Busto Arsizio a zero rappresentanti. E sta diventando un'abitudine. In occasione delle regionali spicca quel tre a zero "inferto" da Gallarate, 30.000 abitanti in meno e tre consiglieri eletti pochi giorni fa. Non è un derby, ma uno spunto di riflessione non può non offrirlo, anzi imporlo se non si vuole stare a guardare.
Nelle analisi post elettorali, per i partiti sarebbe molto più utile - oltre che doveroso - soffermarsi su questo dato che contare un mezzo punto in più, il non crollo temuto o un risultato comunque lodevole del candidato che si è messo in gioco. Il fatto è che Busto rappresentata da nessuno, è un problema per tutti. E tutti dovrebbero impegnarsi a risolverlo: non solo i partiti.
Di poco aiuto immergersi nella nostalgia dei tempi in cui la città sfornava, oltre ai consiglieri regionali, parlamentari e ministri. Non sono nemmeno lontanissimi, ma qualcosa si è inceppato e il meccanismo bustocco non è in grado di garantire una rappresentanza a Milano e Roma ora. Attualmente, c'è solo l'europarlamentare Isabella Tovaglieri come rappresentante a livelli superiori. Si può tirare in ballo che la gente non va a votare, vedi il 38% demoralizzante, ma Gallarate non ha avuto esattamente la corsa alle urne. Si possono fare tante riflessioni su quanto in passato il baricentro gallaratese abbia segnato la politica provinciale, ma è questo il punto: il passato. E adesso, che succede e che si fa?
Prima riflessione, in casa. Siamo la città delle numerose associazioni di volontariato, culturali, sportive, la città dell'economia anche se ha perso importanti tasselli. Tutto il fermento perché non si vede anche da questo punto di vista, perché non si traduce in una partecipazione sul fronte politico?
Quindi mettiamo il naso fuori casa. Che Busto abbia perso il suo appeal nei confronti del territorio, ad esempio, è chiaro da almeno 30 anni, da quando ha visto sfumare l'occasione della provincia autonoma anche perché si approcciò ai comuni vicini con una certa spocchia. Va usato anche questo termine, perché fu così e ripetutamente è stato percepito ancora dai Comuni vicini un tale atteggiamento. Bisogna essere schietti per scuotersi, per guardarsi dentro appunto per capire cosa non va e come raddrizzare questo percorso negativo che nuoce non solo ai bustocchi, ma tutt'attorno. Perché una Busto autorevole e ben rappresentata fa bene a tutti.
Inutile perdersi nelle sfide con Como, per essere incoronata quinta o sesta città della regione come popolazione. Ciò significa essere grossi, non per forza grandi, e le corone non si usano più da un pezzo. Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry commenterebbe: ti ammiro, ma tu che te ne fai?
L'umiltà non comporta sminuire tutto ciò che di buono viene fatto, anzi l'aiuta.
A fare la differenza per un territorio è anche la rappresentanza politica e se questa viene meno, da tempo, è un dovere per tutti confrontarsi e trovare rimedio. Partiti, ma anche associazioni di categoria, sodalizi, tutti coloro che pensano al bene della città con il loro agire silenzioso ogni giorno, non possono trascurare questa lacuna.
Non c'è tempo da perdere, anche perché in questo Paese si vota spesso.