DIRETTA  HOCKEY -  IHL ore 18.30 @ Acinque Ice Arena (Va)

Varese

0-0

Via alle 18.30

 

Caldaro

 / Calcio

Calcio | 06 febbraio 2022, 09:24

Limido, così i sogni di un bambino diventano realtà: «Spiavo gli allenamenti dei grandi dal cancello, poi ci ho giocato assieme. Ragazzi, servono rinunce e tanta grinta»

Dal Bosto al Varese, dall'Avellino alla Juve, così Bruno Limido (oggi nonno, coltivatore e "fuoco" dell'Accademia Varese) esalta i valori di una volta che valgono anche per il calcio di oggi: «Nei bianconeri dell'Avvocato i panni sporchi si lavavano in spogliatoio. I "veci" biancorossi e lo scherzo del pollo spennato. La differenza la fanno le persone vere come Astori e Barluzzi. Ai giovani dico di cercare ciò che hanno dentro e tirarlo fuori»

Limido, così i sogni di un bambino diventano realtà: «Spiavo gli allenamenti dei grandi dal cancello, poi ci ho giocato assieme. Ragazzi, servono rinunce e tanta grinta»

«Facevo il raccattapalle e, nei giorni di allenamento, spiavo dalla fessura del cancello i calciatori della prima squadra del Varese, poi mi sono trovato a giocare e allenarmi con loro...»: tutto iniziò così per Bruno Limido, dal Bosto al Varese e poi anche alla Juve («Lo stile, con Boniperti e Agnelli, significava lavare i panni sporchi in spogliatoio e non uscire mai dal seminato, sia in campo che fuori»). Oggi Bruno, che compirà 61 anni il 7 marzo, fa la "chioccia" all'Accademia Varese voluta da Sogliano («Ragazzi, bisogna essere pronti a fare sacrifici e a tirar fuori la grinta!»), quando non si dedica a fare il nonno o a fare vendemmia in Val d'Orcia.

Bruno Limido inizia a giocare da ragazzino del Bosto, storica fucina di giovani talenti. Scovato da alcuni osservatori del Varese, che intuiscono le sue doti tecniche e caratteriali, inizia la scalata negli allievi biancorossi, poi è una cavalcata: juniores, Primavera e prima squadra, dove esordisce a 17 anni serie B con Eugenio Fascetti. Dopo due campionati in biancorosso, passa in prestino ad Avellino, dove a vent'anni fa il suo esordio in serie A. Nel 1981 ritorna in prestito al Varese, furia tra le "furie biancorosse" di Fascetti, prima di una nuova avventura nel capoluogo irpino. Con i "lupi" disputa due stagioni ad altissimo livello, emergendo tra i migliori talenti della squadra dell’allora presidente Antonio Sibilia. Nel 1984 passa ala Juventus dove ritrova Stefano Tacconi, Beniamino Vignola e Luciano Favero, suoi ex compagni avellinesi. Con i bianconeri del Trap, in un solo anno, vince Supercoppa e Coppa dei Campioni. Nel 1986 raggiunge Bergamo, dove gioca con l’Atalanta, per poi passare a Bologna, Lecce e Cesena. Ritorna nella Città Giardino nel 1989, giocando nella Solbiatese e nel nuovo Varese dove conclude la sua carriera da calciatore nel 1992.

