Settimane contate per le attuali regole sullo smart working dei lavoratori frontalieri. Svizzera e Italia – come riportano RSI e diverse altre testate d’informazione del territorio di confine – hanno deciso di interrompere l’accordo per la disciplina del telelavoro che era stato sottoscritto nell’estate del 2020 per fare fronte ai cambiamenti e ai disagi imposti dalla pandemia.
Ora che la situazione è profondamente cambiata e che in entrambi i Paesi non sono più presenti restrizioni sulla libera circolazione delle persone, il sopracitato accordo – che presenta una specificato componente fiscale – verrà archiviato. La sua scadenza naturale è fissata al 31 gennaio 2023 e al momento non sono previste proroghe, stando alle prime informazioni diffuse dalla stampa locale, sia italiana, sia ticinese.
Dal primo febbraio del prossimo anno si tornerà quindi alle vecchie regole, anche sul piano della tassazione del reddito prodotto nei giorni di smartworking. Aspetto, quest’ultimo, che preoccupa Ocst, una delle più importanti organizzazioni sindacali del Canton Ticino.
«In base al diritto europeo, una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare da casa al massimo per il 24,99% del tempo lavorativo previsto dal contratto stesso – si legge in una nota pubblicata da Ocst nelle scorse ore – In caso di superamento di questa soglia l’autorità previdenziale italiana, cioè l’Inps, acquisisce la facoltà di richiedere all’azienda svizzera l’incasso del relativo contributo in Italia, il che implicherebbe molta burocrazia oltre a maggiori oneri finanziari. L’Unione Europea ha tuttavia deciso di sospendere questo limite fino al 30 giugno 2023».
Anche gli aspetti fiscali, oltre a quelli previdenziali, vengono portati al centro dell’attenzione da Ocst, in particolare per quanto riguarda i meccanismi sospesi durante la pandemia dall’accordo amichevole tra Svizzera e Italia sulla smart working, ai quali si farà ritorno nel momento in cui l’accordo, dal prossimo febbraio, cesserà di esistere: «In base all’accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri, il frontaliere residente nei Comuni di frontiera, se svolge delle intere giornate di lavoro su suolo italiano, è poi tenuto a dichiarare all’Agenzia delle Entrate la quota di reddito maturata in quegli stessi giorni. Durante la pandemia è stata però sospesa anche questa implicazione grazie ad un accordo amichevole transitorio stipulato da Italia e Svizzera. Tale accordo è rimasto valido per oltre due anni. Ora è appunto arrivata la notizia che tale accordo cesserà di esistere il 31 gennaio 2023. Dal 1° febbraio 2023 i giorni di telelavoro effettuati dai frontalieri torneranno pertanto ad essere imponibili fiscalmente in Italia».
La nota di Ocst si conclude con una punta di ottimismo, data dalla speranza che gli stati sottoscrivano in tempi brevi un nuovo accordo amichevole che conceda più flessibilità, in materia di smart working, ai lavoratori frontalieri.