Il karate lo ha aiutato a risollevarsi dopo un intervento al cuore, gli ha dato una mano a capire che occorre sempre migliorarsi, lo ha sostenuto a interiorizzare valori come la lealtà, l’altruismo, la rettitudine e, non ultima, la riconoscenza. Gli ha fatto capire che dentro di lui c’era ancora una fiammella che ardeva e che a 52 anni ha voluto riaccendere. Deve tanto al karate Giancarlo Pirro, l’atleta del Csk che dopo uno stop di venticinque anni, ha deciso di riabbracciare la sua arte marziale.
Oggi più che mai
Superata la cinquantina, si è rituffato in quel karate che da giovane gli aveva insegnato tanto e ora che è un po’ più grandicello gli sta trasmettendo ancora forza, coraggio e determinazione. Oggi più che mai come ieri.
Se a vent’anni quando era cintura nera si allenava cinque volte alla settimana, ora a 59 non si lascia sfuggire almeno quattro allenamenti alla settimana. Terminato il lavoro di addetto agli elettrodomestici in un grande centro commerciale, indossa kimono e cintura e nella palestra di via Magenta inizia i suoi allenamenti: riscaldamento, ripasso delle tecniche fondamentali, autodifesa, kata (forma combattimento). «Non c’è un punto in cui si raggiunge la perfezione – spiega – Ogni volta è sempre un migliorarsi. È la bellezza di questa disciplina: se migliora la tecnica, anche noi siamo migliori». E così Giancarlo Pirro all’età di 15 anni ha iniziato il karate e lo ha praticato per dodici. Era cintura nera, poi però con il lavoro, la famiglia, i due figli – Andrea ora 28 anni e Arianna 23 - qualche problema di salute è stato costretto ad allontanarsi per un po’ dalla sua passione. «Ma, nonostante altri interessi, questa fiammella ardeva ancora in me – ci tiene a sottolineare – così sette anni fa, a 52 anni, ho deciso di riaccenderla».Tolti dunque dal chiodo kimono e cintura, ha riallacciato i contatti con i suoi amici di sempre del Csk. «Mi piace lo spirito di questa disciplina – afferma con sicurezza – le regole, l’applicare i principi lasciati dai grandi maestri, in primi Funakoshi. Se non viene praticata secondo determinati pensieri, si riduce a una semplice ginnastica». Dunque la bellezza, dicevamo non solo sta nel continuo migliorarsi, ma anche nel rispetto che i giovani nutrono verso i più grandi.
«In qualunque altro sport – prosegue – sei considerato “vecchio”, i giovani “ti prendono in giro”. Al contrario nel karate vige molto rispetto da parte dei giovani: lo si coglie dagli sguardi. Poi non dimentichiamo i valori che – come in tutte le arti marziali - comunica: riconoscenza, lealtà, altruismo, rettitudine, sincerità, pazienza. Ho trovato dei maestri che mi hanno trasmesso tutto questo e io l’ho recepito. Ora spero di riuscire a trasmettere questa mia esperienza ai giovani e agli adulti. (Al Csk do una mano a Paolo Busacca). È importante farli appassionare, far capire che il karate è un miglioramento di se stessi, non solo autodifesa».
Le potenzialità
Ma il karate ha fatto scoprire a Giancarlo Pirro delle potenzialità che non pensava di possedere, specie in un momento critico della sua vita, quando ha subito un delicato intervento al cuore.
«Un anno fa mi hanno aperto lo sterno e messi quattro bypass – racconta - Dopo 4 mesi avevo già ripreso gli allenamenti, ovviamente con il permesso dei medici. Un recupero così veloce lo devo solo all’aver praticato il karate con costanza e dedizione: mi ha insegnato ad alzare la soglia del dolore, mi ha abituato alla fatica e alla sopportazione di qualunque disagio. Questo a testimonianza del fatto che l’attività fisica fa bene: ma questo già lo sappiamo. Tuttavia un’arte marziale ha qualcosa in più rispetto agli altri sport: tempra nello spirito e nel corpo, dando un’altra forza. Questo a dimostrazione che quasi a sessant’anni si torna ad avere una normale attività, anche dopo una bella batosta».