Sarà una Pasqua speciale, e non solo perché ogni limitazione è caduta per viaggiare. Lo sarà, lo è, nel significato più profondo di questa festa, della fede e dei legami che sanciscono la solidità di una comunità.
Le mascherine riposte, i sorrisi ritrovati ma anche i gesti come quello della pace, le celebrazioni vissute pienamente come la Via Crucis che in questi giorni si è svolta nelle parrocchie del nostro territorio come in passato. Eppure c'è altro, ancora.
Storie che narrano di rapporti profondi, costruiti anno dopo anno o dopo pochi mesi. L'ultima, ma non ultima, quella di Sant'Anna, quartiere - anzi villaggio, perché è meraviglioso ricordarne le origini, pensate dagli architetti guidati da Richino Castiglioni - di Busto Arsizio. Qui da alcuni mesi è arrivato don David Maria Riboldi, il vicario parrocchiale e il cappellano del carcere. Una persona calata nelle sofferenze e nelle speranze dell'umanità, che ci ha descritto così bene i segnali incessanti nel rione e nella parrocchia. Come la nascita del doposcuola grazie all'impegno di tutti. LEGGI QUI
Ora con lui, riviviamo la gioia e la serietà dei ragazzini con il Triduo «tra giochi, uova, sacchetti del pane, momenti con Gesù…» e la riconoscenza ai volontari che hanno reso possibile tutto ciò.
Negli avvisi della parrocchia, don David ha voluto condividere questo pensiero: «La Prima Santa Pasqua che ho la gioia di celebrare qui a Sant'Anna! Dico un grazie a tutti, di cuore, per il grande impegno profuso nel preparare le celebrazioni più importanti dell’anno liturgico: da chi si è speso in sacrestia al servizio d’ordine per le Palme e la Via Crucis, dalla corale che ha animato i canti alle catechiste, con un po’ di mamme e animatrici coordinate da Andrea, che hanno coinvolto i più piccoli nel ‘Triduo dei ragazzi’… davvero tanti grazie, dovendo supplire anche alle tante cose che un prete impara a conoscere di una comunità solo nel tempo: dal ‘chi fa cosa’ alle usanze singolari di una parrocchia. Mi sono sentito accompagnato e guidato».
E ancora: «Tanti nomi, tanti volti che porto nel cuore al Signore Gesù con profonda gratitudine: celebro per voi e per i vostri cari la S. Messa solenne del giorno di Pasqua! Vi ringrazio anche per aver accolto me e la mia mamma: dopo mesi difficili, stiamo trovando pace e molto lo devo al vostro abbraccio e al vostro esserci. Grazie di Cuore».
Storie di anime, di famiglie, di comunità. Come quelle che abbiamo respirato in questi giorni, ad esempio a Solbiate Olona, dove il parroco don Fausto Ceriotti - lontano per motivi di salute, LEGGI QUI - ha affidato il suo messaggio affettuoso alle telecamere. O ancora, per tornare a Busto Arsizio, come don Luigi Caimi, che ha lasciato le redini della parrocchia di Sacconago parecchi anni fa, ma non trascura mai di salutare e fare i migliori auguri ai suoi sinaghini, anche attraverso i social, e all'occasione tornare. Non dimenticando nemmeno la Pro Patria, su cui vegliava con uno spirito degno di don Angelo Volonté.
Come se fosse la prima Pasqua: le chiese vuote del primo lockdown, il digitale in soccorso, potente ma ancora troppo freddo, le corsie di entrata e di uscita da rispettare, diventati un ricordo. In parte, anche un monito. Il presente è quello che è sempre stato eppure deve anche vestirsi di nuovo, come la Pasqua sollecita a fare di per sé: una comunità e le sue guide che camminano insieme, tra le mille difficoltà quotidiane, ma unite da una comune speranza.