(Adnkronos) - Un'economia sostenuta da big italiani di portata internazionale come Leonardo e Fincantieri, qualche difficoltà per automotive e metallurgia, un rinnovato dinamismo per il comparto legno-arredo e la conferma della centralità degli scali marittimi, come Trieste e San Giorgio di Nogaro, porte di accesso per il turismo e gli scambi commerciali con l'estero. Ma, secondo gli imprenditori, servirebbe una maggiore unità nel Nord Est e più risorse per sostenere la ricerca. Questa la fotografia del Friuli Venezia Giulia illustrata all'Adnkronos dal presidente di Confindustria Fvg, Pierluigi Zamò.
"L'economia friulana -spiega Zamò- appare nettamente divisa: abbiamo delle eccellenze come Fincantieri e Leonardo che includono tutto un indotto con moltissime aziende della regione; abbiamo il turismo, che finora è stato supportato molto bene dalla regione e che ha tenuto in maniera egregia; il settore dell'arredo ha qualche difficoltà, specialmente per via delle esportazioni verso gli Stati Uniti, ma sta finalmente unendo le forze sotto la regia del cluster legno-arredo che sta sviluppando un sistema tra Manzano, con il distretto della sedia, Brugnera con il mobile e Tolmezzo per il legno e i derivati. L'automotive è più in difficoltà, ma considerando che Leonardo viaggia a gonfie vele, l'idea è quella di portarlo gradualmente verso la difesa".
Tra gli altri settori, "il metallurgico sta soffrendo per gli ovvi motivi dei dazi, soprattutto sull'acciaio". Per questo, avverte Zamò, "dovrà trovare necessariamente altri mercati", ma comunque "siamo nella normale dialettica". Altro asset "molto importante, che sta funzionando" è il porto di Trieste, con quello di San Giorgio di Nogaro: "Si è sofferto per un po', anche per la mancanza del direttore, dopo l'uscita di Zeno d'Agostino che aveva sviluppato molto bene tutti i traffici -ricorda Zamò- ma ora finalmente è stato eletto il nuovo direttore" e dunque lo sguardo adesso è rivolto al futuro, "considerando che Trieste è il porto naturale del nord Europa, almeno fino alla Cecoslovacchia e metà della Germania".
Il Friuli gode di una condizione particolare, essendo una regione a statuto speciale, e ciò per le imprese si traduce "sicuramente in un vantaggio". Il fatto, spiega il presidente di Confindustria Fvg, è che "abbiamo un dibattito molto più veloce e fattivo con i referenti locali; al tempo stesso, anche loro si aspettano da noi imprenditori delle idee". Ed è proprio in tal senso che si sta cercando di portare alla luce il tema della difficoltà di reperire personale, oltre alla necessità di crescere sui mercati esteri: "Dalla transizione green al digitale la difficoltà di reperire personale è trasversale -spiega Zamò-. Noi, come Confindustria, abbiamo lanciato due progetti, uno in Ghana, l'altro in Egitto".
In Ghana, ad esempio, "i lavoratori vengono istruiti in una scuola di Salesiani; le aziende fanno richiesta di particolari specializzazioni e quindi c'è un primo apprendimento che viene fatto in Ghana, dopodiché si trasferiscono e vengono assunti dalle aziende. Noi provvediamo a fornirgli un'abitazione, almeno per il primo anno", poi l'integrazione segue il suo percorso naturale. "Tutto questo è concertato tramite Umana", un'agenzia per il lavoro autorizzata dal ministero del Lavoro, e "funziona". Il progetto in Egitto ha lo stesso schema: "E' il nostro modo di provare a risolvere i problemi, cerchiamo di farlo al meglio, facendo cose concrete".
C'è poi il tema del 'digitale': tra le realtà attive in Friuli Venezia Giulia ce n'è una nata nel 2011 come centro di creazione di competenze. Si chiama Lef ed è nata da una joint venture tra Confindustria Alto Adriatico e McKinsey & Company, insieme ad altri soci del territorio. Nata come centro di formazione, funge anche da partner e acceleratore nei processi di trasformazione lean e digital: "E' una fabbrica modello che spiega la cosiddetta 'lean experience'", ossia un processo che si verifica attraverso l'ottimizzazione delle attività all'interno di una organizzazione: "Anche in questo caso stiamo adattando le imprese a questo nuovo modo di competere e di usare i macchinari". Sempre, però, tiene a precisare Zamò, mantenendo la centralità delle persone: "Gli uomini, non dobbiamo dimenticarlo, sono il fattore per cui noi rimaniamo a galla e vinciamo. Abbiamo dei collaboratori magnifici". Il cerchio sembrerebbe chiudersi; tuttavia c'è ancora qualcosa che il presidente di Confindustria Fvg vorrebbe riuscire a vedere risolto al termine del suo mandato: "Il mio obiettivo -dice- è tentare di dare un'unità al Nord-Est, affinché riesca a collegarsi di più, a fare ricerca assieme. C'è la Fondazione Nord-Est che adesso ha un nuovo presidente: lì dobbiamo mettere risorse, tutti. Dobbiamo credere nella ricerca". E poi, conclude riferendosi al ruolo delle confederazioni: "Il Friuli è piccolo; due Confindustria proprio non servono".














