Le immagini di ieri provenienti da tutta la Lombardia, che nel primo giorno di zona gialla ha di colpo gremito di nuovo vie e piazza e soprattutto le attività commerciali non appartengono a Lavena Ponte Tresa.
A denunciare «un giallo che non è un giallo» il sindaco Massimo Mastromarino, che è anche il presidente dei Comuni di frontiera, il quale ieri mattina, come latri suoi concittadini si è recato in diverse attività commerciali presenti nel suo paese per fare i primi regali natalizi. «Come sempre i nostri commercianti si sono dimostrati gentili e professionali, anche se nei loro sguardi traspariva la delusione e la preoccupazione per un paese con poca gente in giro - afferma Mastromarino - eppure siamo entrati, dopo più di un mese di sacrifici, in Zona Gialla. Alla televisione scorrono le immagini di altre realtà, in Lombardia, dove molta gente si dedica allo shopping. A Lavena Ponte Tresa non può avvenire. Una applicazione rigida, meticolosa, letterale delle diverse norme contenute nei vari Dpcm, allegati, circolari e ordinanze, ha reso una frontiera ogni giorno varcata da almeno 10 mila persone, oggi praticamente invalicabile. Una economia da sempre transfrontaliera è oggi tale sono sul versante elvetico. Non vale per quello italiano. E allora pongo una domanda e ciascuno risponda secondo le proprie capacità, ruolo e senso di responsabilità. Abbiamo fatto tutto ciò che si poteva fare affinché, anche solo per 8 giorni, per 192 ore, per 80 ore lavorative, anche questa parte di territorio di Lombardia, si ritrovasse per davvero in zona gialla?»













