C'è un ultimo, irresistibile treno che parte la mattina ad Haiti. È quello composto da tanti bambini, diretti verso la "stazione" della scuola materna della missione.
Immagini che ci porge suor Marcella Catozza per trasmettere ciò che possono, ciò che dovrebbero sempre vivere i piccini: serenità, gioia, canti, lezioni. Senza l'incubo della guerra e della violenza.
Quest'ultima, invece, minaccia sempre Haiti e resta l'angoscia quotidiana di prendersi una pallottola come il piccolo Petersen o di veder esplorare ancora di più la spietatezza delle gang.
Quei bimbi che si mettono in fila, cantano e salutano la missionaria bustocca, vengono guidati dagli educatori, restano un segno di speranza. Che tuttavia tocca agli adulti trasformare in realtà.
La coda diligente, il piccolo che si gira per salutare o per essere meglio immortalato nel video, quello che arriva di corsa per ultimo: sono immagini che potrebbero essere dei nostri bambini. E lo sono, perché questi figli di Haiti sono anche di Busto, dell'Italia, del mondo.
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