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Opinioni | 05 ottobre 2023, 11:31

L'OPINIONE. Un like non vale quanto la vita degli altri: le multe non bastano, vietiamo del tutto il cellulare in auto

Il 24% dei disastri stradali è dovuto all’uso del telefono da parte del conducente: c'è un modo molto più risolutivo di quello all'italiana di minacciare multe salate o ritiro della patente che nessuno poi fa applicare. Si tornerebbe a un ritmo di vita più umano e non saremmo più schiavi della mania di controllare e decidere tutto in diretta

L'OPINIONE. Un like non vale quanto la vita degli altri: le multe non bastano, vietiamo del tutto il cellulare in auto

Si chiama Fomo, ed è la paura, anzi spesso il vero e proprio terrore, di rimanere esclusi da ciò che sta accadendo in tempo reale intorno a noi, che magari in quel momento siamo chiusi nella nostra macchina, forse in sorpasso, e ci prende la smania di sapere se la fotografia che abbiamo postato ha già ricevuto qualche “like”.

È la “Fear of missing out”, l’ansia di rimanere fuori dal mondo, di essere sempre connessi, anche quando guidiamo, andiamo in bicicletta, corriamo in mezzo ai boschi, il dannato telefono è lì in agguato, pronto a rassicurarci, a dirci che non siamo soli. La nostra tata virtuale, anche a 70 anni. È già arrivata la notifica da Whatsapp? O il messaggino dell’amica con il costo del vestito visto ieri in vetrina? Perché Giacinto non chiama? Cosa starà facendo l’Inter?

Domande di cui vogliamo conoscere la risposta immediatamente, costi qual che costi, magari anche una vita umana, perché secondo le ultime statistiche lo smartphone è la prima causa di incidenti, con un rischio potenziale di quattro volte superiore a quello di chi non lo usa in macchina. In Italia, infatti, circa il 24 per cento dei disastri stradali è dovuto all’uso del cellulare alla guida, con circa 400mila incidenti ogni anno.

Nell’epoca dei social, la nostra vita deve essere sempre “in diretta”, così al telefono decidiamo in macchina gli appuntamenti di lavoro, il dentista, la cena con gli amici, chattiamo con tizio e caio, mandiamo messaggi a fidanzati e amici, e intanto magari guidiamo, non sapendo che viaggiando in autostrada a 130 chilometri all’ora e rispondendo al cellulare per soli sette secondi si percorrono oltre 250 metri alla cieca, e distraendoci al telefono per due secondi, a 50 all’ora l’automobile si guida da sola per 30 metri, quanto basta per investire chiunque.

Già i futuristi avevano inventato il “pranzo simultaneo” per «gli uomini di commercio impossibilitati dal turbine degli affari a soffermarsi in un ristorante o a ritornare in casa», con una «grossa pipa di metallo laccato in rosso con fornelletto elettrico» dove cuocere una minestra e «dei piccoli thermos a forma di penne stilografiche riempiti con cioccolata calda». Una provocazione divertente, ma in fondo il preludio all’attuale dipendenza dal finto improcrastinabile.

Ma la maleducazione stradale non si ferma all’uso scorretto del cellulare: attraversare sulle strisce è diventato pericoloso, in pochi rallentano e si fermano, in molti ignorano il pedone e, purtroppo la cosa non ci fa onore, a lasciare il passo sono più spesso gli automobilisti con targa straniera, svizzera, francese o belga, molto più ligi al codice stradale. Non mancano comunque le eccezioni anche oltre frontiera, con svizzeri che in Ticino viaggiano a 50 all’ora timorosi delle salatissime sanzioni, e in Italia si scatenano, sfrecciando a 80 in città e parcheggiando alla sanfasò.

La ventilata riforma del codice stradale prevede un giro di vite nei confronti di chi guida con cellulare incorporato: da 422 a 1.697 euro di multa con sospensione della patente da 15 giorni a due mesi fin dalla prima violazione. Se uno è recidivo, rischia la sospensione della patente fino a tre mesi e una pena pecuniaria di 2.588 euro. A chi guida ubriaco o drogato, il documento, ritirato immediatamente, sarà buttato nel cestino per tre anni. Un po’ poco per chi rischia il male proprio e altrui, perché l’8,7 per cento degli incidenti gravi è provocato da ubriachi e il 3,4 da drogati alla guida.

Come arginare una deriva di malcostume che arriva dritta dall’uso smodato dei social e dalla mania di controllo, esasperata dalla velocità del nostro modello di vita?

Semplice, vietando in toto l’uso del cellulare in macchina, perché in macchina si guida e non si telefona, come si è sempre fatto prima dell’arrivo dell’infernale aggeggio che ci costringe a mescolare il piacere con il dovere, a far diventare urgentissimi argomenti che si possono tranquillamente affrontare a casa o al bar, a dare somma importanza al messaggino stupido, a scattarci un selfie mentre viaggiamo a 120 all’ora. E poi a postarlo, senza alcun pudore.

Si è persa la sacralità del lavoro, il senso del dovere è sparito dai radar, tutto è permesso in questo universo di egocentrici, e pur di apparire nei social siamo disposti a passare sopra ogni regola, al volante e fuori, a bere come spugne e poi pretendere di tornare a casa incolumi senza aver stirato qualche pedone, a ignorare le zebre e i limiti di velocità, sacramentando contro gli autovelox, che invece dovrebbero essere più numerosi, almeno nelle arterie cittadine più trafficate.

In Canton Ticino è attiva da tempo l’associazione “Nez Rouge”, basta telefonare a arriva una macchina ad accompagnare a casa gli sbronzi da sabato sera senza rischi per il prossimo ma, con un poco di volontà, basterebbe che uno degli amici di bevute rimanesse sobrio e accompagnasse poi chi ha ecceduto con l’alcol. Esiste poi l’App “GuidaeBasta”, patrocinata da Anas e Polizia Stradale, che attiva automaticamente una modalità in grado di disattivare lo smartphone non appena si superano i dieci chilometri all’ora e di silenziare ogni chiamata, mail o notifica che tenti di distrarre il conducente intento alla guida.

Come sempre, la medicina migliore è il buon senso e l’educazione, il rispetto per sé e per gli altri, la voglia di ritornare a un ritmo di vita più umano e meno deputato alle macchine, raggiungere insomma una assoluta atarassia quando in macchina ci si accorge di aver dimenticato a casa il famigerato smartphone, e non invertire la marcia per andare a prenderlo. È il primo passo verso la disintossicazione. Dimenticate gente, dimenticate.

 

Mario Chiodetti

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