Puntata de L’Ultima Contesa successiva alla rocambolesca vittoria della Opnejobmetis su Trieste. Di questo e di molto altro se ne è parlato con il general manager italo-americano della Pallacanestro Varese, Michael Arcieri, che si è soffermato anche sulle condizioni di Justin Reyes e sul non intervento sul mercato per rimpiazzarlo.
Altro ospite Umberto Argieri, presidente del trust Il Basket Siamo Noi, che è intervenuto parlando del progetto di social responsability VaRes e portando alcune riflessioni sulla presenza dei giovani al Lino Oldrini.
Ecco alcune delle dichiarazioni di Michael Arcieri:
«Vincere è sempre la cosa più importante - sulla partita di ieri sera - Però dobbiamo parlare onestamente: quattromila persone ieri hanno pensato “Abbiamo già visto questo film, contro Trento”. Mi è dispiaciuto che ancora non abbiamo trovato il killer instinct, dobbiamo trovare quell’abilità a finire la partita. Deve essere un campanello d’allarme, non possiamo prendere un break nel quarto quarto. Non voglio essere un negativo, è solo per dire che dobbiamo restare qui, cinque vittorie o due sconfitte dobbiamo restare sempre qui».
«Siamo ancora in processo sullo stile di gioco. È facile dire “Corriamo, tiriamo nei primi secondi”, però quando entriamo negli ultimi cinque minuti non è molto facile perché stiamo ancora cambiando mentalità. Abbiamo giocato solo undici partite: io penso che a marzo/aprile vedremo una continuità anche nel quarto quarto. È un cambio di mentalità che arriverà al 100%».
«Sta molto bene, sta facendo riabilitazione ogni giorno - su Reyes - Non c’è molto dolore, è difficilissimo per lui non essere lì con i suoi compagni, ma in marzo o aprile Reyes sarà un giocatore più fresco. L’assenza di Justin si sente su entrambi i lati: in attacco abbiamo visto quando gioca che è uno scorer, che può segnare da tre e vicino a canestro; in difesa ha un fisico e un atletismo che gli permette di difendere su un centro. È importantissimo in entrambe le fasi»
«Quando costruiamo la squadra abbiamo dei pilastri fondamentali: sviluppo giocatori, sostenibilità economica e "multi-posizionalità". Gli infortuni sappiamo che possono arrivare e dobbiamo pensare a questa cosa. Dobbiamo rimanere fedeli ai nostri pilastri: ora c’è l’opportunità per altri giocatori. Il mercato in questa occasione non era la risposta… è la nostra filosofia e vogliamo restare fedeli».
«Abbiamo parlato di prima squadra, Il Basket Siamo Noi, VaRes… è importantissimo quando parliamo di cultura di una società, le squadre che l’hanno vincono non solo in campo, ma dappertutto. Varese deve tornare al livello che tutti qui ricordano: dobbiamo giocare un livello di pallacanestro per cui possiamo essere orgogliosi».
«Ieri ero contento per la vittoria, sono rimasto a guardare la curva e Markel Brown è entrato ed è rimasto lì dieci minuti, era così soddisfatto e abbracciava tutte le persone. Abbiamo portato gioia e passione».
Ecco alcune dichiarazioni, invece, di Umberto Argieri:
«È un percorso che è fatto di date e persone - sul nuovo progetto VaRes - Le date sono 2016, anno di nascita del trust, e dicembre 2021, e la persona nello specifico è Luis Scola. In quel momento scocca la scintilla, e da lì è nato l’intento di ritrovarci. La sua idea era che Il Basket Siamo Noi doveva essere il pilastro di tanti progetti di social responsability di Pallacanestro Varese. Le parole chiave sono giovani, scuole e associazionismo, con Pallacanestro Varese come denominatore comune».
«Finalmente un qualcosa di molto tangibile - sulla presenza dei tanti giovani al Lino Oldrini - Il cambiamento è in atto, l’ambiente del palazzetto è cambiato e sta cambiando. Si sta trasformando il target dei frequentatori, sta ringiovanendosi. I ragazzi oggi hanno mille distrazioni, ma che cosa è stato fatto per attrarli? C’è stato un momento in cui è scoccata la scintilla, è stato quando Librizzi è diventato l’uomo immagine di Varese, un’icona di un rinascimento varesino. Questo ha messo in circolo uno tsunami d’energia sui ragazzi che si sono riconosciuti in questo processo. Luis con tutto lo staff organizzativo ha creato condizioni che ora ci permettono di raccogliere risultati. Poi ci vuole sensibilità: il contatto che i ragazzi cercano con i giocatori è un patrimonio incredibile».
Tutte le altre risposte di Arcieri (sull'eventuale conferma di Brown, su Owens, sulla difesa e tanto altro...) e di Argieri nella puntata completa che alleghiamo qui sotto: