È stato l'ultimo allenatore del Varese a guidare i biancorossi in un'impresa eroica contro il Novara, anche allora più forte, anche allora favorito, anche allora, nel 2014, senza alcuna chance (sulla carta) di perdere la serie B (come appare "impossibile" che possa perdere la promozione in serie C oggi, all'antivigilia della sfida di domenica al Franco Ossola con la squadra di Ezio Rossi seconda e staccata di 8 punti).
Lo fece partendo da 7 sconfitte consecutive, lo fece facendo soffrire assieme venti uomini e migliaia di tifosi («Ci aggredirono, presero un palo e Bastianoni parò, ma noi fummo capaci di unirci come un sol uomo, poi alla prima occasione Zecchin vide Pavoletti, e zac...»), lo fece regalando un sogno («Prima del Novara dissi alla squadra: "Ho fatto un sogno e so già come finisce, giocate liberi e date tutto"»), lo fece attaccandosi alla maglia e alla curva («Se esci dal tunnel e giochi per dedicare qualcosa a loro e al Varese, senza ruffianerie, la vittoria è figlia di un amore vero»), lo fece accendendo «undici candele allo stesso momento: fanno più luce di un faro in mezzo al campo», lo fece con sua maestà Pavoletti, è vero, ma, senza i ragazzini, i rincalzi, Bastianoni, e quelle candele tutte accese («Bjelanovic aveva giocato la Champions ma seppe adeguarsi a consigliere, Bressan fece un passo indietro davanti a Bastianoni»), Pavo-gol da solo non ce l'avrebbe fatta.
Ecco Stefano Bettinelli, l'ultimo condottiero capace di fare male tre volte in pochi giorni al Novara, conquistare la salvezza in B, mandare gli azzurri in C. Con l'umiltà degli ultimi e la consapevolezza dei "primi": «Nessuno si deve nascondere dietro un dito, questa partita è da vincere. Chi dovesse dire: questa non è la partita decisiva, direbbe una bugia».
Ecco le parole di Stefano Bettinelli, capace di scatenare un fuoco, un'adrenalina e un grande sogno come soltanto lui sa fare.
Varese-Novara, la prima immagine.
«La prima sfida che giocai al Piola da allenatore del Varese che subentrava a Sottili: era la penultima di campionato, ed era la partita delle cento pistole. La squadra arrivava da 7 sconfitte consecutive ed era moralmente a pezzi. Perdere avrebbe voluto dire retrocedere forse direttamente, senza passare dai playout.
Avevo diversi giocatori fuori, come Corti e Blasi... Essere usciti imbattuti da là (0-0) dopo aver giocato il secondo tempo in dieci senza Cristiano, ci diede la dimostrazione che ce la potevamo fare».
Varese-Novara: gli azzurri sulla carta sono spesso o sempre più forti, ma...
«Anche quel Novara era più forte del Varese. Più forte a livello tattico e calcistico, ma non del carattere: sapevamo che avrebbero cercato di vincere e puntai sulla determinazione, sull'attaccamento alla maglia per chi si voleva attaccare alla maglia come me o sulla professionalità per chi all'attaccamento può non essere interessato».
Varese-Novara, come si fa ad affrontare una sfida simile da squadra?
«Bressan era fuori ma, potendo rientrare da titolare, disse: "Elia (Bastianoni) sta facendo benissimo, inutile rompere il giocattolo". Fu un ragionamento da uomo maturo che non dimentico.
Giocai con Barberis che non aveva mai avuto spazio e con Tremolada in mediana. Giocai con Bastianoni autore di parate decisive».
Varese-Novara, l'attesa.
«Questa sfida è apnea e trance agonistica. Una giornalista di Sky vicino alla panchina mi disse a metà gara: "Mister, ma ce la farà ad arrivare alla fine?". Urlavo come un pazzo, urlavamo e urliamo tutti in questa partita».
Varese-Novara non è solo la serie B.
