Fermatevi qualche istante! Pensate all’energia sprigionata da un mare in tempesta le cui onde si infrangono contro la scogliera, accompagnate dall’urlo del vento. Pensate al piacevole suono di un ruscello in alta montagna che si snoda tra boschetti e campi fioriti o alla luce che riflette lo specchio d’acqua di un lago su un altopiano su cui veleggia un’aquila reale.
Immaginatevi su un battello che dal mare sta risalendo un grande fiume. Osservate il punto in cui le acque salate del mare spingono con forza contro quelle dolci del fiume quasi a ricordargli che lui è più potente, ma, nonostante la sua forza, le acque impetuose del fiume si riversano in lui, in un abbraccio infinito.
Immaginatevi su un aereo in una splendida giornata di sole. State guardando dal finestrino e scorgete l’oceano blu/turchese e l’orizzonte, davanti a voi, si confonde e il mare diventa cielo. Ora cercate nella vostra memoria il ricordo del piacere che avete provato nell’immergervi in un’acqua cristallina dalle mille sfumature verde smeraldo. Queste, tutte immagini, fantasie e ricordi che hanno come protagonista uno dei quattro elementi della Natura: l’acqua. Lei è vita, energia e potenza infinita. Ogni giorno ci regala momenti di ristoro, che sia una doccia rigenerante dopo una giornata afosa e stressante o un bicchiere di acqua fresca, quando siamo assetati e senza forze. Ogni secondo, lei concorre a mantenerci in vita e in salute.
Non è un caso che le più antiche civiltà si siano sviluppate lungo fiumi o corsi d’acqua, ricchi di flora e fauna. Pensate alla Mesopotamia: la terra tra due fiumi e ai popoli Assiri, Sumeri e Babilonesi che riuscirono a fondare grandi civiltà grazie anche alle acque del Tigri e dell’Eufrate che, straripando, rendevano fertili i terreni circostanti.
Pensate ai Fenici e ai loro porti nella parte orientale del Mediterraneo: grazie al mare aprirono importanti vie di commercio con tutti i popoli del Mediterraneo. E che dire degli Egiziani che erano arrivati a venerare il fiume Nilo come dio Hapi, il dio inondazione. Gli stessi Romani avevano capito quanto fosse importante selezionare le acque e per questo avevano costruito acquedotti che raccoglievano le acque da diverse sorgenti naturali anche molto distanti da Roma.
L’acqua veniva scelta valutando diversi fattori: il sapore, la purezza, la temperatura e le proprietà medicamentose, attribuite alla presenza di sali minerali. Venivano valutate la capacità di corrosione, l’effervescenza, il punto di ebollizione, l’eventuale presenza di corpi estranei. Insomma, l’acqua, da sempre, è un elemento vitale con cui abbiamo un rapporto molto stretto. Non è un caso che quasi il 70% del nostro corpo sia costituito da acqua. Anche il pianeta in cui viviamo è totalmente dipendente da questo elemento!
La superficie terrestre è prevalentemente ricoperta dai mari che seguono instancabilmente ogni 6 ore i 4 ritmi delle alte e basse maree, sotto l’influenza della luna. Noi siamo intimamente legati ai movimenti ciclici dei mari. Pensate che le pulsazioni ideali del nostro cuore sono 72 battiti al minuto e 18 atti respiratori, con un rapporto di 1 a 4, come i quattro ritmi di pulsazioni dei mari. Potremmo dire che il mare “respira”, come noi!
L’acqua è un elemento adattabile e trasformabile per eccellenza: essa diviene aria, trasformandosi in vapore; diviene solida, quando gelando, ghiaccia. Si scioglie, si solidifica, si scalda, aumenta di volume, si contrae e si dilata, vince la gravità, prende la forma di ciò che la contiene.
Il ciclo dell’acqua sulla terra è una magia sotto gli occhi di tutti, ma quanti la sanno cogliere? L’acqua è vita e la nostra salute dipende in gran parte proprio dal suo equilibrio nel nostro corpo. Un cattivo funzionamento del sistema idraulico di controllo dei liquidi corporei può portare anche alla morte. Sono i liquidi in continuo movimento nel nostro organismo che permettono di trasformare le sostanze ingerite e di trasportarle dove vengono utilizzate. Lo stesso atto respiratorio dipende dall’efficienza del sistema idraulico.
Ricordatevi che la malattia nasconde sempre una “stasi” dei liquidi. Gli organi più a rischio sono il cuore, i reni e i polmoni. Ne sa qualcosa il Premio Nobel per la chimica Peter Agre, uno scienziato americano che scoprì il sistema di circolazione chiamato delle “acquaporine”, una sorta di “porte” che consentono il passaggio dell'acqua nel nostro corpo. Esse costituiscono un sistema fisiologico di tipo idraulico e sono localizzate all'interno delle cellule. Potremmo definirle dei microsistemi cellulari di pulizia. Quando questi microsistemi sono intasati è facile che si instauri nell'organismo una condizione di tossiemia, cioè una ritenzione di tossine a livello sistemico che possono depositarsi nei tessuti, nelle articolazioni, nelle mucose, nei muscoli e negli organi. Come le acque stagnanti sono nocive e ricettacolo di microrganismi patogeni, così anche la stasi dell'acqua all'interno del nostro corpo, nel tempo, crea squilibrio e scompensa la nostra omeostasi.
