I soldati dal volto umano caduti il 12 novembre 2003 a Nassiriya nel sud dell'Iraq nella più grave strage che ha coinvolto i nostri militari dalla Seconda guerra mondiale, sono stati ricordati a Varese con una cerimonia "silenziosa" e toccante e omaggiati per sempre dall'inaugurazione del giardino e del monumento a loro dedicato vicino alla palazzina comunale di via Copelli.
Alla presenze delle massime autorità civili e militari, a partire dal prefetto Dario Caputo e dal sindaco Davide Galimberti, ci si è ritrovati questa mattina davanti al monumento realizzato da Alexandra Bacchetta e al cui finanziamento ha contribuito anche la famiglia Belli. «È un'incitazione a donarsi senza remore e senza misure - ha detto Alexandra Bacchetta - noi siamo l'amore: viviamolo in peno come questi uomini hanno saputo fare».
Il presidente dell'Associazione nazionale carabinieri di Varese, Roberto Leonardi, ha poi letto un brano molto toccante di Margherita Caruso, la vedova del brigadiere Giuseppe Coletta, uno dei 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati, 2 civili) uccisi a Nassiriya dopo il "grazie" alle autorità - erano presenti anche il questore vicario Enrico Mazza, il generale Uberto Incisa di Camerana, il comandante provinciale dei carabinieri Gianluca Piasentin, e poi il vice sindaco Ivana Perusin, Andrea Civati, Raffaele Catalano, Luca Marsico - oltre alle associazioni d'arma, alla croce rossa militare e a studenti e insegnanti delle scuole che hanno condiviso in modo molto bello questo momento di memoria.
«Se essere eroe significa andare lontano dal mio Paese, per ridare dignità a un popolo in difficoltà senza acqua, luce e cibo, allora lo sono stato - scrive Margherita Caruso dopo la scomparsa del marito, con le stesse parole che condivideva con lui prima dell'attentato - Se essere eroe significa rinunciare agli affetti, agli amici, alla propria vita per giorni, settimane e mesi, allora lo sono stato. Non mi fa eroe un singolo giorno della mia vita o una bomba che mi ha fatto saltare in aria. L'eroismo, quello vero, sta nel sacrificio, nel come si vive, nel come si agisce, nel come si pensa. Se proprio mi vuoi definire eroe, fatelo per tutta la mia vita vissuta intensamente, senza risparmiarsi mai, con passione, dedizione, forza, coraggio e gratitudine per quello che mi è stato donato. Siamo eroi di quelli che incontri per strada, a cui hai stretto la mano e che ti hanno donato un sorriso».


































