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Hockey | 22 gennaio 2023, 14:00

LA BATTAGLIA FINALE. Quegli uomini normali che ogni notte diventano Mastini

Per questi ragazzi-lavoratori-giocatori che conoscono i sacrifici del mondo reale la parola "Varese" è dentro la vita di ogni giorno e non là fuori. Prendersi la Coppa non è un'ambizione per sé ma per noi, per lui, per lei, per loro, per gli altri, per tutti. «Scendete in pista con la spensieratezza e la voglia di divertirvi in questo momento forse irripetibile. Godetevi l'attimo per quello che siete»

LA BATTAGLIA FINALE. Quegli uomini normali che ogni notte diventano Mastini

Salendo la strada a chiocciola verso il cielo per arrivare al Palace Hotel da via Sanvito, una mattina gelida dell'era Covid ci imbattemmo nel piccolo grande segreto che ha portato fin qui una squadra che è una famiglia allargatasi a macchia d'olio a tutti quelli che credono ancora nell'amicizia, nell'appartenenza, nell'umiltà, nei sacrifici e, in fondo, negli altri. 

Uno dei giocatori simbolo dei Mastini che stasera si giocano la prima Coppa Italia nella storia dell'hockey varesino, 27 anni dopo l'ultimo trofeo vinto, era lì, con casco e aspiratore per mettere in porta un "gol" con lo stesso spirito scanzonato e quegli occhietti che ti fanno venire voglia di abbracciarlo: rimuovere le foglie dall'asfalto, senza nemmeno guanti né cappellino - è un hockeysta, lui - ma con quella tenacia, con quella semplicità e normalità che mette in tutte le cose che fa. 

Lì ci innamorammo ancora di più di lui e di questi ragazzi-uomini-lavoratori-giocatori che conoscono i sacrifici della vita reale, che hanno nel cuore Varese, le sue vie e la sua quotidianità, perché si alzano all'alba in un agriturismo tra i boschi del Brinzio e, per prima cosa, vanno a sfamare il capretto Valentino, o arrivano dal Canada con una bicicletta macinando chilometri su e giù da laghi e colline, oppure fanno finta di essere coach distanti dalle pulsioni di un pubblico di stampo sudamericano ma poi bevono un bicchiere di birra da soli e si commuovono davanti alla lavagnetta degli spogliatoi, o ancora arrivano a giocare da una città nemica per eccellenza nello sport e dicono: «Sono di Como ma ho al collo la sciarpa dei Mastini perché noi siamo gente che non ha mai mollato e mai lo farà». Già, "noi".

È un intreccio d'anime, fili, amori, sofferenze e famiglie dove la parola Varese è dentro la vita di ogni giorno e non là fuori: potrebbero giocare senza nomi sulla maglia, tutti questi Mastini, se non quello della città perché perfino per l'attaccante più imprevedibile e geniale del gruppo il sogno è quello di poter trovare un lavoro da idraulico e restare qui a fine stagione, quando le luci dell'Acinque Ice Arena si saranno spente.

Prendersi la Coppa non per sé ma per noi, per lui, per lei, per loro, per gli altri, per tutti. 

«Stasera non guardatevi indietro né avanti, ragazzi, e scendete in pista con la spensieratezza e la voglia di divertirvi di chi sa che è un momento unico e forse irripetibile da vivere. Godetevi l'attimo per quello che siete» ha detto Claudio Pucci ieri sera con le parole più belle che potessimo scrivere prima di una finale dove è troppo bello esserci per perdere qualcosa.

Il tempo vola e vorremmo che quest'ultima partita neppure cominciasse o che non finisse mai, in bilico su questa pungente attesa e sballottati da un vento di passione che fa arrossire le gote.

Nel nostro cuore avete già vinto, Mastini.

Andrea Confalonieri


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