L'acqua svolge moltissime funzioni all'interno dell’organismo: diluisce i minerali; funge da lubrificante, da regolatore della temperatura e da mezzo di trasporto per molte sostanze. E’ un costituente vitale, tant'è che senza acqua si muore nel giro di pochi giorni. In condizioni normali nell'arco di 24 ore perdiamo circa 2,8 litri di acqua, sotto forma di urina, come sudore attraverso la pelle, con l’aria espirata o con le feci espulse.
L'organismo produce acqua attraverso il metabolismo e lo stesso cibo contiene acqua, ma tutto ciò non basta per reintegrarne la perdita giornaliera. Per questo motivo è fondamentale reintegrarla. Generalizzando, la giusta quota potrebbe aggirarsi intorno a 1,5 litri al giorno, l'equivalente di 6 bicchieri colmi. Questa è la raccomandazione minima in condizioni ambientali normali, ma se fa caldo o si sta compiendo una attività fisica, aumentando il sudore, aumenta anche il suo fabbisogno.
Bere acqua facilita il lavoro dei reni: gli organi deputati alla eliminazione della maggior parte delle tossine, sia esogene che endogene. Bevendo la giusta quantità di acqua, si diluisce la concentrazione delle tossine nel sangue e si facilita il compito dei reni. Certo, non bisogna neanche esagerare, perché bere una quantità di liquidi superiore al necessario può avere conseguenze anche molto negative: un eccesso di acqua sottopone i reni a uno sforzo eccessivo e può causare iperidratazione che, portata alle estreme conseguenze, può provocare anche la morte.
Evento sicuramente raro, in quanto la maggior parte delle persone vivono invece in una condizione di moderata disidratazione che può causare confusione mentale, stitichezza, cefalea, letargia e aumento del rischio delle infezioni e delle calcolosi urinarie. Pensate che solo perdendo l'1% dei fluidi la temperatura del corpo aumenta e si hanno difficoltà di concentrazione.
Sempre più, una moderata disidratazione cronica viene collegata a disturbi come le infiammazioni gastriche (le mucose dello stomaco hanno bisogno di acqua per proteggere gli organi dall'acidità dei succhi gastrici) o come i dolori articolari (la funzionalità dei dischi e delle cartilagini che proteggono le articolazioni dipende dal loro contenuto di acqua) o come l’asma e le allergie (il sangue troppo concentrato che arriva ai polmoni aumenta la produzione di istamina). Il meccanismo della sete entra in funzione già quando perdiamo l’1% dei fluidi corporei, ma non sempre esso funziona in modo efficiente. Ci sono persone che addirittura confondono la sensazione di sete con quella della fame.
In questo modo non solo ne andrà a patire il peso corporeo con tutte le conseguenze del caso, ma si potranno raggiungere livelli di disidratazione anche superiore al 3%, condizione che può causare gravi effetti sulle prestazioni fisiche e mentali. Pensate che una perdita del 3% dei liquidi corporei equivale a una perdita del 8% della forza e della tonicità muscolare. Ecco che quindi, dietro a una perdita del tono muscolare potrebbe nascondersi una condizione di disidratazione cronica.
Al contrario, un costante riflesso della sete può essere scatenato, oltre che dalla carenza, anche da altri fattori come i disturbi della glicemia e la carenza di grassi essenziali. I soggetti diabetici o a forte rischio di diabete hanno spesso sete. Il motivo è l'iperglicemia, condizione nella quale l'organismo vuole diluire il glucosio, presente nel sangue, per evitare che la sua concentrazione elevata danneggi le cellule.
È lo stesso motivo per cui le bevande dolci stimolano ulteriormente il desiderio di bere. Ma anche una carenza di acidi grassi essenziali può aumentare lo stimolo della sete in quanto le cellule non sono in grado di mantenere un giusto equilibrio idrico in assenza di questi grassi importantissimi. La mia raccomandazione, quindi, è quella di bere ogni giorno la giusta quantità di acqua, magari aromatizzata con limone, zenzero, menta o infusi alle erbe.
Evitate l'acqua troppo ricca di fosforo che può inibire l'assorbimento del calcio o le bevande gassate e contenenti caffeina che acidificano e stressano il lavoro delle cellule, alterano l'equilibrio glicemico, privano l'organismo di minerali, forniscono calorie vuote, ostacolano una assunzione ottimale di nutrienti. Mentre le bevande alcoliche causano una netta perdita di fluidi.
La migliore acqua è senz'altro l'acqua minerale naturale conservata nelle bottiglie di vetro. Ma ricordatevi che anche attraverso l'alimentazione è possibile supportare l'introito giusto di acqua attraverso la frutta, la verdura, i brodi non salati, i succhi di frutta freschi, i sorbetti e gli infusi.
Allora, per concludere, cominciate a rispettare il vostro corpo offrendogli la giusta quantità e qualità di acqua che gli permette di funzionare al massimo delle sue prestazioni psicofisiche.