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| 22 maggio 2024, 07:00

Intervista Andrea Ranocchia: sono molto felice per questo scudetto

Andrea Ranocchia, in questa intervista esclusiva, parla di tanti argomenti e, tra questi, non può che essere felice della seconda stella conquistata dalla sua amata Inter.

Intervista Andrea Ranocchia: sono molto felice per questo scudetto

Andrea Ranocchia, ex difensore dell’Inter, ha voglia di raccontarsi e lo fa in un’intervista esclusiva in cui parla di tutto: dallo scudetto al razzismo passando per la sua carriera e per il ruolo dell’allenatore moderno. Vediamo cosa ci dice.

Andrea Ranocchia è un fiume in piena e ha voglia di parlare di calcio, della sua Inter, delle sue sensazioni come giocatore, del ruolo dell’allenatore moderno e di temi più spinosi come il problema razzismo e la troppa pressione sui giovani. L’intervista Ranocchia la inizia facendo i complimenti ai nerazzurri per lo scudetto. Il difensore è rimasto in contatto con tanti amici nello staff ed è davvero felice della seconda stella, conquistata, poi, nella partita contro il Milan: “Naturalmente vincere  nel derby ha un sapore ancora più importante. Quindi diciamo che l’importante era vincere, però vincere nel derby è ancora più speciale.”.

Andrea ha voglia, però, di raccontare un derby finito male nel suo primo campionato con la maglia dell’Inter. L’anno è il 2011, sei mesi dopo il Triplete di Mourinho: “Ero appena arrivato all’Inter, avevamo fatto una grande rimonta da gennaio a maggio e speravamo di vincere anche il campionato. Abbiamo avuto lo scontro diretto con il Milan che eravamo due punti sotto e l’abbiamo perso. Purtroppo, quello è un ricordo di un derby terribile, però era anche il mio primo derby, quindi sicuramente il sapore, l’atmosfera pre-partita è stata veramente emozionante.”.

Dobbiamo dire, però, che la bellezza dello scudetto è stato un po’ offuscato dalla brutta prestazione in Champions League e Ranocchia ne è consapevole: “All’andata ha creato tanto, ma non ha concretizzato le occasioni. Ma lì sono episodi perché comunque all’andata l’Inter ha fatto una grande partita, ha creato tantissimo ma gli è mancato l’ultimo passo perché se fossero riusciti ad arrivare a Madrid con un punteggio diverso sicuramente sarebbero passati.”. Il calcio, purtroppo, è fatto di episodi e, in questo caso, l’Inter non è riuscita a sfruttare le tante palle gol create. Non ha perso, dunque, ai rigori ma ha perso per la brutta gestione delle due gare contro l’Atletico Madrid.

Dirigenza, esperienza personale all’Inter, Simone Inzaghi

“Per me quelli della dirigenza negli ultimi anni sono stati dei fenomeni a livello mondiale. Io non credo che altri dirigenti siano riusciti a fare il lavoro che hanno fatto loro visto il pochissimo budget, cioè quasi zero.”. Questo è quello che Ranocchia pensa della dirigenza dell’Inter elogiando non solo Marotta ma anche Zhang, un presidente presente anche se lontano e che ha fatto un vero miracolo prendendo l’Inter piena di problemi e rendendola una delle migliori squadre a livello mondiale. 

Anche la campagna acquisti, con pochissimi soldi spesi e tanti parametri zero, ha regalato grandi sorprese e un ottimo campionato per alcuni nomi poco conosciuti. Gente come Marcus Thuram o Sommer non erano considerati di certo campioni ma, con il passare delle gare, hanno dimostrato grande attenzione e qualità. Attenzione, quindi, e grande qualità le stesse caratteristiche che, all’inizio della sua esperienza interista, Ranocchia ha trovato nello spogliatoio. Avere a che fare con gente come Milito, Cambiasso, Materazzi, Chivu, Stankovic non è roba da tutti i giorni ma ci pensi dopo: “Quando sei dentro sembrano tutte cose un po’ normali, però se lo vedi da fuori dici “ma sto giocando con Zanetti? Non è vero!”. 

Andrea ha parole di grande elogio anche per Simone Inzaghi che considera un allenatore preparato e un uomo molto intelligente perché è in grado di creare gruppo. Pensiamo, infatti, a quello che ha fatto in questi anni all’Inter, a quanto i suoi giocatori lo apprezzino e lo seguano. Un po’ quello che è successo anche alla Roma di Daniele De Rossi che, a sorpresa, è stato chiamato a sanare uno spogliatoio rotto da Mourinho. Creare un rapporto, come nel caso interista, è tutto e permette di arrivare a grandi risultati. L’allenatore moderno, continua Ranocchia, non è solo uno che ragiona per moduli: “è il capitano, è il capo, è quello che deve essere psicologo, deve essere tecnico, deve essere tattico, deve gestire 25 personalità più tutti quelli che ruotano intorno. E un allenatore di alto livello deve essere bravo in tutte queste cose.”.

 

Azzurri, razzismo e pressione sui giovani talenti

Interrogato sulla nazionale azzurra, Ranocchia è più che propositivo su un’eventuale finale europea: “Secondo me se la può giocare benissimo. Poi l’allenatore è molto bravo, un allenatore che per la nazionale è perfetto quindi sicuramente se la possono giocare. Però ci sono anche gli avversari e ci sono delle stelle, Bellingham nell’Inghilterra, Mbappé con la Francia… questi sono giocatori che spostano tanto anche nelle partite dentro fuori.”. Insomma, ci sono tutti i presupposti per far bene ma squadre come Spagna, Inghilterra e Francia sono molto forti. 

A proposito di Francia non si può non parlare di ciò che è accaduto tra Maignan e la curva dell’Udinese o di Juan Jesus e Acerbi. Ranocchia dice che il razzismo c’è sempre stato, che prima era peggio e che ora è un po’ migliorato, non tanto quanto avrebbe potuto. Questo perché “il problema è culturale, il problema proviene da fuori del mondo del calcio. Poi diciamo è quello in cui risalta di più perché è lo sport nazionale, è la terza economia del Paese, gira tanto intorno al calcio. Ma il problema è culturale, il problema è che l’ignoranza in giro è tantissima.”.

La stessa ignoranza che permette, a tantissimi profili, di parlare a sproposito sui social dei calciatori. Questo acuisce la pressione sui nuovi talenti che poi sfogano la loro frustrazione in campo e fuori, perdendo anche di concentrazione. Per questo motivo. Andrea si augura che suo figlio possa sempre divertirsi e basta, senza pensare a un futuro da professionista. Il piccolo Ranocchia ha, infatti, da poco intrapreso ad allenarsi a calcio e ci sono tanti, tantissimi giocatori che cercano, in tutti i modi, di provare a inserire i figli in qualche grossa squadra. Questo, per Ranocchia, è sbagliatissimo ed è anche per comportamenti simili che ha deciso, alla fine della sua carriera, di vivere lontano dal pallone e senza nessun rimpianto.

Richy Garino

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