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Lombardia | 04 agosto 2022, 10:34

Caldo, Coldiretti: «I cinghiali si “tuffano” in città e sono un pericolo»

Otto italiani su dieci, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che il problema vada affrontato con il ricorso agli abbattimenti

Caldo, Coldiretti: «I cinghiali si “tuffano” in città e sono un pericolo»

Il caldo opprimente e la siccità spingono i 2,3 milioni di cinghiali nelle città dove vanno in cerca di cibo nelle strade e di refrigerio nei corsi d’acqua metropolitani dopo aver fatto piazza pulita in campagna di quel che rimane delle coltivazioni decimate dalla mancanza di acqua e da temperature roventi e costretto gli allevatori ad abbattere migliaia di maiali per il rischio della peste suina. E’ l’allarme della Coldiretti in riferimento al cinghiale che, arrivato nelle strade della movida cittadina alla Darsena di Milano, si è buttato nel Naviglio infilandosi poi in cunicolo con 4 squadre di pompieri mobilitate per recuperarlo con dispendio di mezzi e risorse.

Si tratta – spiega Coldiretti – di episodi purtroppo sempre più frequenti che mettono a rischio la sicurezza delle persone in città e campagne, portano malattie, razzolano fra i rifiuti, causano incidenti, spaventano le famiglie tanto che oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.

I branchi – sottolinea Coldiretti - sono diventati anche il principale vettore della peste suina con gli allevatori dal Piemonte alla Liguria fino al Lazio che sono stati costretti ad abbattere migliaia di capi, mettendo a rischio la norcineria nazionale, un settore di punta dell’agroalimentare made in Italy grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi.

“Negli ultimi anni 800mila ettari di terreni fertili sono stati abbandonati in molti casi proprio a causa della proliferazione della fauna selvatica che danneggia le coltivazioni e la redditività degli agricoltori, terreni che oggi oltre a non essere più produttivi sono esposti all’erosione e al dissesto idrogeologico” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della Legge 157 del 1992 per ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette”.

I cinghiali causano incidenti con morti e feriti e sono un flagello per i campi e per le tavole con la siccità che – sostiene Coldiretti – ha ulteriormente ad aggravato il deficit alimentare dell’Italia che produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Mentre con le tensioni internazionali causate dalla guerra in Ucraina sono esplose – evidenzia Coldiretti – le spese degli agricoltori per energia e materie prime.

“È paradossale che con i costi fuori controllo noi dobbiamo spendere di più per coltivare e il raccolto ci vien distrutto dai selvatici – denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini –. Ma ci sono anche agricoltori che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile”.

Proprio per fermare l’invasione, la Coldiretti ha promosso un’alleanza tra il mondo agricolo e il mondo venatorio e della gestione faunistica con il Comitato Nazionale Caccia e Natura (Cncn).

Redazione

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