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Busto Arsizio | 13 marzo 2023, 17:24

In fiamme l'auto del superatleta di Busto Riccardo Maino: «È andato via qualcosa del mio cuore. Ma mi rialzo»

Sua la macchina bruciata in piazza XXV Aprile, a Busto Arsizio. Magazziniere, con sindrome di Down, alla farmacia Bossi, impegno nel volontariato, ginnasta di livello internazionale: «I colleghi e le colleghe mi hanno abbracciato». Fra i suoi compiti, la consegna di farmaci a domicilio

In fiamme l'auto del superatleta di Busto Riccardo Maino: «È andato via qualcosa del mio cuore. Ma mi rialzo»

L’auto in fiamme in piazza XXV Aprile (Vedi foto in fondo), a Busto Arsizio, episodio avvenuto nella notte fra sabato e domenica (il rogo si è sprigionato intorno alle 4.30) è di Riccardo Maino. Riccardo ha la sindrome di Down e raggiunge regolarmente la Farmacia Bossi, a pochi metri dal fattaccio, con il suo mezzo: lì fa il magazziniere. Patente e possibilità di guida sono, per lui, una conquista. Significano autonomia negli spostamenti, muoversi per andare a lavorare, ad allenarsi (è atleta di livello internazionale, con la Ginnastica Pro Patria Bustese) e fare volontariato (con la Croce Rossa).

Solo pochi giorni fa è intervenuto al Maga, a Gallarate, durante la presentazione del libro “Disabile a chi?!?”, omaggiando la fondatrice di "Mai paura", Emy Bossi. Che ha sbottato, sorridendo: «Sei un parac…lo». Lui: «Sono diversamente parac…lo». Risate a mazzi.  

La sua Toyota è rimasta, nottetempo, in piazza XXV Aprile, perché Riccardo ha partecipato a una gita in montagna, con pernottamento, dell’Associazione. Partenza e ritorno del pullmino erano fissate proprio nell’area che fu sede della caserma Carabinieri. L’idea era: lascio lì l’auto, parto, mi godo la trasferta, torno, saluto tutti i partecipanti, mi metto al volante e in cinque minuti sono a casa. Ma… niente macchina, andata in fumo. Certe cose succedono, nessuno si sbilancia sulla causa del rogo. Ma il sospetto che si tratti di un atto di vandalismo è forte.

«Ci sono rimasto male – ammette Riccardo – e ora, in famiglia, ci stiamo organizzando. Purtroppo era facile danneggiare la mia Aygo: un taglierino e si poteva aprire il tettuccio, metterci dentro qualcosa». Prima reazione: «Per me è stato uno shock. In montagna, con “Mai paura”, mi ero divertito. Poi, rientrato a Busto, ho visto il nero per terra al posto della macchina, ho chiesto. Pensavo a uno scherzo. Quando ho capito che era tutto vero, all’inizio mi sono sentito depresso. La macchina non ce l’ho più. Una cosa disumana».

E ora? «Guiderò l’auto di famiglia, mio papà userà quella della sua attività». Come commenti quello che è successo? «Se si tratta del gesto di qualcuno, direi che non si è capita la dimensione delle persone. Ma poi, insomma, la macchina era lì da sabato mattina… Nel caso, direi di tutto. C’è chi ti vuole buttare a terra. Io mi rialzo». Un problema tecnico imprevedibile? «Riparto lo stesso. Oggi, lunedì, quando sono tornato in farmacia, i miei colleghi mi hanno abbracciato. Mi hanno detto quanto gli dispiace (uno dei compiti di Riccardo è consegnare a domicilio farmaci a pazienti oncologici, anche al volante Ndr). Arriverà una nuova macchina, ma è andato via un pezzo del mio cuore, del mio mondo».

Stefano Tosi

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