C’erano molti passaggi burocratici all’ordine del giorno da trattare in Consiglio comunale, ieri, 11 aprile, a Gallarate. Eppure, dalla forma è emersa anche la sostanza. Fra gli argomenti più dibattuti, la nota questione dell’aumento agli emolumenti di sindaco e assessori. Un aumento che interviene dopo decenni (le cifre corrisposte finora sono state fissate circa 20 anni fa). Ad alimentare la discussione non è stato tanto l’incremento dei compensi in sé e per sé: anche esponenti delle minoranze, per esempio Carmelo Lauricella (Pd) e Cesare Coppe (Città è vita) hanno riconosciuto la necessità di adeguare le corresponsioni alle responsabilità che gli amministratori pubblici sostengono. Oggetto del dibattito è stato soprattutto la tempistica applicata a Gallarate.
«Il Governo, all’unanimità, - ha fatto presente Corrado Canziani, assessore al Bilancio – ha sostanzialmente sancito gli importi delle nuove indennità per gli amministratori comunali. È stata data facoltà agli enti che hanno bilanci in ordine di anticipare all’esercizio 2022 l’importo totale di queste indennità. Questo aumento porta da 335mila euro a 455mila euro (destinati agli amministratori, ndr), tenendo presente che la più parte di questa cifra è coperta da trasferimenti dallo Stato».
Anticipare: questo lo snodo. «Anticipare l’aumento rispetto alla scadenza prevista del 2024 – ha affermato Massimo Gnocchi, Obiettivo comune – è una scelta politica legittima ma inopportuna, con tanta gente e imprese in difficoltà. Un segnale l’Amministrazione lo avrebbe potuto mandare, posto che comunque in un paio d'anni si sarebbe arrivati a regime». Nella sua lettura, rispetto all’aumento immediato, con passaggio in Consiglio comunale, sarebbe stata preferibile la strada di una crescita graduale, prevista dalla legge, in un arco di tempo con “traguardo”, appunto, nel 2024.
«La politica è fatta anche di opportunità – ha detto Cesare Coppe – e in questo momento ritengo inopportuno votare un aumento delle indennità per sindaco e assessori. Così come ritengo inopportuno votare una variazione di bilancio a quattro mesi dall’approvazione del bilancio preventivo». «Non mi sarebbe dispiaciuto vedere un’amministrazione non così pronta, così sollecita nell’adeguarsi a una norma di legge» ha dichiarato anche Carmelo Lauricella, Partito Democratico.
Poi, gli interventi di Marco Colombo (Fdi) e Margherita Silvestrini (Pd). Il primo: «Questa sera dobbiamo fare l’ennesima votazione imposta. In sintesi è come se ci si dicesse (dallo Stato, ndr): tu aumenti le indennità e ti rimborso per il 45 per cento. Poi decidi tu se fare la figura di quello che le vuole subito o di quello che le vuole in due anni. Non è giusto. Ci troviamo a dover assumere delle decisioni imposte dall’alto. Sembra che di punto in bianco la gente si alzi la mattina e si aumenti lo stipendio. Recepiamo una normativa di Stato dalla quale noi consiglieri non traiamo beneficio (si è dibattuto sul fatto che anche i consiglieri comunali vedano aumentati i propri gettoni di presenza, ndr)». Di segno opposto il parere di Margherita Silvestrini, nell’annunciare voto contrario alle variazioni, aumento ai compensi incluso: «Diciamo no per la fretta. La scelta dell’incremento delle indennità non è imposta dall’alto. Farla oggi è una scelta politica che non contestiamo in senso assoluto. La reputiamo non così urgente da farla approdare in Consiglio comunale a quattro mesi dall’approvazione del bilancio».
Esito: voti favorevoli dalla maggioranza, contrari dalle minoranze. “Pacchetto” delle variazioni approvato, aumento delle indennità incluso.