Dopo l’incontro di ieri mattina in Prefettura a Varese, a cui è poi seguito un sopralluogo a Castelveccana – nella zona in cui è avvenuta la vicenda del 10 febbraio scorso che ha visto la morte del 34enne Rachid Nachat a causa di un colpo d’arma da fuoco e l’apertura di un’indagine a carico di un sottufficiale della Compagnia Carabinieri di Luino – il sottosegretario del Viminale Nicola Molteni si è recato presso l’ex Colonia Elioterapica di Germignaga, dove si è svolto un incontro con i sindaci del Luinese per discutere dell‘intervento dello Stato al fine di debellare la piaga sociale dello spaccio di stupefacenti che da anni affligge i boschi del Varesotto.
All’incontro, oltre ai numerosi sindaci di tutto il territorio, hanno presenziato, tra gli altri, anche il Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello, il consigliere regionale Giacomo Cosentino, i comandanti delle Forze dell’Ordine, il deputato Andrea Pellicini e Simone Castoldi e Massimo Mastromarino in qualità di rappresentanti, rispettivamente, della Comunità Montana Valli del Verbano e della Comunità Montana del Piambello.
«Questa per me non vuole essere una passerella, non abbiamo bisogno di passerelle politiche – spiega l’onorevole Molteni -, abbiamo bisogno di affermare con forza e vigore la presenza dello Stato. Lo spaccio nei boschi è una piaga sociale e nel momento in cui si alza forte il grido di allarme degli amministratori locali, dei comitati, dei cittadini, nel momento il cui territorio chiama, lo Stato deve rispondere con assetti che garantiscano e mantengano sicurezza e contrasto all’illegalità».
«Il fenomeno dello spaccio – prosegue il sottosegretario del Viminale – tocca due realtà, le province di Varese e Como, ma non si tratta solo di un fenomeno locale, né regionale, ma è di portata nazionale. Abbiamo pezzi di territorio che sono stati interamente sottratti alla legalità. È dovere dello Stato riprenderseli, riportandoli sotto il controllo dell’ordine e della sicurezza pubblica».
«Un ringraziamento – continua l’onorevole – deve essere rivolto alle Forze dell’Ordine, che in contesti complicati, inospitali e pericolosi, quali le zone di spaccio nei boschi possono essere, dimostrano un’operatività straordinaria di contrasto, perlustrazione e smantellamento. E le vicende che si sono verificate non possono andare ad inficiare la bontà del lavoro e dell’operatività della Polizia, che in luoghi e contesti difficilissimi riesce a mantenere un livello di sicurezza. Lo Stato non arretra, anzi, siamo qua a rilanciare la presenza e l’operatività delle Forze di Polizia».
Prevenzione, sicurezza e monitoraggio
«È fondamentale mantenere un piano di contrasto, di repressione e anche di prevenzione – spiega Molteni -: si spaccia droga, perché c’è un’altissima domanda. Tocca allo Stato sensibilizzare in misura preventiva attraverso politiche anti-droga, di prevenzione e di informazione rivolte alla popolazione e ai giovani. E qui è fondamentale anche il ruolo delle amministrazioni locali, all’interno di un sistema “a rete” tra Stato, Regione, Comuni».
«In legge di bilancio abbiamo stanziato 40 milioni di euro per poter rafforzare il piano di videosorveglianza dei server delle Forze dell’Ordine, di modo che ci possa essere un’immediata ricezione degli alert. L’attività investigativa, infatti, rimane uno strumento fondamentale per smantellare i meccanismi di illegalità».
«Deve passare il messaggio che lo Stato non fa passi indietro. Abbiamo ragionato sull’opportunità che gli interventi di Stato, Regione, Comuni, associazioni, enti, vengano messi a sistema, creando dei protocolli per poter dare una risposta sistematica al fenomeno dello spaccio di sostanze».
«All’interno del “Fondo sicurezza urbana 2021-2023” da 65 milioni di euro abbiamo instaurato alcune operazioni, come “Scuole Sicure” per contrastare lo spaccio di droga fuori dalle strutture scolastiche attraverso fondi e strumentazione forniti ai Comuni. Un ragionamento di questo tipo può essere applicato al fenomeno dello spaccio nei boschi».
«Importante è anche il monitoraggio delle attività che vengono svolte, il mio impegno è quello di non lasciar cadere questo incontro, ma di monitorare costantemente, ogni due, o tre mesi, l’andamento. Lo Stato c’è, lo Stato non arretra, lo Stato ha il sacrosanto dovere di garantire la sicurezza sul territorio. La sicurezza è la pre-condizione per lo sviluppo e la libertà».
«Con serietà, umiltà, senza prendere impegni che non possono essere mantenuti, ci siamo dati questo modello di lavoro e di operatività. Oggi non è il momento conclusivo, ma vuole essere il momento di inizio di un percorso assieme che riafferma la credibilità dello Stato, la credibilità delle istituzioni e, soprattutto, il lavoro straordinario delle Forze di Polizia».
Tutela delle Forze dell’Ordine e recupero dei territori
Successivamente al discorso del sottosegretario del Viminale Nicola Molteni, sono stati numerosi gli interventi che hanno toccato varie tematiche, dall’importanza del presidio da parte delle Forze dell’Ordine di quelle zone affette dallo svolgimento di attività illegali, per disincentivare le stesse; alla necessità di inasprire le pene per coloro che acquistano stupefacenti e di investire sulla prevenzione di fronte ad un abbassamento della soglia d’età di utilizzo delle sostanze; fino al recupero dei territori e delle strutture architettoniche e senza mai dimenticare i ringraziamenti al lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine e la necessità di garantire condizioni e quadri normativi che ne permettano l’operatività.
Infine, è intervenuto sulla questione anche l’ex sindaco di Luino ed attuale deputato di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini, che proprio qualche giorno fa aveva presentato al Ministero dell’Interno un’interrogazione scritta circa lo spaccio di droga nei boschi e l’intervento dello Stato.
«Il fatto che in pochi giorni il Governo abbia risposto con la presenza oggi del sottosegretario Molteni è una risposta immediata. Lo Stato c’è e vuole intervenire per contrastare questo fenomeno, un obiettivo che va raggiunto tutti insieme. Dobbiamo lavorare tutti, per recuperare il territorio lasciato a sé ed occupato dalla criminalità. Creiamo un protocollo di intesa tra tutti quelli che hanno una responsabilità, ma anche volontà e determinazione di recuperare questi territori».