/ Calcio

Calcio | 28 aprile 2025, 20:50

IL COMMENTO. L'esempio (tradito) degli ex del Varese. Capozucca scovò Gorini a vent'anni, Sogliano prese Neto dalla periferia del mondo

Da anni si punta ai nomi e a continue rivoluzioni ottenendo poco o nulla, ma la strada maestra indicata dalla storia biancorossa è un'altra. Ed è fatta di fiuto, attaccamento, conoscenze, continuità, varesinità e gioventù. Neto venne scovato dall'Itala San Marco, Ebagua pescato nel Canavese e, prima, Gorini dal Corsico quando aveva vent'anni. Mangia, che lanciò la Primavera più bella della storia, arrivò ad allenare il vivaio nell'era Turri e Scapini lo impose nell'era Sogliano. Da Borghetti a Verderame, dallo stesso Scapini a Lazaar, ognuno degli ex presenti ieri al Franco Ossola racconta un modo di agire per questi colori perduto anche se identitario e vincente

Dall'alto in senso orario Pertile con gli amici Mangia e Scapini, Frontini con Lazaar e lo stesso Scapini, la coppia Neto-Ebagua e, poi, il gruppone degli ex in campo nella foto di Ezio Macchi

Dall'alto in senso orario Pertile con gli amici Mangia e Scapini, Frontini con Lazaar e lo stesso Scapini, la coppia Neto-Ebagua e, poi, il gruppone degli ex in campo nella foto di Ezio Macchi

Acqua passata forse non macina più, ma indica la strada da seguire - soprattutto di fronte a un presente da profonda depressione biancorossa - per chiunque voglia fare calcio a Varese e ottenere amore, seguito e, se non dispiace troppo, risultati. Basterebbe imitare l'esempio degli ex presenti ieri al Franco Ossola per assistere allo 0-0  da amichevole estiva con la Cairese - il Varese, per costituzione e inclinazione, le partite deve aggredirle e vincerle dal primo minuto - o per ascoltare i commenti a dir poco caustici sui tre nuovi loghi proposti ai tifosi (nell'unico che forse, ma ribadiamo forse, sarebbe più o meno passabile manca la cosa principale: cioè il nome del Varese). Un esempio fatto di fiuto, conoscenza (e conoscenze), attaccamento, statura umana, continuità, emozione e, soprattutto, varesinità nelle vene, innata o acquisita.

Prendiamo Neto Pereira e Giulio Ebagua: il primo è stato pescato a Gradisca d'Isonzo, profondo nordest, dall'Itala San Marco e il secondo dal Canavese, periferia molto periferica della provincia di Torino dopo che aveva fatto la guerra ai biancorossi in una vecchia partita di Seconda Divisione. Entrambi hanno fatto magie e gol, legandosi alla scalata alla serie B dall'ultimo posto della quarta serie ma, soprattutto, si sono legati per sempre con le loro famiglie alla nostra terra, che è diventata la loro. Si è perduto il metodo di trovare giocatori così, tenuti sott'occhio da mesi (vedi Neto: ai tempi Sogliano aveva addirittura una longa manus nel nordest che batteva i campi di periferia e che risponde al nome di Claudio Capuzzo) e poi strappati a lande minuscole o lontane grazie a fiuto, visione, abilità, perseveranza (narra la leggenda che per convincere il presidente dell'Itala a lasciare andare Neto, considerato come un figlio, servirono pranzi e cene non proprio all'acqua di rose) e, soprattutto, la capacità di capire in anticipo che solo certi tipi di giocatori a Varese possono realizzarsi fare la differenza. Quando Neto e Giulio arrivarono qui non erano fenomeni, non avevano conquistato promozioni a raffica, non si erano ancora rivelati per ciò che erano davvero: due potenzialità enormi ma inespresse esplose in biancorosso. Da quando non andiamo a pescare gente così, accontentandoci dei nomi o dei curriculum proposti da procuratori o direttori interessati?

Prendiamo Devis Mangia, accolto dagli amici come Stefano Pertile (esiste in questi anni un collante varesino e biancorosso più in gamba di lui?): arrivò ad allenare il settore giovanile nell'era Turri, prima del fallimento del Varese Football Club targato 2004, e fu portato da Giorgio Scapini, insieme a tanti altri ragazzi e allenatori, nell'era del Varese 1910 di Sogliano perché - come ricordava ieri Devis - «ai tempi nel vivaio comandava una persona e la sua parola e il suo fiuto erano legge». Mangia divenne l'artefice della squadra più bella mai vista a Varese dai tempi di Fascetti, quella Primavera che tra Viareggio e scudetto fece cadere una a una le grandi arrivando a un passo dal trionfo: una decina di quei giocatori hanno fatto carriera nel calcio professionistico da signori nessuno che erano. Dov'è il nuovo Mangia? Chi lo scova? L'assenza di dirigenti come Scapini, poi, è forse più grave persino di quella di un Neto o di un Ebagua perché in 115 anni di storia il Varese ha sempre fatto la differenza quando si è affidato ai giovani (vero, Peo?) ed è spesso stato tradito dai "vecchi". Perché questa vocazione e questo destino sono stati dimenticati nel cassetto, preferendo le sirene di giocatori già fatti e finiti che, poi, qui hanno fatto spesso la figura dei brocchi, persino in C e in B?

Prendiamo Oscar Verderame: non era solo un portiere e poi un preparatore dei portieri, era la quintessenza della varesinità e del sangue biancorosso allo stato più puro che potesse esistere. Faceva la differenza, dentro e fuori dal campo, perché sapeva come muoversi e con chi muoversi.

Prendiamo Achraf Lazaar: Scapini lo scoprì sui campi della provincia quando non era ancora un talento, ma aveva in sé il seme da cui sarebbe sbocciato quel talento. Chi rintraccia e poi coltiva oggi quei semi ancora non sbocciati?

Prendiamo Edoardo Gorini o Mauro Borghetti. Il discorso è simile, anche se antecedente, a Neto ed Ebagua: quando erano ancora ben lungi dall'essere il recordman di presenze o l'anima del Varese di Claudio Milanese che perse la serie B solo nella fatal Cittadella vennero scelti perché qualcuno vide in loro prima di chiunque altro ciò che sarebbero diventati a Varese e poi, nella vita professionale, altrove. E quel qualcuno si chiamava Stefano Capozucca, che andò a prendersi il ventenne Gorini dal Corsico e il venticinquenne Borghetti dal Lecco, fiutando in loro quella personalità, quel carisma, quel temperamento e quella capacità di legarsi alla maglia che poi scavarono un solco nella storia biancorossa ancora prima delle qualità tecniche. Ecco: si cercano ancora prima di tutto quelle doti caratteriali e umane senza le quali a Varese anche i fenomeni sono destinati a fallire?

Andrea Confalonieri


Vuoi rimanere informato sul Varese e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 340 4631748
- inviare un messaggio con il testo VARESE CALCIO
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
VareseNoi.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP VARESE CALCIO sempre al numero 0039 340 4631748.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore