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Gallarate | 25 aprile 2022, 16:16

Gallarate: il vero XXV Aprile nella città dei due galli

Cerimonia partecipata: messa al Sacrario dei caduti e corteo per le vie cittadine. Il sindaco, Andrea Cassani, ricorda il rischio di dare per scontati i diritti democratici e cita Indro Montanelli. L’oratrice ufficiale, Ilaria Mascella, si appoggia all’articolo 11 della Costituzione e rivendica la posizione per la pace di Anpi

La cerimonia al monumento ai Caduti

La cerimonia al monumento ai Caduti

Al netto dei messaggi apparsi in città nella notte, il XXV Aprile di Gallarate è stato quello che sarebbe dovuto essere. Un momento che ha visto la compartecipazione prevalere sulle differenze. Differenze presenti, esplicite, ma non tali da offuscare il senso della Liberazione. Esordio affidato alla messa, celebrata da don Riccardo Festa, al “Sacrario dei caduti”, nel cimitero Monumentale, con autorità civili e militari, associazioni, combattentistiche e non,  cittadini, studenti. Poi, corteo con deposizione di corone d’alloro in largo Camussi e in piazza Risorgimento, ai monumenti alla Resistenza e ai Caduti. Nel mezzo, gli interventi di Maia Chirea (studentessa di terza liceo allo Scientifico), del sindaco, Andrea Cassani, e dell’oratore ufficiale, Ilaria Enrica Mascella.

La prima ha ricordato la figura del partigiano Bruno Frittaion, nome di battaglia Attilio, giustiziato l’1 febbraio 1945 ad appena 19 anni. Commovente il suo messaggio d’addio: «Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo non l'idea che c'è in me. Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una causa, per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto nella grande lotta […] Edda il destino ci separa, il destino uccide il nostro amore, quell'amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.  Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti».

Il sindaco ha passato in rassegna le tante componenti, religiose e ideologiche, che parteciparono alla lotta per la Liberazione, prima di ricordare che «…non fu risparmiato nessun contesto, montagna e pianura, realtà urbane e paesi, civili e uomini in armi. Naturalmente non è stata risparmiata Gallarate. La libertà e la democrazia richiedono ancora tutela attenta, senso di responsabilità, rispetto per l’altro, capacità di riconoscere l’interesse collettivo cui devono tendere le singole parti». Poi i riferimenti alle radici della Costituzione e al fatto che «…a volte, reagire e lottare, anche di fronte a sfide enormi, è giusto e doveroso. Penso alle sfide poste dall’Europa». Discorso che, nella visione del primo cittadino, abbraccia scenari ampi, il Mediterraneo e il continente, e il contesto locale, con i profughi, decine, presenti sul territorio di Gallarate. Su tutto «…l’insidia di dare per scontati i diritti democratici». Conclusione affidata alle parole di Indro Montanelli: «Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente». Lieve brusio, al nome del giornalista, ma nessuna contestazione.

Ilaria Enrica Mascella si è mossa fra commemorazione, scenario internazionale e difesa di Anpi, a partire dall’articolo 11 della Costituzione, “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. «Chi ha scritto la Carta costituzionale sapeva fin troppo bene che cosa significasse la guerra civile, i suoi strascichi, da cui ancora questo Paese è lacerato. Noi siamo partigiani. Oggi come ieri, questo significa innanzitutto scegliere da che parte stare, parteggiare. Noi di Anpi, da sempre, parteggiamo per la pace». Condanna per i «… nazionalismi esasperati degli ultimi tempi». All’interventismo di troppi «…continuo a preferire il motto: se vuoi la pace, prepara la pace». Sull’oggi: condanna, da parte di Anpi, dell’invasione russa in Ucraina e riconoscimento al diritto alla resistenza del popolo ucraino. Allo stesso tempo: «Chiediamo inascoltati e ridicolizzati trattative e diplomazia». Ancora: «Rifiutiamo categoricamente la guerra in Ucraina,  come in Siria, Yemen, Palestina, Africa, non solo centrale. Denunciamo i risultati delle guerre in Afghanistan e Iraq».

 

Temi ampiamente discussi e controversi, magari con toni accesi, come minimo da mesi. Di nuovo, ascolto senza contestazioni. Ascolto: l’antidoto all’azione di chi, nell’ombra, banalizza, insulta, fomentqa.

Stefano Tosi

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