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Storie | 19 marzo 2022, 08:10

«In ventiquattro ore siamo diventati mamma, papà, nonna e nonno»

Due coniugi di Castellanza hanno aperto la loro casa a Giulia e Mirko: mamma e figlioletto ucraini ora hanno impiegato una settimana per arrivare da Kiev a Malpensa, con un trolley

Ritrovati: Giulia aveva trascorso qui alcune estati quando aveva 11 anni, ora ha trovato un rifugio con il suo piccolo

Ritrovati: Giulia aveva trascorso qui alcune estati quando aveva 11 anni, ora ha trovato un rifugio con il suo piccolo

«Nel giro di ventiquattro ore ci siamo ritrovati genitori e nonni. La nostra vita è stata rivoluzionata». Ma sono ben felici Ernesto Landini e Milvia Cortiana, 73 anni lui e 72 lei di Castellanza: da un giorno all’altro settimana scorsa la loro famiglia è cresciuta con due ospiti in più: due graditissimi ospiti se si pensa che i due coniugi hanno accolto nella loro casa una trentunenne Giulia Garghacencho con il figlioletto Mirko di tre anni, due profughi scappati con un trolley dall’Ucraina, precisamente da Kiev. Giulia la conoscevano già.

«Per tre anni avevamo ospitato Giulia durante i soggiorni estivi climatici quando aveva 11 anni– racconta Ernesto -  Poi nel 2004 siamo andati noi a Kiev e cinque anni fa ci siamo ritrovati su Facebook. Ora hanno bisogno e noi abbiamo volto aprire le porte di casa nostra». Giulia è una donna bellissima, capelli lunghi lisci biondi con due meravigliosi occhioni azzurri, sembra molto più giovane della sua età. Stessi tratti somatici del figlioletto Mirko, un bel biondino vivacissimo e allegro.

Lui non si rende conto di quello che sta succedendo, Giulia dietro ai suoi occhioni azzurri nasconde tanta tristezza, tanta disperazione. Lei è stata costretta a lasciare il marito a Kiev: lui non può partire, lavorava come autista per un’azienda di ottica, ora trascorre la giornata nello scantinato del suo appartamento che trema giorno e notte, circondato da sirene e quando di recente è andato al supermercato ha trovato sullo scaffale solo uno yogurt. Giulia non riesce a sopportare di vedere le città della sua Ucraina annientate, la sua Kiev martoriata.

«Evitiamo di far vedere il telegiornale e le scene della sua Ucraina distrutta – confessano Ernesto e Milvia – perché lei piange. La commozione è fortissima». Come è fortissima l’emozione che assale i due coniugi quando vedono la bella capitale ucraina da loro visitata anni fa nella morsa dei carri armati russi: «Kiev è una città bellissima – racconta Milvia – Enorme, con monumenti, chiese e monasteri in stile orientale bellissimi, musei, centri commerciali, parchi. Ricordo una statua gigantesca di femmina che campeggia nella piazza centrale. Questo perché l’Ucraina è rappresentata come una femmina, le donne tirano avanti la nazione. E quando vediamo la piazza della città non possiamo fare altro che piangere. Gli abitanti, poi, sono persone molto cordiali, generose, disponibili».

Ora Giulia e Mirko sono al sicuro. Ma lo sono dopo un viaggio che è stato una vera propria odissea. «Siamo partiti con un piccolo trolley giovedì 3 marzo da Kiev su un treno diretto a Leopoli, a 70 km dal confine con la Polonia – racconta Giulia facendosi aiutare da Ernesto: l’italiano lo conosce poco. Con Ernesto e Milvia comunica spesso aiutandosi con il traduttore – Lì siamo rimasti in un ostello per cinque giorni. Poi ci siamo diretti con un autobus a Katowice sotto Czestochowa, abbiamo preso un flexibus che ci ha condotti a Berlino e poi, attraverso l’Austria siamo arrivati dopo una settimana a Malpensa».

Milvia ed Ernesto occupano le giornate impegnando i loro ospiti in attività di svago, con l’obiettivo di distrarre la loro mente. Frequentano i parchi, l’oratorio di Castellanza, vanno a vedere i cavalli, visitano le bellezze della nostra zona. Prima di tutto hanno dovuto sottoporre Giulia e Mirko a un tampone e dichiarare in questura a Varese i due profughi. Tutto in regola, stanno attendendo il permesso di soggiorno di tre mesi. 

Laura Vignati

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