«Busto ha perso uno dei suoi gladiatori». I figli Giovanna, Renzo, Alberto e Claudio ricordano così Carlo Monoli, scomparso a 101 anni.
In tanti questa mattina hanno voluto tributare un ultimo saluto nella chiesa di Sant’Edoardo al grande imprenditore, cavaliere del lavoro, promotore dei consorzi artigiani Cab e Carva.
Ma anche all’uomo di sport: vicepresidente del Coni di Varese, animatore del Giugno Bustese, presidente della Pro Patria. Presenti alle esequie i labari del Panathlon Club La Malpensa e dell’Assb, oltre a quello del Lions Club Castellanza Malpensa.
Senza dimenticare l’impegno nella Resistenza da partigiano del Raggruppamento Alfredo Di Dio. La sua profonda consapevolezza del valore della democrazia è testimoniata dalla determinazione con cui pochi mesi fa, a quasi 101 anni, volle assolutamente votare.
Ma i figli lo hanno voluto ricordare anche e soprattutto come «marito premuroso» dell’amata moglie Vittoria, come papà, nonno, bisnonno che ha lasciato «un’impronta indelebile nelle nostre vite e un vuoto incolmabile».
«Caro papà, che cosa possiamo dirti che non sia già stato detto e scritto su di te?», hanno affermato. Numerosi, commossi, sinceri gli attestati di stima ricevuti in questi giorni. Dal sindaco Emanuele Antonelli, che aveva partecipato alla festa per i suoi cento anni e che lo ha ricordato come «un grande in tutti i campi», al mondo dello sport, a tanti semplici cittadini.
«Busto ha perso una dei suoi gladiatori», hanno detto i figli, senza nascondere quel pizzico di invidia per le mille cose fatte che hanno inevitabilmente costretto il papà a sacrificare un po’ di tempo alla famiglia. «Hai macinato i chilometri, ora puoi riposare. Salutaci e abbraccia la mamma».
Don Antonio Corvi, parroco di Sant’Edoardo, aveva incontrato in qualche occasione il cavalier Monoli: «Mi ha dato l’idea di un uomo che sapeva che cosa voleva. Sapeva dove guardare e, nonostante l’età e le tante cose fatte, aveva lo sguardo proiettato in avanti». Un uomo determinato, con le sue convinzioni, capace di «affrontare la vita di petto, non solo per sé, ma lasciando anche posto agli altri e facendo il modo che fosse felice anche chi ci sta accanto».