Il capogruppo del Pd a Busto, Maurizio Maggioni, scrive sulla vicenda ospedale nuovo Dicendosi «preoccupato che il tema venga assorbito da uno scontro politico sloganistico e che si perdano gli obiettivi di rinnovata qualità».
Le critiche alla proposta di realizzare l’Ospedale Nuovo nell’area di Beata Giuliana sono note, a partire dalla conformazione e dalla collocazione dell’area e, a seguire, dalla gestione chiusa a qualsiasi analisi e confronto, da parte della Giunta Regionale e soprattutto dell’Amministrazione Comunale di Busto.
Dietro il no per il quali gruppi di associazioni hanno previsto manifestazioni e raccolte di firme ci sono però prospettive e visioni differenti: chi utilizza le critiche al progetto di Beata Giuliana per argomentare il mantenimento e lo sviluppo di due ospedali in una conurbazione di circa 300 mila abitanti;
- chi critica le scelte progettuali dell’Ospedale Nuovo di Beata Giuliana ma sostiene però che debba esser comunque prospettato un ospedale di dimensione e portata di vasta area, allo scopo di garantire i livelli di qualità ormai definiti da molti anni.
La negazione da parte di Regione e del Comune di Busto di un dibattito pubblico, ma soprattutto la chiusura rispetto ad un’analisi approfondita, non ha favorito certo l’emergere di una consapevolezza tra i cittadini e le organizzazione sociali nel merito di quali debbano essere i livelli di qualità da assicurare, di quali siano gli impedimenti oppure le occasioni di trasformazione dell’esistente.
Oggi anche nelle assemblee elettive di Regione, del Comune di Busto e di Gallarate emergono anche in seno al centrodestra singole posizioni che esprimono dubbi della più diversa natura, a testimoniare che anche nelle istituzioni non sono chiare nemmeno le coordinate di una strategia di sviluppo del SSN sul territorio della ASST Busto Valle Olona.
Queste condizioni però dovrebbero motivare molto di più le componenti sociali e politiche che non si riconoscono nelle politiche Regionali, ad attivarsi sul territorio per valutare precise e concrete proposte.
Da parte di chi conosce lo stato dei servizi dell’organizzazione e degli edifici sanitari nella conurbazione Busto/Gallarate non dovrebbe essere difficile indicare quante case e ospedali di comunità, secondo gli standard predefiniti, dovrebbero e potrebbero essere realizzati e con quali strutture fisiche esistenti, rinnovate o nuove.
Ma a parte l’impegno di qualche gruppo consiliare di minoranza ( anche il nostro in Consiglio Comunale a Busto ) che ha proposto valutazioni concrete, l’argomento si è spesso ridotto alla declamazione di uno slogan.
Anche le reali condizioni dei nosocomi esistenti a Busto, a Gallarate ed a Somma sono ben conosciute e meriterebbero una proposta chiara e concreta.
Si sa molto bene che l’Ospedale di Busto è suscettibile di importanti ampliamenti e ristrutturazioni: il monoblocco costituito dal Polichirurgico avrebbe potuto e potrebbe diventare parte di un articolato poliblocco. Ma il nosocomio di Gallarate di via Pastori, racchiuso in un area circoscritta non è passibile di una trasformazione fisica significativa che possa garantire anche per il futuro i necessari standard di qualità.
Una domanda inevitabile: perché la politica regionale non solo ha destrutturato sistematicamente l’organizzazione dei servizi territoriali, ma ha anche trascurato la nostra ASST rispetto ad altre nelle quali gli ospedali o sono stati sostituiti con nuove edificazioni, oppure ampliati, o comunque profondamente trasformati? (Varese, Como, Bergamo, Monza, Garbagnate, Legnano). Si tratta di una scelta politicamente voluta oppure è il risultato anche del fatto che questa area, pur conurbata, non riesce a dimostrarsi capace di una visione unitaria del destino dei propri fondamentali servizi ma rimane divisa nella tutela delle posizioni preesistenti per quanto deboli?
In ogni caso, soprattutto chi lavora per un’alternativa alle politiche di Regione Lombardia deve farsi carico di questi impegni proponendo una rete di interventi credibile e commisurata alle dimensione della vasta area e per raggiungere i necessari standard qualitativi in tutti i livelli del servizio sanitario.
Conosco e condivido le scelte che da tempo il Pd a livello Regionale e Provinciale ha sostenuto, dichiarando la necessità di un ospedale territoriale che rappresenti un salto di qualità rispetto all’esistente ma al contempo criticando la soluzione “fuori contesto” (Majorino) del progettato Ospedale di Beata Giuliana.
In tutti questi anni la soluzione indicata nelle proposte del Pd di fare dell’ampliamento dell’Ospedale di Busto il fulcro centrale del servizio ospedaliero di tutto il territorio, non è stata considerata ed analizzata sotto il profilo tecnico né è stata sostenuta sotto il profilo politico da parte dell’intero territorio e non ha trovato il sostegno nemmeno di coloro che contestano anche l’ospedale unico, dimostratisi in definitiva prioritariamente disposti a tutelare il dispersivo assetto esistente.
Le prospettive sono preoccupanti perché a fronte di una proposta molto criticabile da parte di Regione, permangono , dall’altra parte, incertezze, divisioni e la mancanza di una linea strategica concreta.
Ed in questa fase è purtroppo anche ipotizzabile un disimpegno da parte di Regione e dello stesso centrodestra, che, se non si manifesterà in un clamoroso voltafaccia sul previsto Accordo di Programma, potrebbe esercitarsi in una dilazione delle ancora lunghe tappe del percorso, nel favorire o non contrastare tutte le resistenze alla riforma, sia da parte dei privati, sia da parte di chi tutela gli interessi di una gestione sempre più parcellizzata del potere negli ospedali o in qualche singola specialistica. Tutto ciò in un contesto di crescenti difficoltà finanziarie.
Questa situazione dovrebbe esser l’occasione per chi ha sostenuto l’esigenza di una diversa politica sanitaria rispetto a quella di Regione Lombardia di mettere a fuoco strategie e proposte plausibili che non si possono esaurire dentro una pur legittima opposizione e critica al progetto di Beata Giuliana.