Corsi di italiano per bambini e adulti, vaccinazioni anti-Covid, un centro di aggregazione. A Busto Arsizio inizia la fase due dell’accoglienza dei profughi ucraini fuggiti dalla guerra. Circa centocinquanta le persone “censite” presenti in città, per il 60-70 per cento bambini.
Dopo i bisogni primari, amministrazione e associazioni si stanno occupando di quelli sociali ed educativi.
Puntando innanzitutto sulle lezioni di italiano, per cercare di abbattere al più presto la barriera della lingua.
Scuola e corsi di italiano
L’assessore all’Inclusione sociale Paola Reguzzoni fa il punto della situazione a Casa Don Lolo, la prima struttura che ha ospitato donne e bambini ucraini, a pochi passi dall’oratorio e dalla parrocchia di San Giuseppe guidati da don Giuseppe Tedesco, che si era immediatamente attivato per portare in salvo alcuni profughi.
Affiancata dalle associazioni impegnate nell’accoglienza e dagli ospiti della struttura di viale Stelvio, Reguzzoni spiega che «stanno partendo corsi intensivi di italiano, necessari perché la permanenza di queste persone sia socialmente attiva e per procedere verso l’integrazione».
Le lezioni sono rivolte ad adulti e bambini. Alcuni fra i più piccoli sono già stati ospitati in Italia, pertanto parlano e comprendono la nostra lingua a sufficienza per poter essere inseriti a scuola.
Per molti, invece, si tratta della prima volta e oltre a russo e ucraino masticano solo un po’ di inglese.
Per loro sono previsti dei corsi organizzati dal Passaparola che si terranno il mercoledì e il venerdì. «La richiesta è partita dalle stesse ospiti di Casa Don Lolo», spiega Paola De Bernardi dell’associazione. Già più di una ventina i bambini dai sei anni in su che seguiranno le lezioni all’oratorio San Giuseppe, con momenti di gioco e teatro, curate da Cecilia Andreasi, Erika Parotti, Federica De Bernardi e Giorgia Ferrario, laureate o laureande in russo.
Le lezioni per gli adulti sono invece organizzate dalla San Vincenzo. 35 i partecipanti, di età compresa tra i 16 e i 35 anni. «Un corso di tre ore al giorno si tiene lunedì, martedì e giovedì nella sala Borroni di via Pozzi; l’altro negli stessi giorni all’oratorio di San Luigi – spiega Silvia Marangoni –. Sono tenuti da insegnanti del Cpia con un mediatore culturale. In programma c’è anche un altro corso più “colloquiale”».
L’assessore Reguzzoni anticipa che per i ragazzi più grandi si sta valutando di realizzare un campus, per consentire loro di seguire didattica e programmi nella lingua madre.
Nelle prossime ore, attraverso il sito del Comune di Busto sarà possibile iscriversi e segnalarsi per i corsi di italiano e la scuola.
Gli altri servizi e le associazioni
Un altro aspetto importante è quello sanitario: «I primo arrivati – precisa Reguzzoni – hanno ottenuto la tessera sanitaria provvisoria e hanno effettuato i tamponi grazie all’Istituto San Carlo. La macchina si sta muovendo e confido che nei prossimi dieci giorni tutti ricevano tesserino e vaccinazioni. Nel frattempo c’è la piena collaborazione delle farmacie Agesp per quanto riguarda i medicinali».
L’esponente di giunta si appella ai privati che ospitano i profughi: «È importante che queste persone si registrino presso i Servizi sociali, così da ottenere i servizi scolastici, educativi e psicologici necessari».
Si sta anche individuando un luogo che potrà diventare un centro di aggregazione dove tutti i bambini potranno giocare e fare sport, ma utile anche agli adulti per rompere l’isolamento.
L’amministrazione attende informazioni anche sulla possibilità di prevedere un rimborso per le famiglie che accolgono i profughi e sull’inserimento lavorativo di queste persone.
C’è poi l’intenzione di aprire la colonia dell’Aprica a bambini ed educatrici di un orfanotrofio ucraino con cui l’amministrazione è in contatto. I colloqui sono in corso, «ma non è un’operazione semplice», ammette Reguzzoni.
L’assessore è affiancata da una rete di volontari e associazioni. Oltre all'Aubam del presidente Antonio Tosi e alla parrocchia e comunità di San Giuseppe, c’è la Caritas: Francesco Nicastro, responsabile del decanato di Busto, spiega che, oltre ad aver raccolto una quindicina di disponibilità per l’accoglienza, le parrocchie hanno messo a disposizione alcuni spazi per l’ospitalità in autonomia o si stanno attrezzando per farlo. «Inoltre – aggiunge – il progetto “Caldo è meglio”, con una collaborazione fra Acli, Caritas ed Enaip, offre quindici pasti per chi non può prepararli in autonomia».
Attivi, tra gli altri, anche Masd, rappresentata da Michele Rabiolo, Protezione Civile Augustus e Garibaldi, Passaparola (oltre ai corsi di italiano, «diamo sostegno a chi ospita privatamente i profughi», dice la presidente Paola Surano).
E con l’arrivo della bella stagione l’assessore Reguzzoni lancia l’iniziativa “Una bicicletta per l’Ucraina”: chi vuole donare bici – ovviamente funzionanti e in buono stato – per bambini e adulti, può portarle a Casa Don Lolo in viale Stelvio 8.