Don Fausto Ceriotti è tornato nella sua chiesa: dopo una lontananza per la malattia, attenuata solo dal grande affetto reciproco tra lui e la comunità, eccolo nella cappella di Solbiate in attesa del funerale che sarà celebrato giovedì 8 alle 15, preceduto dal rosario alle 14.30.
Scorre l'omaggio, scorrono i ricordi, le tracce di quei «segni indelebili» citati ieri dal Comune. LEGGI QUI
Ieri la commozione si è diffusa da Solbiate a Taino e Vanzago, dove aveva svolto la sua opera. Ma anche a Bienate, dove era cresciuto. Dove aveva coltivato anche una delle sue attenzioni, quella per la storia delle chiese. Aveva scritto, anche, a questo proposito: si cita il suo lavoro su Santo Stefano e Santa Bartolomeo.
Così come si era preso cura e memoria di ogni particolare della chiesa di Solbiate. Lo ricorda l'ex sindaco Antonello Colombo. La storia e il futuro, ovvero i giovani. «Aveva una grande capacità di dialogo con loro - sottolinea Colombo - e dove è andato, ha sempre cercato di stare con i ragazzi. Andava a cercare quelli in difficoltà per aiutarli». Don Fausto si recava anche dove sapeva che c'era disagio, andava loro incontro, che fosse in strada. Ci parlava, ci mangiava una pizza, li coinvolgeva. L'ha fatto spesso, l'ha fatto silenziosamente, ma agli sguardi attenti ciò non è sfuggito.
L'affetto era ricambiato, da tutti i giovani. Lo grida lo striscione esposto dai ragazzi di Solbiate l'anno scorso quando era ricoverato.
In questo periodo di lontananza, la parrocchia ha tenuto duro e l'ha fatto per la dedizione di don Alessandro Metre e i collaboratori, ma anche per l'insegnamento di don Fausto. «Il suo grande affetto, la stima ci hanno aiutato - osserva don Alessandro - Sentivamo la sua fiducia. È stato un esempio di pastore buono e fino alla fine ha saputo esserci per la sua parrocchia. Ha saputo spendersi per i piccoli e i grandi...»·
Don Fausto era «una persona di grande intelligenza e saggezza, che non metteva mai a disagio - prosegue don Alessandro - ha sempre rinforzato i talenti in ogni parrocchiano. Aveva anche uno stile ironico». Portava e seminava gioia, quella fiducia che spingeva ciascuno a dare il meglio.
Ecco perché la comunità ha saputo affrontare questo periodo, sentendo la sua gioia anche nel dolore.
Ora salutano don Fausto le sorelle Maria, Carla e Piera, i cognati Luigi, Mario e Basilio, la zia Teresina, i nipoti, i pronipoti, i cugini, tutta la famiglia e la comunità. I parenti hanno voluto ringraziare in particolare il diacono Mauro Mobiglia per la sua vicinanza e l'affetto dedicato al sacerdote.