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Cronaca | 09 febbraio 2022, 11:22

Preleva con la carta di credito rubata. 43enne “pizzicata” dalle telecamere

L'occhio elettronico registrò l'operazione avvenuta a Laveno nell'estate 2019, a seguito di un furto nell'abitazione di un anziano. In tribunale la difesa si oppone al decreto di condanna emesso dal Tribunale di Varese: 13 mila euro di pena pecuniaria. La donna si è sempre dichiarata innocente.

Preleva con la carta di credito rubata. 43enne “pizzicata” dalle telecamere

La porta di casa spalancata, una persona che esce di corsa, gira l’angolo e sparisce, tutto in una frazione di secondo. Troppo poco per consentire ad un anziano signore, in quel momento giunto quasi sull’uscio del suo appartamento situato a Laveno, di riconoscere l’estraneo.

E’ quanto lo stesso uomo riferì ai carabinieri, nell’estate del 2019, dopo aver preso visione di alcune fotografie al fine di individuare il malintenzionato. Eppure dalle indagini avviate in seguito alla denuncia di quel fatto, era emerso il nome di una quarantatreenne luinese, nei confronti della quale il tribunale di Varese ha emesso un decreto di condanna alla pena pecuniaria di 13.800 euro per furto in abitazione e indebito utilizzo di carta di credito, accogliendo la richiesta del pubblico ministero.

Per la Procura fu quella donna a intrufolarsi nell’appartamento dell’anziano lavenese e a mettere le mani su un portafogli lasciato in bella vista in soggiorno. All’interno i documenti, un bancomat e un foglietto con annotato il codice pin per i prelievi.

Da uno sportello bancario lavenese partirono il giorno stesso due operazioni, in rapida sequenza, per un totale di circa 500 euro prelevati. Il tutto sotto l’occhio elettronico delle telecamere, che ha poi consentito ai militari dell’Arma di sopperire con le immagini delle registrazioni a ciò che il padrone di casa – e del portafogli – non era stato in grado di ricordare con precisione.

Immagini che portarono uno dei carabinieri occupati con le indagini ad associare la persona ripresa ad un volto già noto: quello della quarantatreenne. Una “somiglianza” che per la difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Andrea Pellicini, non è sufficiente per provarne la colpevolezza, tesi a sostegno della quale si aggiunge anche l’impossibilità allo stato attuale di visionare nuovamente le registrazioni delle telecamere, risultate inutilizzabili.

Da qui la decisione di fare ricorso contro il decreto di condanna. Il ricorso verrà discusso in tribunale durante un’apposita udienza, dove il difensore proverà a far valere le ragioni della sua assistita, la quale rispetto ai fatti che le vengono contestati si è sempre dichiarata innocente, affermando di non essere mai entrata in quell’appartamento.

Gabriele Lavagno da Luinonotizie.it

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