Dopodomani sarà passato un mese. Già un mese.
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre scorso una frana è caduta sulla sede stradale di via Campigli a Varese: il crollo ha riguardato il muro di cinta di un’abitazione all’altezza del civico 34. Nelle ore successive all’accaduto l’area è stata opportunamente circoscritta, “racchiudendo” i detriti dietro alcune transenne ed “eliminando” di fatto - per una lunghezza di più di una decina di metri - la corsia normalmente percorsa dai veicoli che viaggiano in direzione Masnago.
Da quel giorno nulla è cambiato: la scena e i disagi che lo smottamento ha creato si presentano tali e quali agli occhi di chi sovviene in quel punto. A cambiare, a crescere, è stata invece la preoccupazione di chi tutti i giorni percorre quella che è una delle vie più trafficate di Varese.
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera giunta ai recapiti della nostra redazione:
«Buongiorno,
siamo marito e moglie, varesini con un’attività a Casbeno, quindi tra le migliaia di persone che ogni giorno, tutti i giorni, percorrono via Campigli. Avanti e indietro.
Ebbene: ogni suddetto giorno, dall’8 dicembre a questa parte, abbiamo la sensazione che qualcosa di brutto possa accaderci proprio mentre torniamo a casa o andiamo al lavoro, la sensazione che ci sia un pericolo costante cui non possiamo sottrarci, sempre pronto a manifestarsi a causa di un’inerzia che riteniamo (ma siamo sicuri di non essere i soli) incredibile, anzi ingiustificabile.
La frana è ancora lì. Sempre lì. A ostruire il passaggio. E non solo non è per nulla un bel vedere in quella che è tutt'altro che una stradina di campagna di qualche sperduto borgo (bensì è una delle arterie principali della nostra città), ma è anche, soprattutto, un elemento che ha reso la circolazione stradale problematica e rischiosa.
Due macchine contemporaneamente in quel punto di via Campigli non possono più passare e capire di chi sia la precedenza non sempre è così immediato per alcuni automobilisti. Siamo praticamente in mezzo a una leggera curva e una visuale idonea dell'ingombro creato dalla frana è possibile solo in prossimità della stessa: le auto spesso arrivano sparate da un senso e dall’altro e in ogni santo viaggio da o verso casa rischiamo un incidente con qualcuno che, non conscio della situazione, non toglie in tempo il piede dall’acceleratore…
Di chiunque sia la competenza, cosa si aspetta a togliere quelle pietre? Un incidente? E ancora, nel mentre, perché non istituire un semplice ma salvifico senso unico alternato regolato da semaforo?».
Lettera firmata