/ Opinioni

Opinioni | 05 luglio 2023, 08:00

L'OPINIONE. Il "figlio" sport è cresciuto e può far viaggiare l'economia. Dagli indizi in assemblea alla metafora di un tassista

Dalla cornice del Palaghiaccio agli ospiti-protagonisti il messaggio del presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi è stato intenso. Il saper fare (bene) è in azienda, campo, atelier. Solo se ci si crede tutti insieme, si possono attirare i giovani

L'OPINIONE. Il "figlio" sport è cresciuto e può far viaggiare l'economia. Dagli indizi in assemblea alla metafora di un tassista

Lo sport che scende in campo, non più come pur brillante ospite ma come protagonista. Il figlio allevato con cuore e cura dall’impresa della nostra provincia è cresciuto e adesso può, deve dare una mano. Perché oggi la famiglia è una sola: quella di una provincia dove il saper fare ha tante sfumature, oltre a quella storica manifatturiera.

Un territorio che se non sa recuperare fascino tra i giovani, rischia di disperdersi ulteriormente – agghiaccianti le cifre dei residenti all’estero, con l’immagine di Gallarate e Luino emigrate insieme, LEGGI QUI – con esito inquietante.

E quale alleato migliore dello sport, è il messaggio trasmesso su diversi piani martedì dal presidente di Confindustria Varese  Roberto Grassi. Il primo è visivo, la location: quel Palaghiaccio nel capoluogo che anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha rievocato in accese partite di anni lontano.

La cornice conta e ricordiamo che due anni fa l’associazione aveva convocato l’assemblea a Malpensa svuotata dal Covid. Per darle e in fondo anche darsi forza, proprio come è avvenuto a Varese ora.

Le imprese storicamente hanno sostenuto le discipline sportive, per lo più con quel mecenatismo menzionato da Grassi. Ed è vero che in forma più incisiva sono stati alcuni industriali il cui nome è rimasto indissolubilmente legato ad esse.

A crederci non devono essere sempre gli stessi.

Il monito di Grassi aleggia: bisogna crederci tutti. Cita Toto Bulgheroni per il basket, ma altri esempi si possono fare. Spostiamoci dall’altra parte della provincia, a Busto Arsizio – dove la parola palaghiaccio evoca uno scheletro al confine con Gallarate e uno sforzo ripetutamente frenato di dare una nuova vita all’area, tra l’altro – c’è la Pro Patria Scherma che fa pensare a un nome: Cesare Vago, mancato all’inizio di quest’anno. Un’attenzione assicurata per tutta la vita a questa disciplina, che ora sta portando avanti il figlio Marino.

O in tempi recenti, ma costanti, quando si dice Luca Spada, Eolo, viene in mente il ciclismo.

Sì, lo sport è stato fatto nascere dagli imprenditori sul territorio, sostenuto, coccolato, spronato. Adesso è chiamato a dare una mano “in casa”. Non perché la sua vita sia uno splendore: chiunque conosca un poco il mondo delle società sportive, sa quante difficoltà devono affrontare.

No, perché poche realtà come lo sport riescono a parlare ancora ai giovani, specialmente quelle lontano dai riflettori. Su questo fronte, è davvero un orgoglio che il paralimpismo veda Varese al top, perché le storie di sacrifici, coraggio e capacità di vivere e battere i limiti sono ancora più forti qui.

Il presidente Grassi ha citato poi cultura e arte, perché in effetti solo tutti insieme si può far risalire la china alla provincia in termini di attrattività. La loro relazione con il saper fare è profonda, perché nelle aziende la creatività e sensibilità artistiche sono indubbie.

È una svolta, vedere questi mondi posti sullo stesso piano, non solo presenze motivazionali di vita, ma ispiratrici di un modo di lavorare e di rappresentare il territorio e leve economiche. È il saper fare all’ennesima potenza: in campo, in azienda, negli atelier. Anzi – come è stato detto nella relazione – è fare bene le cose.

Fare bene, essere premiati, coinvolgere e spronare l’altro, che altro non è più. Un circolo virtuoso già avviato e che molto può dare. Ci viene in mente un episodio recente, quando un tassista bustese nel raccogliere un indirizzo si è illuminato: «Ah, ma è l’Accademia della scherma».

Non era un atleta, neanche un appassionato. Centinaia di campioni da tutt’Italia, però, vengono a Busto Arsizio per eventi importanti – compresi i campionati per atleti non vedenti - e a lui è rimasto impresso, perché gli ha portato lavoro, introiti.

Lo sport che fa viaggiare l’economia, grande  e piccola, fuor di metafora.

Marilena Lualdi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A DICEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore