Lo sport non è solo competizione, medaglie o cronometri che si fermano al centesimo di secondo. È un linguaggio universale, una passione che brucia anche lontano dai podi e che, talvolta, riceve il riconoscimento più alto: diventare parte della storia a cinque cerchi. Mentre il countdown scorre veloce e sale l’adrenalina per i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026, Busto Arsizio risponde "presente". La città manderà i suoi rappresentanti a scortare il fuoco di Olimpia: insieme ai nomi già noti di Mirko Tassin (LEGGI QUI) e Valter Fatone (LEGGI QUI), ci sarà anche Antonio Belloli.
Volto conosciuto in città per la sua attività di imprenditore all’interno della storica azienda di famiglia Antonio Aspesi, Belloli smetterà per un giorno i panni del manager per indossare la divisa bianca ufficiale del tedoforo. L’appuntamento è fissato per venerdì 23 gennaio 2026 a Trieste. Lì, nel cuore della città battuta dalla bora, percorrerà i suoi 300 metri con la torcia in pugno, protagonista di quel passaggio di consegne – il "bacio" della fiamma – che unisce idealmente l'Italia intera.
La sua selezione è il frutto di un percorso iniziato quasi per gioco, ma coltivato con la serietà di chi lo sport lo ha nel sangue. «C’era un mio amico che mi ha detto che c’era la selezione – racconta Belloli, con la schiettezza che lo contraddistingue –. Sono andato a vedere, mi sono iscritto e poi mi hanno fatto un sacco di domande: cos'è lo sport per te, come lo intendi, quanti sport hai fatto, se sei un agonista. È un questionario che non avrei mai fatto in tutta la mia vita, sono venti pagine».
Quella candidatura, inviata nel giugno scorso, è stata accolta a settembre, riconoscendo in lui un testimone autentico della gioia del gioco. Belloli, che ricopre anche il ruolo di responsabile del progetto golf per gli studenti della Liuc, ha attraversato la vita provando e appassionandosi a tantissime disciplina: dal tennis al basket, dall'hockey fino al baseball. Un eclettismo supportato da una dote naturale: «Io mi rapporto allo sport sempre nello stesso modo: lo faccio perché per me è un divertimento. Pur non supportato da un fisico atletico, anche da piccolo, ho compensato con la passione, con il talento e con la voglia di stare bene».
La sua è una passione onnivora, che non conosce orari. «Qualsiasi cosa ci sia di sport, io la guardo. Anche di sera, siccome non dormo tantissimo, mi alzo e c'è sempre qualcosa, soprattutto qualcosa con lo "sfondo verde", che sia golf, tennis, biliardo, baseball...». È questo spirito genuino, forse, ad aver convinto il comitato organizzatore: la capacità di vivere la competizione come momento di aggregazione prima che di scontro. «Lo faccio per stare con gli amici. Partecipo a competizioni, ma non gioco perché devo vincere per forza. Forse questo spirito fa la differenza».
La trasferta triestina sarà un affare di famiglia, vissuta con lo spirito della gita fuori porta ma con la solennità dell'evento irripetibile. A confermarlo è la moglie Elisabetta Bonfanti, che ha preso in mano le redini logistiche della spedizione, organizzando il viaggio e il soggiorno per supportare il marito in questa avventura.
Belloli arriverà all'appuntamento con la fiaccola dopo aver superato anche gli imprevisti del mestiere di sportivo amatoriale, come un infortunio a spalla e mano rimediato anni fa sugli sci a Cortina. Ma l'entusiasmo è intatto, anche se l'allenamento per i 300 metri è tutto mentale e ironico: «Io non corro più da tempo – ammette Belloli – Mi sto allenando per farmi trovare pronto e non fare brutte figure».
Eppure, quel venerdì di gennaio, il passo sarà fermo e l'emozione alta. Antonio Belloli porterà un pezzo di Busto Arsizio lungo le strade di Trieste, dimostrando che lo spirito olimpico non appartiene solo ai campioni in copertina, ma anche a chi, con "mani d'oro" e passione infinita, ha fatto dello sport il compagno fedele di una vita intera.














