La Pallacanestro Varese vista da dentro e da fuori. Occhi nuovi quelli con cui si è guardato al mondo a spicchi della città ieri sera a L’Ultima Contesa, talk show sul basket bosino di VareseNoi.
Ospite della sedicesima puntata della terza stagione sono stati Federico Bellotto, giovane assistente dell’amministratore delegato, e Mario Castelli, giornalista e telecronista per Discovery.
Con Bellotto si è partiti dall’analisi dell’attualità, arrivando poi a fino a una visione delle dinamiche societarie vissute dall’interno.
Ecco alcune delle sue dichiarazioni:
«Alla fine la partita l’avevamo in mano - sul match di sabato - Tra secondo e terzo e quarto abbiamo fatto veder al nostra pallacanestro. Verso la fine abbiamo ripensato all’inizio della stagione, ma da +17 la partita era lì da portare a casa. Alla fine c’è stata un po’ di amministrazione, ma Brescia non è mai sembrata pronta a rientrare».
«Il coach è incredibile… dall’esterno può sembrare una persona fredda, invece è il primo al mattino che ha sempre il sorriso, fa la battuta, scherza, cerca di parlare con chiunque. È una persona semplice, è bellissimo passare il tempo con lui e parlarci. È una mentalità molto americana, dell’aggregazione e del fare le cose insieme. Penso lui abbiam notato come sia bello calarsi nell’ambiente di Varese».
«A volte forse non ci rendiamo conto di chi è Luis e della fortuna che abbiamo nell’avere una persona come lui a capo della Pallacanestro Varese a gestire quello che è l’azienda. Lavorare ogni giorno con lui è veramente qualcosa di incredibile perché c’è tantissimo da imparare. È una persona preparatissima a livello di business, di economia, sa quello che dice. Dà molte responsabilità in ufficio e quello che mi piace di più è che si fida, la sua mentalità aziendale che ha impostato in ufficio è qualcosa che nel suo progetto ci porterà avanti».
«In questo momento stiamo cercando di creare qualcosa di diverso attorno a Pallacanestro Varese. Io mi occupo di fare quello che è il business development, quindi la parte corporate e di quello che è il prodotto Pallacanestro Varese; allo stesso tempo aiutare i reparti marketing, ticketing e comunicazione. Poi in campo noi non ci andiamo, che si vinca o che si perda noi non possiamo farci niente, noi facciamo in modo che il tifoso abbia la miglior esperienza possibile».
«Questo è l’anno zero del nuovo corso di Pallacanestro Varese. Sarà un lungo progetto che porterà grandi soddisfazioni. Il fatto di essere in un ambiente sereno che va oltre il semplice risultato sportivo e che mette i giocatori a proprio agio porta a creare entusiasmo: sei sold-out consecutivi durante la regular season non li avevo mai visti. Tra di noi ci diciamo sempre “Win the day”, vuol dire semplicemente “Oggi fai un pochino meglio di ieri”, e questo porta a risultati importanti nel medio/lungo corso».
«È una bella soddisfazione e sarà una bella partita, non è vietato sognare - sulla Coppa Italia - Abbiamo bisogno di tutti, Torino è vicino casa, avremo tanti tifosi al seguito, da lì toccherà a giocatori e coach. Sono convinto che andrà bene e sarà una bella manifestazione».
Con dovizia di particolari analitici, della Openjobmetis di Matt Brase ha parlato anche Mario Castelli. Ecco qualche pillola…
Sul successo contro Brescia: «È stata una vittoria anche più importante di altre. Varese è riuscita a vincere con la difesa invece che con l’attacco, che è la sua arma principale, con il minor punteggio subito della stagione. Trovare questa dimensione difensiva è stata la cosa più importante di questo match».
Su Tariq Owens: «Secondo me è stato l’mvp di sabato ed è stata solo l’ultima di una serie di buone prestazioni. Nell’ultimo mese è cresciuto in cifre e in presenza. Non lo ritengo l’anello debole di questa catena, anzi: occupa un ruolo molto difficile. In una squadra a trazione posteriore, che corre molto e concede tanti possessi, non è semplice avere un lungo che si senta coinvolto, che sprinti da un lato all’altro del campo, difenda e dia presenza in mezzo all’area. Non so quanti riuscirebbero a interpretare questo ruolo con la sua tranquillità e con il suo spirito di sacrificio».
«Varese - ha continuato Castelli - oltre a essere divertente e bella da vedere, è una squadra “Viet-cong”, perché non è magari la più attrezzata e fornita del lotto, ma quando ti porta a fare la guerra nella giungla, dove è abituata lei a stare, anche gli avversari più bravi ci possono lasciare la pelle. Le altre squadre si fanno anche ingolosire dai suoi ritmi, ma rischiano. Snaturarsi? No, non è la strada: questo gioco fin qui ha fruttato. E tutti credono nel sistema, cosa essenziale».
Sulla prossima avversaria biancorossa, Tortona: «Sarà una bella partita, come all’andata. Tortona ha una buona identità difensiva e quando sale di intensità dietro sono dolori per le altre. Ma è anche una squadra che è brava ad attaccare e che potrebbe anche accettare il numero di possessi di Varese. È forte, ben allenata e ha il giusto mix tra giocatori estrosi - come Macura e Daum - e gregari, come Cain e Radosevic».
Qui sotto il video della puntata integrale.