«Messico e nuvole… il vento suona la sua armonica, che voglia di piangere ho…» cantava Jannacci, ma alle nostre latitudini chi ha voglia di piangere per le nuvole arrembanti sul fine settimana di Pasqua sono i ristoratori del Sacro Monte, che in caso di pioggia (e vento) vedono le prenotazioni per il pranzo pasquale drasticamente ridotte.
Ieri, mercoledì, eravamo seduti a pranzo in un Montorfano quasi deserto, a parte due tavoli e uno di turisti stranieri, forse olandesi, che incuranti dei rovesci sono venuti a visitare il borgo. Con Andrea si riflette sul perché i varesini, e non solo, abbiano paura della pioggia o non muovano un passo sotto l’ombrello dal parcheggio al ristorante per “rischiare” una Pasqua o Pasquetta fuori porta in uno dei sei ristoranti del Sacro Monte, tra cui il ritrovato “Milano”, riaperto il 5 aprile scorso.
Per le viuzze del paese non c’è anima viva, sembra novembre e nuvole basse ricoprono le montagne, la meteo non promette nulla di buono, e ormai tutti ne siamo schiavi, prima di intraprendere qualsiasi iniziativa la compulsiamo ininterrottamente, anche passando sopra certe previsioni terroristiche. A Pasqua sarà variabile? Meglio non rischiare e rimanere a casa o al massimo in città, salire fino al Sacro Monte forse nella mente implica già un’escursione in montagna, con freddo e umidità. E poi il parcheggio, e poi l’ombrello, e poi i bambini che frignano.
Davanti alla Caserecce con carciofi e salsiccia e al Petto d’oca con patate sauté e misticanza, le riflessioni si fanno serrate, soprattutto dopo una splendida crostata ai frutti di bosco e a un Amaro del Capo: quanto il clima influisce sull’economia del borgo, meraviglia Unesco e invidiato da tutti, e quanto invece il cambiamento di abitudini, dovuto proprio alla tecnologia che ci consente di vedere che tempo farà quasi al minuto secondo? Quanto magari anche la pigrizia di uscire dalla città quasi sicuri di trovare pioggia e rimanere fermi al ristorante tutto il pomeriggio?
«Qui capita questo», ci dice Lara Tedeschi, titolare del Ristorante Montorfano, «se c’è il sole dobbiamo mandar via la gente e non riusciamo a gestire sala e terrazzo, se appena appena le previsioni sono incerte ecco che saltano, come è successo adesso, 70 prenotazioni per il pranzo di Pasqua e dintorni! Noi abbiamo fatto un investimento, come i colleghi del “Milano” che mostrano un grande coraggio, ma siamo in balia del clima, che fino a fine mese non promette nulla di buono».
Eppure il Sacro Monte mostra tutto il suo fascino anche con la pioggia e la nebbiolina, e metter le gambe sotto il tavolo in una situazione di maltempo o di variabilità può avere il suo perché, si gustano di più i cibi e il vino, magari si fraternizza con i vicini di tavolo sperando che prima o poi arrivi un’occhiata di sole. Oppure, «per fatal combinazion», mettiamo il caso che si possa anche incontrare, tra un piatto e una chiacchiera, l’anima gemella. Lo cantava un secolo fa Armando Gill in “Come pioveva”, e ancora oggi lo scenario del Sacro Monte, pioggia o non pioggia, può fare tranquillamente da Cupido.