Lo sport che scende in campo, non più come pur brillante ospite ma come protagonista. Il figlio allevato con cuore e cura dall’impresa della nostra provincia è cresciuto e adesso può, deve dare una mano. Perché oggi la famiglia è una sola: quella di una provincia dove il saper fare ha tante sfumature, oltre a quella storica manifatturiera.
Un territorio che se non sa recuperare fascino tra i giovani, rischia di disperdersi ulteriormente – agghiaccianti le cifre dei residenti all’estero, con l’immagine di Gallarate e Luino emigrate insieme, LEGGI QUI – con esito inquietante.
E quale alleato migliore dello sport, è il messaggio trasmesso su diversi piani martedì dal presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi. Il primo è visivo, la location: quel Palaghiaccio nel capoluogo che anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha rievocato in accese partite di anni lontano.
La cornice conta e ricordiamo che due anni fa l’associazione aveva convocato l’assemblea a Malpensa svuotata dal Covid. Per darle e in fondo anche darsi forza, proprio come è avvenuto a Varese ora.
Le imprese storicamente hanno sostenuto le discipline sportive, per lo più con quel mecenatismo menzionato da Grassi. Ed è vero che in forma più incisiva sono stati alcuni industriali il cui nome è rimasto indissolubilmente legato ad esse.
A crederci non devono essere sempre gli stessi.
Il monito di Grassi aleggia: bisogna crederci tutti. Cita Toto Bulgheroni per il basket, ma altri esempi si possono fare. Spostiamoci dall’altra parte della provincia, a Busto Arsizio – dove la parola palaghiaccio evoca uno scheletro al confine con Gallarate e uno sforzo ripetutamente frenato di dare una nuova vita all’area, tra l’altro – c’è la Pro Patria Scherma che fa pensare a un nome: Cesare Vago, mancato all’inizio di quest’anno. Un’attenzione assicurata per tutta la vita a questa disciplina, che ora sta portando avanti il figlio Marino.
O in tempi recenti, ma costanti, quando si dice Luca Spada, Eolo, viene in mente il ciclismo.
Sì, lo sport è stato fatto nascere dagli imprenditori sul territorio, sostenuto, coccolato, spronato. Adesso è chiamato a dare una mano “in casa”. Non perché la sua vita sia uno splendore: chiunque conosca un poco il mondo delle società sportive, sa quante difficoltà devono affrontare.
No, perché poche realtà come lo sport riescono a parlare ancora ai giovani, specialmente quelle lontano dai riflettori. Su questo fronte, è davvero un orgoglio che il paralimpismo veda Varese al top, perché le storie di sacrifici, coraggio e capacità di vivere e battere i limiti sono ancora più forti qui.
Il presidente Grassi ha citato poi cultura e arte, perché in effetti solo tutti insieme si può far risalire la china alla provincia in termini di attrattività. La loro relazione con il saper fare è profonda, perché nelle aziende la creatività e sensibilità artistiche sono indubbie.
È una svolta, vedere questi mondi posti sullo stesso piano, non solo presenze motivazionali di vita, ma ispiratrici di un modo di lavorare e di rappresentare il territorio e leve economiche. È il saper fare all’ennesima potenza: in campo, in azienda, negli atelier. Anzi – come è stato detto nella relazione – è fare bene le cose.
Fare bene, essere premiati, coinvolgere e spronare l’altro, che altro non è più. Un circolo virtuoso già avviato e che molto può dare. Ci viene in mente un episodio recente, quando un tassista bustese nel raccogliere un indirizzo si è illuminato: «Ah, ma è l’Accademia della scherma».
Non era un atleta, neanche un appassionato. Centinaia di campioni da tutt’Italia, però, vengono a Busto Arsizio per eventi importanti – compresi i campionati per atleti non vedenti - e a lui è rimasto impresso, perché gli ha portato lavoro, introiti.
Lo sport che fa viaggiare l’economia, grande e piccola, fuor di metafora.