«Ricordo le sfide in C: pur non essendo un derby, è una sfida sentita per motivi naturali. Di solito loro all'inizio sono davanti e noi siamo dietro, ma poi riusciamo a farli soffrire. Ognuno ha la sua bestia nera, magari noi siamo la loro».
Varese-Novara, il momento più emozionante.
«Prima dell'andata dei playout eravamo in ritiro e io spedii su WhatsApp questo messaggio a tutti i giocatori: "Dormite tranquilli, tanto domani vinciamo".
Loro mi risposero: "Ci siamo, mister". Un giocatore, di cui non svelerò il nome perché si dice il peccato ma non il peccatore, mi scrisse: "Mister, con lei vinciamo tutti i giorni". Sapere che in così poco tempo avevo inciso non tanto nei giocatori ma negli uomini fu la cosa per me più emozionante».
Varese-Novara, le parole che non si dimenticano.
«Quando ci siamo salvati l'Aldo Cunati è uscito dal tunnel del Franco Ossola con la maglietta "Grazie Betti" con la B grande. L'idea, mi dissero dopo, venne a Rea. Io al fischio finale dell'arbitro avevo giurato che sarei corso negli spogliatoi e che non mi avrebbe trovato più nessuno perché la festa avrebbe dovuto essere solo dei giocatori. Quando vidi quella maglietta, non riuscii a trattenermi e iniziai a correre in mezzo al campo come un bambino».
Varese-Novara, il pubblico.
«La curva, non un singolo tifoso ma tutta la curva. Non sono nato a Varese ma ho Varese e il Varese tatuati sulla pelle per cui i tifosi della curva per me non sono mai stati un mezzo, né ho mai provato a fare il ruffiano con loro. Quando ho dedicato qualcosa alla curva, e viceversa, è sempre stato vero amore. Al Piola sono uscito dallo spogliatoio, ho visto la curva piena e ho capito che ce l'avremmo fatta: loro sono un motivo d'orgoglio che dà il giusto peso della responsabilità. Li guardi, li senti e capisci di dover fare qualcosa di importante per il Varese».
Varese-Novara, il giocatore.
«Ti rispondo con una frase che purtroppo non è mia, ma di un collega a cui chiesero: “Mister, non le sembra che a questa squadra manchi un faro in mezzo al campo?". Lui rispose: "Undici candele accese tutte assieme sono già un bagliore". Se tutti si accendono, la luce sarà sufficiente».
Varese-Novara: potè più Pavoletti o il gruppo?
«Pavoletti fu l'artefice massimo della salvezza con 4 gol in 5 partite. Ma nelle 8 precedenti gare non aveva segnato neppure una rete. Leonardo da solo non ce l'avrebbe fatta. Ma ce l'ha fatta perché Barberis mi si avvicinò all'85' con le lacrime, aveva crampi in ogni parte del corpo, eppure tenne duro fino alla fine. Ce l'ha fatta per le parate di Bastianoni. Ce l'ha fatta per Fiamozzi, un ragazzino che si comportò come un veterano. Ce l'ha fatta per Luca Ricci, che non giocò mai o solo pochi minuti eppure mi disse: "Mister, se ha bisogno faccio anche il centrocampista". Ce l'ha fatta perché gente come Bjelanovic, che ha fatto la Champions, accettò di farmi da consigliere più che da giocatore. Ce l'ha fatta perché Blasi veniva da un infortunio gravissimo eppure si allenava come un matto».
Varese-Novara, la forza della panchina.
«Tutti quelli che erano seduti accanto a me, che per qualcuno sono un peso, nel Varese erano collegati con un filo di corrente invisibile, un filo che faceva accettare a tutti le mie decisioni, e a tutti di mettersi a disposizione della squadra. Tutte queste cose assieme fecero vincere il Varese con il Novara».
Varese-Novara, cosa disse Bettinelli nello spogliatoio.
