Gli studenti dell’Ipc Verri di Busto Arsizio ieri hanno scioperato all’interno dell’istituto perché erano stati chiusi nuovamente i laboratori, lamentando anche l’assenza di uno psicologo all’interno della scuola. Quindi alle 10 della mattina si sono riversati nei corridoi con striscioni e cartelli chiedendo un incontro con la dirigente Laura Maineri che non è avvenuto (LEGGI QUI).
«I laboratori erano stati chiusi per manutenzione ma questo lunedì sono stati riaperti, come da indicazioni inviate ai docenti – spiega la dirigente scolastica Maineri -. La nostra non è una scuola di formazione professionale, ma prevede cinque anni di istruzione professionale, quindi i ragazzi al quinto anno devono sostenere l’esame di stato che non è pratico».
E prosegue: «I laboratori sono parte delle discipline, che possono essere anche spiegate». Perché, ribadisce, «l’esame di stato prevede una prova scritta, non pratica».
Sull’assenza dello psicologo: «Non è una figura istituzionale, se hanno necessità possono rivolgersi agli enti territoriali. Il ministero con la pandemia aveva detto che servivano psicologi all’interno delle scuole, ma poi non ci è stato mandato. Io non li posso chiamare per dirgli di venire a scuola».
Gli studenti lamentavano che la dirigente non avrebbe voluto incontrare gli organizzatori dello sciopero di ieri: «Io - precisa - ho detto ai ragazzi che se gli altri studenti fossero rientrati li avrei ricevuti alle 14. Ma nessuno si è presentato».
Laura Maineri prosegue con un invito ai suoi studenti: «Devono riflettere sul loro comportamento. Non si tratta solo di diritto allo studio, che noi garantiamo, ma anche di dovere. La scuola dà tanto se io do e prendo tanto».
Poi un episodio recente: «Mi è arrivata una lettera che quasi mi vergogno a leggere da parte di un amministratore di condominio dei palazzi qui vicino. Da quanto ci è stato scritto i nostri ragazzi suonano i campanelli, lasciano la loro sporcizia davanti agli ingressi. Noi siamo educatori, è vero. Ma come si comportano i ragazzi all’esterno della scuola è responsabilità dei genitori, ognuno faccia il suo».