Chi può dirci cosa scrivere o non scrivere sui Mastini? Nessuno. A meno che abbia dimostrato due cose: 1) la capacità di affrontarci, combattendo o confrontando le nostre idee con le sue, faccia a faccia perché persino nell'impero dell'intelligenza artificiale crediamo che il mondo hockey resti duro e puro, di sostanza e non di facciata: meglio salire sul ring contro Buono di avere a che fare con finti buoni; 2) l'appartenenza a uno spirito che non si consuma nell'attualità del presente, ma sorge dalle viscere della fedeltà e della presenza nelle cose di campo e di famiglia giallonera: buona incudine non teme martello, se nasciamo con Denis Houle e cresciamo con Dominic Perna, non moriremo comunque qui.
Queste cose sono riconoscibili nei fatti in un unico vero e grande padrone di VareseNoi e del Varese: i tifosi. Se a una settimana dalla final four di Coppa Italia restano solo 300 biglietti per la semifinale con il Caldaro (in 500 hanno acquistato il mini abbonamento che garantisce di godersi la due giorni di hockey in via Albani, mentre sono 300 i singoli tagliandi venduti per la sfida tra gialloneri e altoatesini), la strada è tracciata dalla gente. Basta percorrerla.
Quella gente che ha sempre fatto la differenza, da quando metteva le ali all'ultimo alito di vita della Shimano nell'antro di via Albani (in casa solo vittorie con il Bolzano, in trasferta sempre ko, non a caso) all'anno del "Ventisette" con double incorporato. I Mastini sono da sempre tumulto, sfida, provocazione, ansia, entusiasmo, follia, paura, rinascita, destino, vendetta o, come scrisse l'indimenticabile Leo Siegel, «un popolo con le sue tradizioni e la sua orgogliosa identità». Ma sono anche nelle parole che ci fecero innamorare della potenza e della crudeltà del giornalismo sportivo, e dell'hockey, scritte sul quotidiano Alto Adige nel 1987, l'anno del primo scudetto giallonero quando l'inviato da Bolzano, non riuscendo a credere ai suoi occhi di fronte alla caduta del Titanic biancorosso dopo 27 anni di dittatura altoatesino-veneta, vergò questa verità assoluta: «Nella bolgia del Palalbani caddero gli dei».
E non dovremmo credere nella possibilità dei Mastini di vincere la Coppa Italia o di riscattarsi stasera ad Alleghe contro la squadra forse più in forma del campionato dopo due partite per tre quarti orribili, senza pathos e con poco cuore, nonostante le nostre opinioni contundenti sempre espresse vis-à-vis, nome e cognome in calce all'articolo versus nome e cognome in panchina?
Non solo crediamo nel Varese, ma giochiamo al rilancio invece di battere in ritirata: tre partite - Alleghe, Caldaro e Aosta o Feltre - possono fare la differenza tra chi per ora è ancora un giocatore in erba o un buon giocatore e chi può essere un Mastino per sempre. Tra un allenatore vincente altrove e un allenatore vincente a Varese.
Essere con i Mastini anche o soprattutto esponendo dubbi, rilievi e inquietudini (siamo pagati per fare quello, non per lisciare il didietro o restare a guardare inermi i disegni dell'altissimo) e non solo negli elogi, arrivati copiosi e meritati per anni, non significa scendere dal carro dopo esserci rimasti inchiodati, come dicono i vittimisti della mutua, ma restare se stessi, aderenti alla realtà e convinti di poter aggiungere un contributo in più, diretti e limpidi come l'acqua di sorgente.
Se il "Ventisette" che riportò i gialloneri al trionfo dopo 27 anni di attesa era scritto nel destino e nell'anima di quel gruppo, nelle sofferenze patite, nella magica alchimia e nella chiusura di un cerchio fatto di radici, esilio, sofferenza e ritorno alle origini, qualunque cosa avverrà da stasera a domenica prossima dopo la finale sarà figlio della contaminazione di quello spirito originale con il vento della gioventù, dell'est e del grande nord. Glavic, Makinen, Kuronen, Matonti, Perino, Ghiglione e gli ucraini sapranno fondersi oppure almeno contagiarsi e incastrarsi con l'anima vincente giallonera in un unico spirito e in un sol corpo, senza che gli uni abbiano qualcosa da rimproverare all'altra, o viceversa?
Dall'allineamento forzato, naturale o magari per sfinimento di questi pianeti, "costretti" a coincidere nella serata perfetta, dipenderà la possibilità di fare altri due passi nella storia. Sapendo che nella bolgia del Palalbani caddero gli dei, e possono cadere ancora.
Master Round
Seconda di ritorno
Stasera: Caldaro-Aosta (19.30), Alleghe-Varese (20.30)
Ieri: Feltre-Appiano 7-2 (2 gol Kadlec, 2 Korkiakoski, 1 Foltin)
Classifica
Caldaro 39 punti. Aosta 32. Feltre* 31. Varese 25. Alleghe 16. Appiano* 13. *una gara in più
Le altre gare giallonere del ritorno: Varese-Appiano (sabato 15 febbraio, 18.30), Aosta-Varese (giovedì 20 febbraio, 20), Varese-Caldaro (sabato 22 febbraio, 18.30).
Qualification Round (le prime due ai quarti playoff)
Nona giornata
Stasera: Bressanone-Valpellice (18), Dobbiaco-Pergine (20), Fiemme-Como (20.30). Riposo: Fassa
Ottava giornata
Giovedì: Pergine-Bressanone 6-3, Valpellice-Fiemme 3-2 overtime, Fassa-Dobbiaco 4-0. Riposo: Como
Classifica
Fassa 28 punti. Fiemme 25. Valpellice 23. Pergine, Dobbiaco 19. Bressanone 7. Como* 4.
Final four Coppa Italia - Acinque Ice Arena
Semifinali - Sabato 8 febbraio: Aosta-Feltre (ore 15), Caldaro-Varese (ore 19)
Finale - Domenica 9 alle ore 19.30
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