Alla Comunità Marco Riva, fondata da don Isidoro Meschi, sono passati tanti giovani e hanno iniziato una nuova vita lasciandosi alle spalle le dipendenze: com'era il suo sogno, qui reso concreto.
«Quanti?» indaga sorridendo don David Maria Riboldi che con don Enrico Della Valle stasera ha celebrato la messa in memoria del prete qui ucciso 31 anni fa. «Centinaia» gli rispondono, aggiungendo: «I numeri sono effimeri».
Don David si prende cura dei detenuti e del loro recupero attraverso la comunità La Valle d'Ezechiele e cita invece una cifra che riguarda i "suoi" ragazzi: dieci scarcerati, andati a lavorare e mai tornati in cella. Uno scambio di battute, unito dalla fede e dall'impegno, che avrebbe fatto sorridere don Isidoro, qui dove - come ha detto nei giorni scorsi sua sorella Mariella - ha incontrato il Paradiso. E oggi di Paradiso si parla nella liturgia, ma di quello perduto, del peccato originale concetto difficile eppure importante, rimarca don David, perché siamo così orgogliosi che possiamo pensare di essere migliori degli altri. Ma non nasciamo innocenti, non lo siamo, e l'unica cosa che può aiutarci è il «lievito di fraternità», quell'accogliere e perdonare che ha caratterizzato la vita di don Lolo.
Si posa una luce stupenda su quest'area verde dove viene celebrata la messa - presenti anche l'assessore Cislaghi e il consigliere Farioli - ma al termine bisogna spostarsi di qualche metro, andare là dove accadde il sacrificio di don Isidoro Meschi e la croce con la sua foto riposa sotto l'ombra di grandi fronde. Proprio lì è giusto leggere la preghiera e dare la benedizione finale: le persone tengono tra le mani l'immaginetta e ripetono con fervore.
«Fa' che anche noi siamo liberi da ogni egoismo e paura e impariamo ad amarti...»
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Poco prima, durante la celebrazione i sacerdoti avevano espresso gratitudine per il dono di don Isidoro Meschi, «che continua a generare vita nuova». Molte delle persone presenti oggi in via Vesuvio l'hanno conosciuto direttamente, altre l'hanno incontrato attraverso la sua testimonianza e le sue parole. Un incontro che ha significato cambiamento, qualcosa che può scattare in ciascuno.
Don David ha ad esempio citato una lezione a scuola, durante la quale una ragazzina si apre e racconta di avere il papà da tanti anni in carcere: all'improvviso, ha avuto il coraggio di dire ciò che nessuno sapeva, di svelarsi e si sente leggera, se stessa, perché è stata accolta.
Infine, è stato letto un messaggio di don Isidoro e colpisce la sua estrema attualità. Colpisce, perché oltre trent'anni fa metteva in guardia dai conflitti, dalla prepotenza che conduce ai massacri e al dolore innocente. Ancora una volta, c'è una sola via che può spezzare questo cerchio: è l'amore, è il perdono. Don Isidoro l'ha testimoniato ogni giorno, anche l'ultimo, proprio qui.