorano già nel settore per cui il corso rappresenta un upgrade professionale. Una di loro, il 3 luglio, inizierà uno stage in Nespresso. Il corso è stata una bella opportunità di approfondimento», ha ricordato Talia Miceli.
Non poteva mancare una testimonianza anche di chi il corso l’ha vissuto in prima persona: Fatima, portavoce di tutte. «Siamo molto felici di essere qui. Siamo afgane e tutte noi partiamo da zero: non abbiamo lavoro o opportunità perché casa nostra è in mano ai talebani. Questo progetto è perfetto e importante per noi perché ci permette di proseguire la nostra vita. Per noi è una grande opportunità. Ci sono tanti problemi in molti paesi per via dei terroristi, bisogna parlare di queste situazioni: in Afghanistan c’è una brutta situazione e bisogna farlo sapere».
«Come Felmoka - ha concluso Talia Miceli, orgogliosa ed emozionata - rivolgiamo l’invito ad aprirsi a questa esperienza a tutti coloro che desiderino ospitare i corsi di caffetteria, per noi è stato altrettanto importante avere al nostro fianco Pangea per il coinvolgimento delle ragazze».
Solo la perfetta unione di diverse realtà, quindi, ha permesso l’ottima riuscita di questo progetto. Proprio come solo da una miscela perfetta nasce un caffè eccezionale.





