«Nulla di particolare ma ricordo molto bene che la mattina prima dell'andata dei playout eravamo andati su un campettino a fare un risveglio muscolare, come dicono quelli bravi. Dissi ai ragazzi radunati in cerchio che avevo fatto un sogno e che potevano stare tranquilli... dovevano solo dare il meglio di loro stessi, perché tanto sarebbe andata bene.
Dissi: andiamo a giocare su un terreno sintetico, veloce, loro lo bagneranno e il campo diventerà ancora più difficile, ci saranno 20 minuti di aggressione e noi andremo in grande difficoltà ma riusciremo a stare compatti e uniti. E poi, la prima volta che attaccheremo, faremo gol. Così accadde: presero una traversa, Bastianoni fece una grande parata ma, alla prima ripartenza, Zecchin pescò Pavoletti e sapete tutti come andò».
Varese-Novara, la sofferenza.
«Se non sai soffrire e subire, non puoi sciogliere le difficoltà nel gruppo e andare a vincere alla prima occasione che ti capita. "Soffriremo, ma lo faremo assieme": dissi ai ragazzi lavorando sul loro amor proprio, sulla capacità di dare il meglio, sull'amore per la maglia e per il proprio lavoro».
Varese-Novara, oggi.
«I biancorossi hanno inanellato una serie di risultati positivi importanti, il mister sta lavorando su concetti che i ragazzi hanno fatto loro e assorbito: la grande sintonia tra tecnico e squadra è fondamentale. Il Varese arriva con enorme determinazione a questa partita e, mentalmente, con la consapevolezza di poter fare una grande gara e un grande risultato.
Il Novara ha fatto una campagna acquisti faraonica per la categoria, ci sono dei nomi che possono fare la differenza da soli, al di là del fatto che abbiano o no un grande gioco».
Varese-Novara, vincere o...
«Hanno 8 punti in più e vincere, per il Varese, significa molto più che prendersi 3 punti. Significa mettere pressione. Nessuno si deve nascondere dietro un dito: questa sfida è da vincere. Chi dovesse dire che questa non è la partita decisiva, direbbe una bugia. Se finisci staccato di 11 punti da una squadra più forte di te, non li recuperi. Se vai a -5, i giochi si riaprono. A 8 si rimane nel limbo. Non insegno nulla a nessuno, ma le partite durano 90 minuti: si vincono al primo ma anche al 90' o oltre. Bisogna avere la consapevolezza dei primi ma l'umiltà degli ultimi e sapere che Varese-Novara si può decidere in qualunque momento».
Varese-Novara oggi, i giocatori del Betti.
«Ho avuto la fortuna e l'onore di allenare gente come Gazo e Disabato: possono essere un esempio per tutti. Se dovessi affrontare il Novara, io, dall'esterno senza sapere nulla, non potrei fare a meno di giocatori come Donato e Francesco perché incarnano lo spirito del Varese. Senza dimenticare Luca Piraccini: ho potuto lavorarci assieme, è un grande ragazzo e un grande professionista. Questi sono uomini che sanno il valore di questa partita per un cuore biancorosso: per me sarebbero imprescindibili».
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Calcio | 04 febbraio 2022, 22:08
«Al mio Varese prima del Novara dissi: "Ho fatto un sogno, so già come finisce". Loro faraonici, noi cuore e curva»
Stefano Bettinelli fu l'ultimo condottiero biancorosso capace di battere gli azzurri firmando l'impresa della salvezza in B. In questa intervista riavvolge il film di una sfida infinita e il suo credo, valido anche oggi: «Soffriremo, ma lo faremo assieme. Chi dovesse dire che questa non è una partita da vincere, direbbe una bugia. Il giocatore decisivo? Undici candele accese fanno più luce di un faro in mezzo al campo»

Stefano Bettinelli in trionfo dopo Varese-Novara di venerdì 13 giugno 2014 al Franco Ossola: biancorossi salvi in B, azzurri retrocessi in C (foto Ezio Macchi)
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