Bruno Limido, dove iniziò questo lungo viaggio?
Quando dal Bosto sono passato in biancorosso, ho toccato il cielo con in dito. Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile con impegno e determinazione: ero il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andarmene. Feci il mio esordio con mister Fascetti in prima squadra, e mi tremano ancora le gambe a pensarci. Ero un ragazzino, in mezzo a tanti calciatori di esperienza.
Facevo il raccattapalle, e nei giorni di allenamento della prima squadra spiavo dalla fessura del cancello De Lorentiis, Giovannelli, Di Giovanni, Manueli, Ramella, Doto... poi mi sono trovato a giocare e allenarmi con loro.
Ventenne sono andato a giocare ad Avellino, appena colpita dal disastroso terremoto dell'80 con migliaia di morti: nella mia esperienza in Irpinia mi sono trovato subito bene. Attorno alla squadra c’era molto calore e lo stadio era sempre pieno. Poi mi ha chiamato la Juventus, ed è stato una anno di stile bianconero. Ho avuto modo di conoscere Boniperti e l’avvocato Agnelli. Avevo 23 anni, ed essere assieme a Scirea, Cabrini, Boniek, Platini, Tardelli era tanta roba. Calcisticamente parlando, nel mio ruolo avevo la concorrenza di un certo Cabrini e di un certo Boniek...

Hai toccato con mano lo stile Juventus?
Il comportamento fuori e dentro il campo faceva parte dell'essenza della società. L’impegno doveva sempre essere massimo, ma sopratutto non c'era spazio per i pettegolezzi. Vigeva la regola che i panni sporchi si lavano negli spogliatoi, e basta. Chi usciva dal seminato, pagava pegno.

Ritorniamo a Varese: qualche ricordo?
Tanti, ma vorrei ricordare due persone che sono recentemente scomparse e che sono state dei miei punti di riferimento. Il massaggiatore Veglio Astori e Mario Barluzzi. Veglio era il mio motivatore, il fratello maggiore che mi dava consigli. A quei tempi il massaggiatore e il magazziniere erano per i giovani punti di riferimento. Mario era la positività in persona. Ricordo le nostre "vasche" in corso Matteotti . Era l'eleganza in persona, sia come presenza che come comportamento. Un vero signore.
Ricordo una scherzo negli spogliatoi da parte dei "veci": era assolutamente vietato usare il lettino dei massaggi, eppure avevo una vescica da curare, e doveva vederla il Veglio. Mentre lo aspettavo, i veci mi misero dell'alcol sulle gambe dando fuoco ai peli: era il celeberrimo scherzo del  "pollo spennato". Potete immaginare l'odore di bruciato quando arrivò il Veglio... e anche le gambe con i peli bruciacchiati.

Lei è amico Riccardo e Sean sogliano?
Certo, c’è un buon legame. Con Ricky ci sentiamo spesso, mentre con Sean collaboro al progetto Accademia Varese. Riccardo è stato un grande direttore sportivo di un tempo, era super importante per la società. Ora i club si sono organizzati diversamente e con i procuratori la realtà è cambiata; la gestione societaria anche.

Come va il progetto Accademia Varese?
Benissimo nonostante il momento difficile legato al Covid. Abbiamo 370 ragazzini, da far crescere sia caratterialmente che calcisticamente. Un ragazzo della categoria juniores è stato richiesto della Triestina, e questo ci riempie di soddisfazione.

Cosa consiglia ad un ragazzo che inizia a giocare a pallone?
Servono impegno e capacità di fare rinunce. L’allenamento è importante come la determinazione di chi vuole arrivare. La voglia deve nascere dentro, bisogna sapersi motivare e anche saper ascoltare i consigli del mister, applicandoli con impegno. Io, finiti gli allenamenti, rimanevo in campo per provare a migliorare sia nel tiro che nei colpi di testa. In poche parole, bisogna tirare fuori la grinta.

Cosa fa oggi Bruno Limido, oltre che seguire l'Accademia Varese?
Faccio il nonno di Alessandra, una bellissima nipotina. Non seguo i campionati di calcio, ma solo le partite della nazionale. Mi diverto ad andare dagli amici toscani in Val d'Orcia per aiutare a produrre vino e olio.

Claudio Ferretti


Vuoi rimanere informato sul Varese e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 347 2523606
- inviare un messaggio con il testo VARESE CALCIO
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
VareseNoi.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP VARESE CALCIO sempre al numero 0039 347 2523606.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore